ATTENZIONE QUESTO BLOG HA CONTRATTO LA MENINGITE...

SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..


22 dicembre 2008

Dimensione #22

erano meno di due ma lui ne contava tre, nelle passeggiate nelle note basse della notte, nello sferrare con le scarpe colpi mortali alle ultime foglie, cadute a novembre, ricordo dell'autunno presagio dell'inverno, le ultime foglie pensava, le ultime a morire le ultime a trascendere.
la città nuova lo affascinava tanto quanto lo impauriva, quel continuo illuminarsi di luci troppo belle e troppo elettriche, di luci dalle unghie con lo smalto nero così vive ma paradossalmente legate alla vita da cavi ventennali vecchi e stanchi.
Quella sera non c'era alcun rumore particolare che si staccava dal lieve mormorio del silenzio che emette una musa che dorme, nessuno aveva avuto voglia di uscire, nessuno aveva avuto fame
E i fiumi dell'intelletto correvano così forte, straripavano per poi arrivare alla foce a delta l'inizio del costruire a contrasto col l'inizio del inizio dell'incosciente il mare.

L'uragano di miele agitato e confuso ma anche calmo e composto sicuramente sconfinato.
Il paesaggio riempiva il quadro vuoto, la cornice era celeste il muro bianco.
Prima dell'incotro lei aveva braccie magre e maledette le stesse che avevano inchiodato tutti quei cardi alle pareti nella speranza di certezze.
Le stesse di cui si macchiò la madre le stesse per cui veniva accusata dei danni negli anni in cui si nuota a largo dove i piedi non toccano, dove per non affogare conviene fare il morto.
Ripeteva che quest'anno il freddo era così forte che avrebbe ucciso anche l'inverno.
Così diceva e così si ribellava a suo modo incrociando le labbra con lui, così rotte e così secche che il bacio apri la pelle
Ed erano meno di due ma entrambi ne contavano tre.
Poi l'occhio si apre e il sonno muore in un caldo abbraccio.

10 dicembre 2008

Virus di strada

a retromarcia e poi di nuovo a marcia avanti ma a cento all'ora, passo sui pensieri, saturi, lividi, esclusivi e loro tornano di nuovo lisci.
Ossigeno o azoto che importa penso, la necessità ha la faccia di una certezza stavolta, non inniettare materiale solido.
Lo sconcerto.
Una camera d'aria esplode quando viene immessa più aria di quanto ne possa sopportare una mente no, inversamente implode e diventa più piccola.
Nel quinto giorno dopo il crollo l'universo ha buchi neri trascurati narici ovattate dalla cocaina inspirata per cautela, per fare dei polmoni due sacche d'oro contro la recessione dell'umore.
Non è un fatto economico ma la fame colpisce i più bisognosi soprattuto alle caviglie.
Siamo in crisi le radiografie parlano chiaro, il giorno più lucido ha lo sfondo intonato con l'asfalto consumato da via vai interminabili, di riflessi persone strutture portanti e animali rari.
Gli stessi che giocano con i tuoi sogni gli stessi che giocano nei tuoi sogni pieni di sedie, atmosfere di una francia antica, di una francia lontana e di candele.
I fili mistici collegati dal verde che diventa petrolio che diventa militare, fili elettrici corde meccaniche nodi resistenti ognuno ha nel proprio tesoro una coscienza latente.
E girano le lancette e girano e ti mangiano il presente.

7 dicembre 2008

''Le ferrovie sarebbero fallite''

Una sigaretta presa in prestito e fumata a metà poi lentamente lasciata cadere in terra e premuta con forza, distrugge per un attimo nella mia testa il pensiero di essere io la sigaretta e la forza esterna il fumatore, mentre poi parlo con te e ti dico che ''io ho le mie favole e tu una storia tua''.
Poi osservo, il sesto senso è estraneo alla conoscenza e alla mia personalità, la progressione emotiva sui binari che non esistono verso il luogo più ambito, siamo nel tempo degli imperi caduti, siamo nel tempo preso a prestito dalla storia che più ci piace, siamo nel tempo perso, ritrovato e poi perso di nuovo, siamo carne e sogni, siamo vuoto e paura, siamo obbligati dalla vita, siamo gli obblighi che ha la vita.
Qui il freddo congela i campi e le case hanno le facciate tutte uguali quasi tutte del solito colore giallo, la musica spinge e io premo su di lei, speranza oltre quella porta, ''le ferrovie sarebbero fallite'' da urlare contro il nostro niente, che esterno invade l'interno e viceversa.

Storia #77

Versione numero quindinci asfaltare i ribelli sulla strada che porta al verde del seme nella neve, trascorsi indecenti, le puttane di praga si spogliano al passaggio del popolo deportato dalla città natale, le mille facce nelle fratture di un cubo, energia quella scava nel profondo quella che rompe il sereno e poi quel velo sempre più pesante e sempre più comodo, quello che da scudo diventa spada. Batte il cuore di piombo infiamma gli orecchi batte come battono i martelli sulle teste di chi muore, nessuno osava voltarsi ad ammirare quel tipo di rinascita, nascosti e sempre più volgari gli occhi di un giuda sempre più risorto e sempre meno solo.
I sorrisi goffi e fiammanti, il cibo come sigillo per gli stomaci in deficit di anfetamine strutturali, le luci si spegnevano al comando di generale poi di colpo si illuminava tutto di nuovo e non cambiava niente solo più fumo nell'aria.
La verità nei polpastrelli tagliati dal freddo e dalle corde, rivoluzione all'aborto rivoluzione non partorita, strade case palazzi cieli abiti e occhi sempre più freddi e pur fingevano di volersi bene
ancora nel legno scrivevano il nome ancora nelle unghie conservavano l'odore, e col suo sangue si lavavano le vene.
Per aromatizzare l'acqua.
Quanto dolore sospeso, quanto dolore inesploso.
Mentre scorre, scorre e brucia, nessuno.
Mentre vivere nel timore sembrava un opportunità, e non si trattava di paura e non si trattava di pietà ma di qualcosa di nuovo.
E loro bestie selvagge si divertivano a sbranare membra sociali ed io gemevo col loro
E io mi intossicavo con loro fino al colasso.
Fino agli occhi blu socchiusi e lontani dal mondo.
Dalla mia parte, disordinato dietro la linea ho pianto fino al risveglio.

