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1 ottobre 2008

Il caffè che se ne esce dalla moka

La sera che non era nera la sveglia che non poteva essere vera
la voglia golosa di luna troppo indisciplinata , troppo vivace , da cavalcare con la sella.
Assenti all’appello stavolta sono i buchi neri.
Quante stelle entrano nel tuo microcosmo? Come le parcheggi?
L’onore dell’odore del caffè che se ne esce dalla moka sembra fatto apposta per me, come un cucchiaino nel cuore che gira per mescolarne il sapore, che poi esce sempre qualcosa che forse fa un po’ male che poi finisce col traboccare.
Per me che bevo dalla sua parte sinistra.
Ci fosse un modo mi dici, proseguiresti a corsa ma senza fretta che tanto davanti hai tutta la vita da correre.
Ti strappo e se inizio a ricucire perdi i sensi.
E li cadi?
Quando la cenere quando venere, quando il quanto ti appaga realmente.
Quella via dove volavano i cigni sembra ancora libera, dove il cotone si posa innocente sulla brace viva

Se stringo al collo senti il dolore che cola nei polmoni

Ecco adesso puoi respirare
Ecco adesso sembri, sei, vivo.

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