4 dicembre 2008

Molecola

timido sole
sprazzi di frastuono
figli del rumore

in origine
all'origine
la vertigine nasce spontanea
tra le fasce di cotone
cullata da chi la ama

cielo indipendente
esterno alla nuvola di fosforo

cielo interno collegamento
esponenziale al crollo

come le torri gemelle
come se fossero sorelle
la notte e la luna

di un timido sole
da cui fioriesce calore
da cui al tramonto
si incendia il colore
e sbiadisce l'amore

1 dicembre 2008

Morirò si ma non di sete

Mille considerazioni e sono poco confuso e ancora mille dita a cui prendere le impronte, mentre scende la pioggia, mentre la pioggia si rompe quando si appoggia sui muri sulle strade su tutto l'ambiente circostante e poi diventa parte della terra.
Come se un liquido si fondesse col solido e formasse l'instabile.
Appariscente quindi come il reale certamente vero se non si vede, e so che si può capire solamente dal colore delle mani.
Perciò la mia acqua è come lei, timida e fragile, violenta e crudele.
Mille considerazioni mille punti di sospensione e ancora mille giovani speranze a cui sorridere e tendere la mano le stesse che uniscono gli occhi di chi parte con gli occhi di chi arriva, e corpo elettrico che asciuga in ogni sua forma il freddo che vive mostra la sua forza d'inverno una melodia da far venire i brividi sulla pelle di chi ama troppo amare da non poter rinunuciare al calore.
Mentre parole troppo simili a monete alzano la polvere e non illuminano il bianco e il nero destinati a sciogliersi in un bagno di caffè deliziato dal cristallo se non ricordo male è stato bello fare l'amore prima di lavorare.

22 novembre 2008

''Un incontentabile tristezza''

i vortici che girano in senso contrario che non inghiottono ma che spazzano via tutto dal loro centro, i concentrati dei deserti, dove il sole si specchia e vede sabbia, infinita estensione millesimale, cento giorni ripuliti dalla lavatrice, contaminati dal detersivo.
Il razionale che ti morde le caviglie, l'alta tensione e il nucleare in un gomitolo nero con cui un gatto gioca, ''donami una vacanza di pietra'' donami un vacanza di pietà ''senza memoria concreta''.
la rabbia che ti ho acceso, la violenza che ti ha devastata invasa rapita ferita.
il problema era il freddo d'inverno quello che fuori brucia tutto.
il problema era il calore all'interno quello prodotto da un carburante sempre più costoso.
insegnami a parlare ora che non sono muto ma ho l'udito ferito, la brillantezza di una '' pelle splendida '' rovinata da troppi nei e l'amarezza che cade come pioggia sulle mie città.
non ci si perde in un labirinto da preda senza cacciatore si diventa il minitauro senza preda, la cosa più preziosa e più grottesca è vedere il re mentre piange i suoi sudditi prima di ucciderli tutti.

16 novembre 2008

''Prigioniero del mondo''

''avere nel cuore un voglia d'amare avere nella gola una voglia di gridare e chiudersi dentro prigioniero di un mondo che ti lascia soltanto sognare solo sognare''

non capisci ma non importa
le tue sensazioni muovono la mia rabbia
ma non importa

la mia verità parla col vino

sai un cosa al margine ti fermi se non hai coraggio
al margine muori se non hai coraggio
il coraggio ti uccide se oltrepassi il margine

il mio giorno ha la mano sinistra spalancata e quella destra raccolta in un pugno

lo stomaco ubriaco di ieri
il cuore divorato dalla mancanza d'assoluto
le fiabe di un per sempre marcito

io in fottuto modo che non so morirò e risorgerò per sempre

15 novembre 2008

Follia indigesta

le origini insane e i vibratori pallidi di cui ti lamenti sono parte integrante della pelle che indossi

dicono che il freddo quest'anno arriverà presto
tu pensi sia già venuto
si gia entrato dentro

vedi la neve
vedi il ghiaccio
vedi il vento

in quel sonno profondo per sfiorare quel sogno che poi ti sveglia

nella notte in uno sconosciuto disperato nel tuo inferno rosa
tutto quello che ho visto sono i miei occhi spezzati

continua a godere dei tuoi paesaggi che io premo a meno cinque le unghie sulla carne

pensi sia morte?
pensi sia vita?

13 novembre 2008

Gli anelli di mia madre

madre verità perocorri il filo del midollo di tuo figlio
addolcisci la sua amarezza
madre verità fai della pietà un caldo abbraccio
annienta il nulla e partorisci l'ingnoto come speranza

tutte le lacrime sono raccolte in grandi catinelle dai mille demoni che spuntano come spunta timido il sole alla fine delle lunghe notti alle porte dell'inverno.
per i mille volti di un paese straniero sopra il suolo che ti ha sorretto da anni per i mille volti di un dio inversamente proporzionale alla fede
la fuga si paga con le stigmate sulle strade da percorre
stigmate che ti inghiottono prima di cicatrizzarsi

madre verità per tutto questo perdona tuo figlio

12 novembre 2008

Ossigeno blu

e non c'è fretta tanto lo spazio poi te lo rubano a tempo
vicino al limite appena in tempo prima di vedere

che è fango
che comunque è necessario
calpestare le mani più bianche
di chi ha qualcosa da offrire

il freddo è pericoloso ma è fatto per inventare
per scoprire come creare calore
non per ricevere ne per donare

anche la neve è in punto di morte
e furba si fa acqua che viaggia nel cielo
prima di scrosciarti nuovamente addosso

l'arte si sfalda al contatto con le carte
ma l'essere parte di un gioco in fondo è una necessità

e spingere nel grigio l'apnea
spingerla al contrario per farla cadere sui reni

se sono infesto nei miei polmoni
è per l'ossigeno blu respirato

quello che ho espirato
dentro
ha lasciato solo catrame

Strade sommerse

pioggia di per se oscena
che bagna l'età della pietra
nell'era della consapevolezza
si fa bordeaux la pietà

petali impolverati nati dal legno
e poi dati in pegno all'estetica che deforma
la sostanza e la fa forma

gli urli delle conchiglie
mute al nostro orecchio
per far spogliare i pensieri di ieri
aprono strade sommerse

gli occhi blu della notte
si confondo col suo bel volto
e vedono solo che il sole è di piombo
che ravviva solo distanze

dalla terra al mare
dal digiuono alla fame
dal malessere in essere
all'avere dal male

8 novembre 2008

''Una questione privata''

un finestrino ha sicuramente più occhi di quanti ne ho io e la fuori sembra che tutto corra veloce, il tempo per un attimo sembra non avere più valore e io galleggio con un traccia di eyeliner sul cuore nello stagno che inconsciamente mi sono disegnato, mentre tu da piccola ti fai pian piano grande e mordi il mio silenzio che è troppo duro che è troppo rigido
correre nelle terre bruciate respirare fumose distanze
in quelle stanze disperate quelle stanze gonfie di lacrime e sangue.
tutto quello che ti preme è verità
tutto quello che uccidi è verità
l'età che disprezzi e che frusti con la seta è verita
la mia dea satura si tinge le labbra con una rabbia zoppicante e confusa
memoria distruggiti o conservati che non fa differenza
le mani consolanti sono il miglior legno destinato a bruciare

4 novembre 2008

''Il quinto malumore''

Se sono in ritardo se non arrivo io, spingi fino ad affolare le vene
ti trovano bene al centro dell'anima al neon che stai scoprendo piano
como interrompi il muro?
sorrido sai di fronte alla pura verità
così pura e così tenera da sembrar vergine
non così elastica come le linee che disegnavi sulla cera calda

e sono io che al livido freno
e sono io che al livido fremo

Eleonora questo mare ha solo il peso di una goccia
in cui affondare innocenti per affogare

ti sposti a ovest commuovendo il nord
con quella forza che ha solo una grande stella
La stella sola che non ho visto mai

''MA CHE VITA MI DAI MARILENA
MODELLATA A TUO MODO DA INGRATA
E CHE PENA MI FAI PER FORTUNA CHE
FORSE NON SEI MAI ESISTITA''

''MARILENA MAI ESISTITA''

1 novembre 2008

''Poi muio anch'io entrando in te''

Quattro passi al buio quattro nel silenzio tre nel rumore appena due nel volgare, ''tav.olo sorreggi la mia pena'' altrimenti cadrò con lei, vino anestetizzami culla la mia stanchezza addormentami.
loro non sono come me e neanch'io sono come la porcellana.
E' come se ad un tratto il deserto fosse pieno di ombrelloni le pozzanghere fossero divenute posti di villeggiatura, le aggressioni del turismo si siano fatte più forti siano diventate cemento, e quando poi me ne sono accorto e nato un terremoto
Mi chiedo ancora cosa ci fanno li.
Cosa sanno
Libri inclinati e un piccolo salotto di vetro si fa presto a rovinare tutto con la polvere che si alza ad ogni piccolo movimento, l'intimità non si fa toccare dalla mie mani più fredde.
Se ribaltassi ancora al contrario avrei ferite enormi da disinfettare col sangue di dio ed io uccido solo per me.

28 ottobre 2008

''Forse un giono potrò ritornare sui miei passi sbagliati''

In fondo non tutto l'oro porta povertà, in fondo poi l'emozione nasce e si sviluppa e se non sfonda lo farà.
Come andare a lezione, imparare a toccare ad accarezzare il mio splendido amore.
Ricordo che era così semplice e normale seduto intorno ai suoi anni.
Ed è meraviglioso come guardare chi non ha niente da nascondere e non riuscire comunque a vedere a vedere bene, il tutto.
Non è estraneità è solo una sporgenza sul silenzio, è un prato verde su cui correre a piedi nudi su cui correre di gioia.
''Bello come nell'attimo in cui l'ago punge la vena impaziente'' un tossico in fondo non può chiedere niente di più che nuotare nel suo fiume dallo stagno fino al mare.
Tanta sensibilità sul viso, scoperta nelle lacrime tue che si baciavano con quelle di tua madre.
Non c'è niente da curare
Non dev'essere sciupato niente con intenzione
Vivere non sta nei chilometri percorsi ma nell'atto supremo del passo

25 ottobre 2008

Pensiero virus #1

Senza connessione ad internet e con i cecchini che mi sparavano la notte mentre dormo, il giorno mentre dormo nell'istante in cui cerco d'inventarmi un mattino.
Sai che i giubbotti antiproiettili sono solo una scusa per arrendersi.

rivoluzione ha due facce bisogna combattere contro chi la vuol soffacare bisogna combattere contro chi la fomenta per il suo toranconto.

se si muore solo una volta se si muore per sempre a vent'anni, c'è ancora sangue da donare sangue che risale veloce le vene

perennemente tra sonno e sogno

Esistono mondi altri mondi e non ''ci sono molto modi''.

5 ottobre 2008

''Come dire a un Cristo sanguina meno''

Attende mentre scende
nella valle dove cade
Attende con dieci bambine rosa
che si truccano col viola

c'era la cera poi vino d'instinto
prodotto dalle larve che ti allattavano
come si cura la vita?
quanto si cura la vita?
tanto quanto è sicura

sanguina meno dice quello che poi ti uccide
sanguina meno dice quello che poi usa fare
così male alla gente cambiando le scadenze

mentre di trucco si dilatano le certezze
come porte sulla morte
la convenienza che si posa morbida come una piuma
su spalle nude
ti schiaccerà come piombo
mai di colpo ma di strisciante percorso così lento
da lasciare morbidezza sulla schiena

certamente non è facile ma di certo non è difficile
come un vulcano spento dal suo stesso lamento
vivere senza magma in dipendenza dal fumo

al veleno di ragno ti pregano di offrir le dita
come si può
abbondanarsi tra le lenzuola della vita

1 ottobre 2008

Il caffè che se ne esce dalla moka

La sera che non era nera la sveglia che non poteva essere vera
la voglia golosa di luna troppo indisciplinata , troppo vivace , da cavalcare con la sella.
Assenti all’appello stavolta sono i buchi neri.
Quante stelle entrano nel tuo microcosmo? Come le parcheggi?
L’onore dell’odore del caffè che se ne esce dalla moka sembra fatto apposta per me, come un cucchiaino nel cuore che gira per mescolarne il sapore, che poi esce sempre qualcosa che forse fa un po’ male che poi finisce col traboccare.
Per me che bevo dalla sua parte sinistra.
Ci fosse un modo mi dici, proseguiresti a corsa ma senza fretta che tanto davanti hai tutta la vita da correre.
Ti strappo e se inizio a ricucire perdi i sensi.
E li cadi?
Quando la cenere quando venere, quando il quanto ti appaga realmente.
Quella via dove volavano i cigni sembra ancora libera, dove il cotone si posa innocente sulla brace viva

Se stringo al collo senti il dolore che cola nei polmoni

Ecco adesso puoi respirare
Ecco adesso sembri, sei, vivo.

30 settembre 2008

''L'erba ti fa male se la fumi senza stile''

Riflessi di vetri che si spogliano su vetri che non sembrano neanche tali. Il giorno è sicuro la notte ha paura e il giorno si ciba ma di notte si gioca.
Comincia lento e l'asfalto scivolava via veloce sotto le gomme, sempre troppe sigarette e sogni mischiati a stranezze da masticare che nuociono gravamente alla gola.
Le provette per i test alle urine apparentemente pulito agli occhi di chi è cieco agli occhi di chi è bendato.
Ci siamo, fatti, in tre, fatti, in una, ci siamo fatti.
E più chilometri macinavo più i miei occhi diventavano rossi e tu non resistevi al gioco di sguardi. E non resistevo neanch'io.
L'alta marea non si vedeva dall'autustrada e nelle tappe di montagna scoprivi quanta dolcezza sono in grando di dare.
Dolcezza color ibis, accogliente, confortevole con le chiavi a tessera magnetica.
Dolcezza che poi sfociava nel sale del seme poi nell'acqua poi nel calore riprodotto in termini elettrici.
Per abbattere quel freddo non facevamo altro che nutrirci, e birra e la sua schiuma sui nostri pensieri e la mia sulla tua schiena fuori e dentro non stando mai fermi fino alla circuito programmato dalla giostra.
Mentre rincorrevi una biro su uno foglio a quadretti dove le dimensioni degli stessi le decideva il tempo.
Scrivevi di rosso e a vedere c'ero solo io che evidenziavo e spingevo i capelli oltre il muro.
Ancora tre passi nel timore, l'eccitazione disegna altalene danzanti, mi tolgo il cappello poi vengo, tu vuoi tu vedi e ce ne andiamo.
Mano nella mano lacrima nella lacrima.
E pensa sarebbe fantastico se a natale sarà pura.
Ci siamo tolti dal cerchio e l'abbiamo fatto quasi come se fosse una formalità, quasi con una semplice mossa di strappo.
Felicitazioni complimenti congratulazioni devozioni emancipazione dallo spazio circostante ''al cubo come va ti suona bene ti suona regolare'', ''ti senti bene ti senti più speciale''.
Ed io ed io...sono un pò mio, solo un pò mio. Dna di slancio anti-gravitazionale ossessione concentrica nel degenerare.
Spingere i capelli oltre il muro spingere il muro oltre...per spuntare in territori nuovi.

16 settembre 2008

Settembre

Settembre particolarità a spasso per il mondo
e stanze piene di fumo
la domanda più semplice è li che cade
nella difficoltà della risposta

nascoste le ali commuoversi
il potere della gravità
lo sforzo del salto
sfocia in una certezza
l'atterraggio

Non sai quello che sei ma sai quello che hai
non sai cosa provi a colpire ma sai che ti colpisce
E fa male non sapere cosa fare
quando hai provato a dare tutto al mare
e lui se non ti inghiotte ti spinge a riva

d'emozioni non si muore
di precauzioni si
di cauzioni forse

mi spoglio di seta
mi vesto di sete

9 settembre 2008

Che a limite ci fai una piega che al limite ti fai una sega mentre ti spezzi

C'erano veramente tutti, sembrava una danza ed io sono diventato veramente molto abile nel mascherare l'umore col rumore. Una danza che ti racconto, un'avanzata in territorio russo in pieno inverno mentre le giustificazioni venivano costruite come case, come città, poi tacitamente distrutte dalle armi atomiche.

Hai voglia di distruggere Hiroshima e Nagasaki?

Hai voglia di vedere ancora uomini donne e bambini morire?

Si, che ho fame ma lo stomaco funziona male

Dopo il viaggio nel tuo dolore, nel tuo terrore.

Odori di quel calore che solo un settembre che si fotte ti può dare.

Hai puara che non si frantumi mai che si calcifichi e ti renda immobile e ti renda parassita di te stessa.

C'erano veramente tutti ti raccontovo, e io scolpivo i loro lineamenti nel mio deserto e aspettavo il vento.

Non è certo una novità ma forse è la fascinazione più grande, l'eroina è splendida all'inizio poi dopo ti fai solo per essere normale.

Inquadravo i tuoi gemiti poi arrivavo a farti male.

Curioso come cibarsi di dolore curioso come il bianco che si sporca se usi un pò di colore.

E non mi importa di chi non riesce a capire volevo solo venire vivere e morire e poi venire ancora.

Nel perdere i sensi nel perdere la memoria nel disagio ingombrante volano i miei colibrì dal becco d'oro volano i miei pensieri volano i miei orgasmi e non studio più sui libri ma scrvo quaderni e prego un cristo che bestemmia e che vendemmia il suo sangue finchè non sia vino.
Atti profani un dio che bacia, atti degli apostoli morti.


3 settembre 2008

''Polly''

la sete catturata con una rete
catturata in apnea sott'acqua

si divincola prima di morire soffocata
prima di finire in mani straniere
essere surgelata e poi confezionata

c'erano quaranta miglia
tra me e loro

la distanza adatta alla guerra fredda

quaranta gradini di scale mobili
nel sapore della somma e della sottrazione

la violenza che usano su di me ha occhi porpora
e artigli che dal verde sfiorano il nero

la violenza che usano su di me
ha una maschera dai tratti legali
ha sembianze e consuetudini sociali

ritmi razionali ma incalcolabili
autogestiti dalla mia capacità
nell'inciampare

al nono mese di gravidanza il disagio
era sempre un feto
era ancora saldo nel grembo

nei sospiri che rompono il limite
trovo ancora una possibilità di fuga
calda come cavità di donna
calda a causa dell'effetto serra

30 agosto 2008

''Qualcosa di amaro da spingere giù in fondo''

they were about ten colours
they have about ten colours
I don't care

la novità delle nuove lattine
delle ventotto lattine per cartone

e quanti anni avrai adesso?
le ferie a settembre
le feste a carnevale
dove in ogni scherzo troverò la neve da spalmare

comprare e venedere
portare il mare a puttane

about ten colours
about ten colours

three near the hope
seven near the dope

vengo su di me vengo su tutti voi

la perfezione ha limiti incalcolabili
e mura possenti
chi rotola non si ferma
chi rotola in realtà è una scheggia


in aggiunta all'ordine inserirei anche del surgelato
quello che costa poco perchè quello migliore l'ho già comprato

un piede a terra la morale del generale sottoterra
adesso dormo un pò poi vado a rovinarmi in una grotta

28 agosto 2008

Parole di carta vetrata

Ti parlo dei crolli orizzontali delle vertigini delle saracinesche io che non le so aprire bene io che posso romperle.
Quando ho capito che sto tradendo tutti i miei fratelli quando ho capito che gli insetti ci pungono le gambe ma che siamo noi a grattarci a spellarci fino al sangue
Cosa fare come fare per combattere la vitalità della morte.

Non mi rassegno ma non trovo macchine da guerra.
Quasi mi divertivo a contare le vertebre della gigantesca spina dorsale chiedendomi quanto mi
resta e quanto fosse malleabile.
Sparo contro lo specchio del mio spettro sparo a salve io che non so più farmi così male da vomitare io che non sento io che non so chiedere aiuto io che non sento.
E al posto dei piedi avevo due pietre immerse nell'argilla.
Volare sottoterra e rispondere al telefono. Gelido e meccanico come il mio indice quando compongo i numeri.
Mentre le ginocchia non funzionano bene e faticano.
Le vene dove scorre l’olio da motore.
La fortuna oscura e l’infinito sottovuoto.
Non ho tempo non ho più tempo da passare per osservare le celle, e me ne sto al caldo con l’aria condizionata accesa e la porta aperta voltandomi spesso per paura di essere scoperto mentre non sono capace.
Strisce per dividere e rallegrare la carta di fango dove scrivo.
Vorrei vivere e non ho scelto di scegliere ma ho scelto.
La pena del tormento di non avere fermento, il non crescere più, l’invecchiare a livello interiore, mentre rimbalzo in una bottiglia di vetro con il vuoto a perdere se stessa.
Ci sono solo dei grossi monitor da riempire. La vita che scorre la vita che va avanti col sapore di una verità ferita e vorrei fare un reso fornitore della morte
Mentre compro roba inutile serenamente.
Sapresti vivere con la certezza del limite?
Dormire poco e sorridere a vuoto.
Conoscere le rimanenze senza truccarle.
Ordinare roba inutile.
Sfonda la crosta terrestre con le mani scava la buca al reale ucciditi. Dovrei strapparmi il potassio dagli occhi.

C'era un incendio nel mio abitacolo mentre pioveva fumo, giuro che ho camminato per quindici centimetri sul filo d'argento prima di viaggiare su una strada statale.
Su una strada asfaltata.
E mi mancano sempre gli accendini per accendermi tra le sempre più numerose sigarette quella giusta, quella di una pseudo svolta verso tutto quello che non ha peso verso tutto quello che ha consistenza.
Mi chiedo il perchè me lo chiedo a martello, ma nell'ingrassare si annebbia anche la fame.
C'erano proprio tutti, mi sussuravano all'orecchio che si arriva ad un punto mobile ad un punto plasmato dal fulminarsi e dal ricambio delle lampadine
Mi sussuravano che a forza di scavare prima o poi si sotterra anche il mare.
Non esisteva un tempo definito se non quello prestabilito dall’orario di lavoro e mi passavano i fornitori al mio interno.
Mi trapassavano.
Avevo dieci anni e non vedevo l’ora di mettere i piedi sulla sabbia di correre a piedi nudi evitando le ombre e sentire il calore sentire il bruciore quel che resta è la superficialità dellìacqua.

Ruvida come ruvido come un pieno di gasolio.

23 agosto 2008

''Guida tu''

Una chiave di violino nel donare il sangue, ‘’così che non sono libera’’, essere spalle al muro abbattuto e ricostruito in un millenovecentonovantuno disperso in qualche calendario riciclato.
Sto pensando a quello che hai letto sto pensando al letto e alla dolce perfidia nel farmi pesare nel farmi pensare nel farmi alleggerire, dirigere le direzioni, è una sensazione strana due fasi a tema come i temi, confusione, generazioni, figli nati dall’imbarazzo e dalla paura che poi si convogliano nella libertà e nella condivisione, la candela rossa con il colore di una candela autolesionista ma la fiamma ha un arcobaleno dentro.
Perché l’arcobaleno va e viene senza essere controllato mentre la candela è luce di convenienza
Convivenza disinteressata.
Ti sta prendendo il sonno?
Ti massacra il sonno e io sono forte
‘’Padrone dove sei padrone vieni a prendermi padrone vieni a prendermi padrone vieni a prendermi c’è un incendio nei bar’’
Era un piccolo posto in un posto ancor più piccolo eppure si riforniva da un grande magazzino.
Mentre scrivi anche te che non hai sonno e stai meglio ingestibilmente parlando
Che sarà merito del gelato
Che sarà merito del vomito
E chissà se domani mangerò.
Per assorbire il fritto, per far scivolare la cera che poi si posa che poi si secca
Era una riflessione sulle mani sul porto sul parto e sull’ aborto.
Le tue cellule staminali condannate all’ergastolo.
La clonazione degli stati d’animo
La dolcezza dell’amarezza.
Quello che sono quello che non sarò quello che sarò quello che non sono
Non c’è male ma esiste.
Cosa c’è oltre il sonno la morte?
Sento calore e poi l’odore dei giardini quando smette di piovere
Cosa percepisci se non respiri?
L’apnea è fresca quasi pungente quasi piango ma sto bene.

‘’dove siete andati tutti’’ a ‘’riprendere berlino’’.

Nello spegnere la luce con le sigarette nel generarla accendendole e aspirandole
Confronti, prima, ieri, sera, è un paradiso.

22 agosto 2008

''Meno fredde che fuori''

dopo l'appannamento dopo il niente ''quattro mura intorno oggi è un giorno balordo la mattina è una spina nel fianco'' ed io dopo un po' ritrovo il bianco.
e ti lasci andare, e bestemmiare col telefono, e bestemmiare al telefono.
litigare con i fornitori diocane che non mi mandi la roba di cui ho bisogno che non so cosa ordinare senza mettermici di impegno travare i vuoti e andarli a cercare.
farci gli incidenti contro. farci i frontali

all'unisono s'alza il suono delle luci che bruciano gli insetti
lo giuro
lo giuro
''devono esistere case case e alberghi lontani devono esserci stanze che siano fredde meno fredde che fuori''.

''giuro che ho visto luci grandi come mai prima e poi lungo le strade che sono bianche come le linee di un foglio''

poi infilo le dita nella presa della corrente e vado a fulminarmi nel nome del padre nel nome del figlio nel nome dell'emoraggia che mi esplode nel ventre.
poi mi sposai col niente e battezzai la carne.

19 agosto 2008

Carta

Sarà che oggi non ho colonna vertebrale
smantellata dalla lotta tra il mito il sogno
il reale l'organo cardiaco e quello celebrale

aggrappato ad un senso cieco
aggrappato al seno della vergine
dove succhio veleno

chi di voi conduce a me
chi di noi è gravità

mentre seziono i miei tessuti
l'invisibile li ricuce
poi li riduce
a carta stracciata

a carta macchiata da inchiostro di penna e di stampante
inevitabilmente cestinata

come tutto ciò che sfugge ai controlli
come tutto ciò che è irregolare

la verità non è riciclare
mi consuma come carta in un incedio
dammi la forza te ne prego





18 agosto 2008

Forse è colpa dei treni che forano

Poi le pianure si fecero buie e non si illuminò nient'altro, ricordo che c'erano tre bambine che danzavano, avevano tutte le mani nell'acido, dita di cristallo, unghie di legno e nel volto un uomo morto.
Ti preparavo la via per il massacro ti preparavo la via per la pornografia, perchè a volte si arriva ad un certo punto e ci si ferma. si arriva ad un certo punto e si inizia ad ansimare a non sentire il male il bene il mare e quello che era pane.
E non ha senso produrre stazioni.

Sono quello in cui non credi
Sono ciò che offendi
Sono quello che non vuoi
Sono ciò che puoi

Ascoltavo gli sformati di poesia ed i cocktail di parole stringevo in mano un libro mentre mi accorgevo che era tutto mio, dio stesso mi ha preso a manganellate.
Sciupando tutto.
Rubandomi tutto.
Sarei stato migliore sarei stato più forte se avessi sposato la morte invece di morire attaccato ad un flebo di realtà e sterilità.
E mi chiedo ancora se non ci sia davvero altro modo.
Non ha senso produrre stazioni eppure siamo tutti così bravi nel farlo così stupendamente e magnificamente bravissimi nel farlo.
Riflessioni e strangolamenti di cervella, riflessioni estive a fuoco spento, prigioni.
Con la scusa di trovar l'assoluto sono l'emblema del relativismo e non trovo un modo.
Non trovo un fottutissimo modo.
L'amore per sempre, la vita eterna, lasciare un segno, essere eroi per essere, la verità la verità.
''Sento di avere una milza nel cervello''.
Sento di avere una vita facile e una vita spenta.
E sono lento non tremo e vedo.
Ali enormi spezzate ricucite congelate e fuse.

''com'è che non riesci più a volare''
''com'è che non riesci più a volare''

22 luglio 2008

The lines

So the stars could be grey painted of green
so the history's whore could stick with me at the geography's fields
whatever thing you live
whatever thing make you rain
maybe in the day made of waves
like red point in the wall like blood in the wars

do you change the skin with the mint?
do you change what have you found with the certains of the ground?

Playing like children in the heaven of fear
sailing in the tear in the hell of heaven

for killing the words of the world
for breaking his tongue with yours

have you ever had doubts about the light?
have you ever had doubts about the lines?

try to check the point try to use my drugs
now how do you feel?
now how do you fall?

I am a line I am ink blue
I am a mass of points

21 luglio 2008

''It sticks around with you until the day you die''

Poi in totale assenza di gravità varcarono lo stretto dei Dardanelli e si ritrovarono davanti a quello del Bosforo.
Il tragitto percorso come l'asfalto sotto i piedi del viaggio e Bisanzio gonfia di splendore.
Sotto assedio e vegeta di splendore.
Vedere le stelle alate, e le costellazioni come ragnatele di seta, luminose come come l'aura della neve.
Non ho mai avuto il sangue rosso come il mare, non ho mai creduto alla roccia degli scogli e il sale muore nelle tubature. Se pensassi alla sete del sole per i miliardi di anni in cui è stato costretto a bruciare.
C'è chi per natura non può bere.
Le molecole del mare nero e se io in questo istante sono vero tu lo sei sicuramente di più.
L'aria messa a ferro e fuoco dalle sigarette.
Nelle narici percepisci il tremore derivato da un odore che non conosci. Mi dici che nell'altro mondo si respirava meglio che l'ossigeno era più fresco.
E poi trascurare il mare e accentuare le intersezioni tra le gallassie sul tuo ventre e la via lattea. Se il cielo avesse un nome non ci sarebbero più parole tanto adatte.
Se non hai una fede e se non hai una sede ti aggrappi al vento come quando ti arrampichi sui pensieri senza pensare.
Tu e i tuoi moti di terromoto, per incrinare la terra.
Quando scopri che la sopravvivenza è solo una gabbia quando scopri che la salvezza è solo una bolla.
E ancora calpestare il bene il male e le scorte di cibo e di carburante.
E accovacciata e in schiavitù ti disegni il sangue sulle vene per poi farlo fuoriuscire e provare piacere.
Non ho occhi così grandi per ascoltare il suono di Dio quando muove ancora le mani intorno al corpo di un figlio prescelto, di un figlio nato per morire nel modo del mondo.
Ed insegue le lucciole e le lucertole.
Poi il violoncello tocca terra e le voci nella testa superano l'ultima righa del pentagramma in un attimo di splendore dove il tempo non ha tempo dove il tempo è eterno.
E riscrivere la bibbia.
Chi si ribello al volere dell'essere perfetto di colui che ha iniziato la vita e voluto la morte fu stracciato e lancianto oltre il limite del centro del pianeta nell'abisso della crosta terrestre e non fu un errore fu solo un oltraggio di liberazione.
Quel che fotte è la cognizione. Perchè più ci pensi e più ti fermi.
Non mi sono scoperto troppo poi nelle risposte con i punti interrogativi mentre mi chiedi di non slegare polsi e caviglie e ti soffermi sul paradosso che avvolge i punti di sospensione.
Ti dico ancora una candela e parlami delle lampadine senza lampadario e della creatività al buio.
Hai mai provato a spaccare le canzoni?
Ho la pelle d'oca ho la pelle violentata.
Poi intorno al tavolo cercavi più sedie per partorire nuove idee come ospiti. La carie si riproduce con la stessa forza di cui scrivo con la stessa forza di come ti parlavo quando ho deciso di uccidere i mattoni con la sabbia.
Mentre il sale muore nelle tubature che dissetano la città, e la forma sarà sabbia nebulizzata che ti piove morbida sul corpo.

15 luglio 2008

''Fragole e sangue''

Rivoluzione cangiante, rivoluzione cangiante che ognuno ha bisogno di fragole che ognuno ha bisogno di sangue.
Nelle sigarette con l'audio al massimo, la circonferenza del mondo da descrivere.
What do you find in my scramble veins?
Costitutiozionalmente corretto, veloce in salita e lento in discesa, se la serenità ha un prezzo adesso ho una busta paga.
E continuavano a scegliere le cene disinibite.
Come giocare a favore dei fiori rossi che nascono sulle radici degli alberi.
Come se non ci fosse vacanza, cammino e tu hai qualche nuvola da prestarmi per oscurare le lampadine?
Chi ha da dare chi ha da mangiare chi ha da rubare mentre è estate e fuori si abita più che in casa.
Ti ricordi le vecchie canzoni che si sposano sui muri.
When you're alive in me I can see much more what 's going to fading
L'interesse messo in fattura a sconto merce.
Potevano ucciderli ma li hanno solo massacrati così che poi cambiano idea, ma alla fine il seme se non cade in acqua cade in terra, il seme arriva a fine mese e poi cambia mese.
Potevano ucciderli ma li hanno soltanto massacrati e fuori si abita più che in casa.
Se non mi capisci posso farti un paio di occhi nuovi posso darti un disegno daltonico in pegno se non mi capisci non mi gestisci e sono libero ma domani mi addormento presto che ho molto cose da fare e torno di nuovo a lavoro.
Aspettando la fine per sentirmi nuovo.
Nelle provette la verità è che hai i valori sballati verso il basso sei mal nutrita.

7 luglio 2008

''Sono un musicista contabile''

''Ero molto meno stanco di voi''
Cosa vi fa sentire vivi immensamente vivi? Cosa vi uccide? Cosa vi riempie di morte?
Risposte sconosciute risposte scontante contate sulla punta delle dita di una mano, nelle cinque vie del centro di una città.
Le lezioni per disimparare e i comportamenti da tenere gli interrogativi cruciali e i dubbi esitenziali.
Esistere ''rigoglioso di lotte moltitudini splendeva pretendeva molto'' il mondo e il mappamondo sai si illumina con una lampadina nata al suo interno.
''Contiene membro d'uomo che s'alza e spinge insoddisfatto poi distugge''. E intorno a me ho cambiato stelle ho cambiato strisce seguendo tutto ciò che infetta la vita con la vitalità.
Cambiare osare distruggere lacrimare. Le lacrime sulle guance di una donna bionda la rabbia negli occhi di una dea in apnea.
Ascolta quanto rumore fa il silenzio, e mi chiedo se il silenzio esiste.
La gioa nello scoprire che per ora non esiste
La stessa passione che anima le mani quando sfiorano quando graffiano la pelle che avverti un pò tua la stessa passione che disconnette i circuiti dei processori che amplifica i sapori e gli odori.
''E un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete''.
Per le strade sterrate per correre con le caviglie slogate, dove le parole, quante parole vuoi?
Le paranoie piene di sensi affollate dai sassi.
Per farmi sconfiggere mi sono fatto assumere dagli anticoncezionali concettuali, mentre batto sulla tastiera ''col tuo ordine discreto dentro il cuore''.
Finire ai bordi del cielo per vedere se l'universo è sferico per vedere se le stelle sono davvero sette come i peccati capitali.
Come le capitali del mio sterno.
''E ora siedo sul letto del bosco che oramai ha il tuo nome ora il tempo è signore distratto è un bambino che dorme ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano cosa importa se sono caduto se sono lontano''.
E mi chiedi l'inchiostro per la tua penna, ti stupisci nell'arena quando ti ho portato a nuotare in un posto diverso dal mare e lo sai quanto mi dai.
Io che sono nato in una città circondata dalle mura sono fatto per essere devastato.
''Pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra''

2 luglio 2008

Proporzioni

Sparami con le armi bianche, scrivimi nelle tue pagine, ogni fiore cede un petalo in pegno al sudore che cola dagli organi più stanchi.
Forse i reni.
Forse il cuore.
Forse i polmoni.
Studiando la dinamica e le rivoluzioni degli ormoni adrenalinici studiando le tue azioni.
Per il bisogno primario di sentirti vivo hai ucciso a sangue caldo.
Le tue morti e le morti altrui.
Quasi fanno male.
Omicidio colposo. Quasi come parlare di sogni e speranze a un malato terminale.
Ti saluto dal mio ufficio mentre faccio una proporzione per sapere se costa più un biglietto aereo per il paradiso o quello di un interail all'inferno.
La scelta si sa non esiste, la scelta è il purgatorio.

1 luglio 2008

Semi di serpenti

l'impero diroccato, l'asfalto sgretolato,
non vedi sanguinano i muri
urli stonando i gesti
urli a squarcia gola
e tutte le parole esplodono come mine dentro un contenitore a pressione

dici che l'aria di maggio sveglia il mare
dici che l'estate si nasconde dietro poche settimane
ma non ti vedo parlare
ma non ti vedo ballare

ho visto il mondo dagli occhi ciechi
l'ho visto con i miei occhi ciechi
e uccidere se non è una colpa è pur sempre un crimine

pena di morte o pena di vita

ho visto il mondo accecarsi gli occhi per raggiungermi
e io offrirgli i miei per non vedere o vedere il non

le mie pupille e la loro sete

e crollare nel verbo
volontà volontà volontà

scorre via sulle piste di ghiaccio
vola via sulle piste di cocaina
dove la tua auto è più veloce della mia
e con un accento sporco mi dici che non cadremo
e mi dici che cadere è impossibile vivendo nello scivolamento perpetuo

non tutti conoscono
non tutti conosceranno

la vera pena è l’isolamento che provoca
ciò che non è mosso dalla mente

mi dici che la verità conserva semi di serpenti dentro
mi dici che la verità è assuefazione al veleno più che eroina
perché è naturale l’immunità

e la desensibilizzazione e la dialisi della novità

la sorte
la morte e la vita sono le unghie e le dita

"morire per le idee va beh ma di morte lenta’’

27 giugno 2008

La voce di giugno

Il calore stretto in un pugno nato a giugno
Poi parole di cristallo e paure in rima col metallo
Questo magazzino è ricco è una rivoluzione
Questo magazzino ha una mansarda di confusione

Il tuo letto è coperto dai tuoi vestiti nuovi
Il tuo letto è coperto mentre ti nascondi
E poi ti muovi
Mentre mi nascondo e poi mi muovo

Sradicare il razionale per viaggiare nel tuo continente
Popolato sulla costa e isolato dagli oceani
Ma sconosciuto all’interno

Poi mi spari i tuoi capelli sciolti nelle vene
I tuoi mali le maree le tue mani ed i tuoi ori
Nei tuoi occhi vivono animali strani
Nei tuoi occhi vivono i miei riflessi rari

Mentre mi nascondo e poi tu mi muovi

Sradicare il razionale per viaggiare nel tuo continente
Popolato sulla costa e isolato dagli oceani
Ma sconosciuto all’interno

22 giugno 2008

''Dio solo sa se questa città ha alberi''

Questo magazzino è una rivoluzione, questo magazzino avrà vita fin quando avrò inchiostro nelle dita e scivolare, scivolare dalle scaffalature, sistemare i ricordi sulle impalcature durante gli inventari di metà mese durante gli acqusti dagli stabilimenti dei fornitori per far incrementar le spese.
E i sentimenti corrono via dagli escrementi delle loro menti mentre giugno svolta sui trenta gradi e non lascia scampo ai temporali.
L'umidità che va via e e crea calore tra le mani.
L'umidità che corre via e dilata i fori delle mani.
E non tengo giugno in pugno aspettando luglio e il bene che ti voglio.
E il male che agita il mare.
La chitarra ha due orecchini nuovi e suona da sola e suona senza amplificazione fino a sbucciarsi le corde ma noi continuiamo a mangiare freschezza senza sentire la stanchezza delle ore passate davanti alle tempere.

e se non fosse male odore ma profumo
se non fosse male odore ma profumo

Scometti che la paura nuova ti tenga in nuova comunione col rischio di contaminare la condivisione dei beni dei mali degli acidi dei basici del ferro dell'oro dell'argento dei diamanti del mare e del pane.
Senza le materie prime anche il fumo si colorerebbe di viola anche il fumo non troverebbe posa e disperdersi nel vento che soffia lamento ma sai per adesso non credo anzi se vuoi non canto piuttosto che cantare in playback.

18 giugno 2008

''Fuoco corri con me''

Sono un ragioniere quasi perfetto, fingere con loro fingere al lavoro, sorprendere gli impiegati ma i pensieri nascono lo stesso e si incuneano nell'ordine progressivo delle bolle e delle fatture.
I pensieri la paura i desideri e adesso sto pensando a come stavo ieri.
Quando ti abbraccio provo un gran calore sai, che ogni volta è diverso.
La scoperta la porta dell'anima aperta la paura che fa riscontro.
Vorrei non impattar niente con la mente.
Ascoltami e riflettiti sul sentire e non sentire.
Il mio cuore se ne frega dei by-pass, il mio cuore ha fame del tuo sudore.
Ma la mente produce cumuli di paura e li stanzia nel ventre.
Non ho paura di vivere ho poca paura di morire ho paura di uccidere e tremo al pensiero di generare e attivare il mio degenerare.
''piromani si nasce si vive e si muore''.
L'odore delle strade da percorrere sfida i nostri piedi.
E noi amiamo camminare a piedi nudi.
Poi guardando le candele hai visto anche tu come il vetro si spacca con le mie mani dietro la tua schiena.
Ci sono tanti colori in una fiamma ma sembra parta sempre dal nero.
E noi amiamo camminare a piedi nudi sul vero.

16 giugno 2008

L'inflazione

Cambiare fa rima con credere
Svenire fa rima con cominciare
La paura fa rima con cosa ti chiedo?

Affascinante pericolo d'incertezze certe
qualcosa si muove qualcosa vive
la mia anima senza lotto e scadenza
e sfuggita ai controlli dell' U.S.L.

''sento che ho qualcosa qui dentro me che non voglio sapere''

il calore ha un prezzo proporzionale a quello delle materie prime
la paura è l'inflazione che colpisce i beni di prima necessità

''il mio cuore è oro che cosa mi darai in cambio''

14 giugno 2008

''Silenzio pornografico''

Poi d'improvviso mi sono girato, di schianto mi sono fermato, ''tu sei più bravo dell'altro''.
Ascoltami che il riflesso di parole troppo razionali non intacca la funzionalità dei respiri.
Nelle illusioni squarciate dagli sguardi ruvidi.
Negli sguardi ruvidi sciolti dalle illusioni.
Giocando con l'elastico. La sua eccletticità per la rigità del lavoro.
Nel lavoro il tuo ufficio sembra urlarti il silenzio in coro.
In casa tua tutto mi sembra fatto d'arte, fatto d'oro.
Ti parlo di me.
Ti parlo di te.
Per mangiare e bere benissimo abbiamo speso pochissimo.
Per quanto?
Quanto spazio avremo prima della forza della paura.
Quanto tempo avremo prima della sua coperta dura.
Sono vicino con i pensieri alla finestra mentre dormo e tu sei alla mia destra.
''Hai la rivoluzione in te mi convinci a risorgere''

11 giugno 2008

Bolla di accompagnamento

Nella continuità di un arpeggio, nell'apice del mio cuore convesso.
Cerco quel che perdo.
Trovo quel che ho perso.
Prendere l'ascia e scagliarla contro l'aria, voglio tagliare, ho bisogno di tagliare quel che mi rinchiude.
''Nelle sere feriali provinciali turisti nei tuoi inferni sproporzionati''.
Disegni sui muri disegni con le tempere il tuo temperamento di follia.
Non ti basta un volo di poesia.
Non ti basta il suono.
Non ti basta seguire un sogno e la sua scia.
E' decisamente poco ciò che è buono.
Puntini di sospensione.
Sospensione dei punti fermi.
La luce sbatte su una scrivania e la sfonda.
Sparami.
Sparami.


8 giugno 2008

''La stagione del cannibale''

Cinque scorpioni sulla luna ad avvelenare i suoi crateri. Cinque persone danzano nelle stanze dei misteri.
Ho visto due animali rari che si amavano sotto i miei occhi, che si cercavano tra la folla inconsapevole tra la folla divertita tra la follia colpevole di arrivare e di andar via.
Il loro amore nel mio tepore.
Quanti dei miei gesti sono riconducibili ai vostri pretesti di economia svuotata dai mondi dove si vive nei sogni.
Mi scontro con le dure leggi dell'inesistenza mentre sono sempre più conscio di non avere riconoscenza, e mi rendo conto di quanti innumerevoli colori e sfumature abbraccia un livido.
Un cannibale quando è divorato dalla fame inizia a mangiar se stesso.
Ho fatto il bagno nello stagno, quello della mia vita quello del mio passato, ed ho cercato ed ho trovato quel che ho baciato.
''Le orme che lasciavi con i piedi umidi sul pavimento le han lavate via''.
Eppure dolore che da pagine vecchie si posa come piombo su pagine nuove.
L'arte non ha gabbie la vita si.
''Mi sforzo di ripetermi con loro'' e scopro che sono anch'io un ingranaggio di quel meccanismo chiamato lavoro.
''IO SONO IL VUOTO''
''IO SONO IL NIENTE''
''IO SONO LA DISSOLVENZA IN NERO''
''MA CHE VOGLIA DI PIANGERE HO''

6 giugno 2008

''Riprendere Berlino''

mi dici che sarà per sempre forte
mi dici che durerà fino alla morte

''fuori dalla tua porta fare la cosa giusta essere razionali mentre ti gira la testa''
non sarebbe bello sarebbe osceno

l'armata rossa non esisterà solo una volta
l'armata rossa è nella tua aorta

la macchina da guerra in azione
per invadere il porpora nell'intenzione

sciupami
forzami
sciupami
forzami

l'armata rossa non esiste solo una volta
l'armata rossa è fuori dalla porta

aprire
non aprile
aprire
non aprile
aprire
non aprile

che non è dolce dormire

4 giugno 2008

Pensiero #33

E guardavi con occhi bruni
ascoltando il lamento della luce

se la mia croce non avesse voce
sarebbe stato tutto più facile

poi inumidisco la spugna
per pulire le scommesse

fuoco
fuoco sugli allori
la via dell'armonia
a me sembra piena di puttane

così ho sparato a mani nude
ai fuochi d'artificio
rendendoli ancor più belli

l'hai notato prima tu
che sei più veloce di me

3 giugno 2008

In nero o in fattura?

Ti disturba l'imponibile?
Ti masturba l'imponibile?

La paura di impazzire
l'orrore della meta
La paura di mentire
il rifugio nella pietra

Il vetro rotto diventa più solido con l'età
l'impossibile sarà possibile solo a metà

ti disturba l'imponibile
mentre non piangi
muori nell'impossibile
mentre arranchi

2 giugno 2008

Il potere delle lucciole

Il canto di un usignolo faceva la lotta con il silenzio, il vento accarezzava gli alberi che celabravano la propria gioia facendo danzare le foglie, pensavo alla sacralità di quel frammento di vita.
Mentre gli squarci freschi rosa arancione dell'aurora rendevano sempre più debole la notte, dimmi adesso che cosa cercavano i tuoi occhi, niente di più delizioso, niente di più sublime della natura che sposa i sensi.
Le sensazioni sulla pelle che generano movimenti armoniosi e decisi sotto pelle.
Ti accompagno nella valle color verde ravvivata da un'altro verde dalla tonalità più accesa, mentre alle nostre spalle il rumore di un condizionatore sembra quasi il mare che si agita per testimoniare la sua grandezza, il suo incanto.
Disegnare e non definire i confini dell'Europa, i percorsi, le strade e i sentieri, il viaggio, la storia e la geografia poi hanno il peso di una piuma nell'arte.
Io so già mentre tu non sai che forse non vivremo mai la vita che abbracciamo nelle immagini di ''gioia e rivoluzione'' che luccicano dentro un monitor, l'aggregazione nella libertà e nella rivolta, che poi fu piegata dal sistema con la forza.
Possono uccidere come vogliono, quanto vogliono, reprimere le voci, bloccare un movimento ma non amazzeranno mai il seme della libertà.
Scoprirlo se capaci tocca a noi, osservare la fertilità dei nostri territori combattere l'aridità, in fondo anche la cera calda brucia la pelle ma poi si adatta alle nostre superfici.
Mi stupisco ancora poi quando alzo lo sguardo e vedo l'usignolo che cantava volare.
L'instabilià dell'altalena, concentrare le energie e poi esploderle sulle sue corde per tagliare l'aria per entrare nell'aria e farne parte, tagliateci pure i fili stappateci pure i lenzuoli per macchiarli di tinta nera con le vostre figure oscene, occupando ciò che è nostro ma il buio non spegnerà mai le lucciole.
Sai siamo forti, sai siamo delle belle persone.

30 maggio 2008

La speranza è la distanza dal reale

Oltre il sole oltre la miseria
i raggi sfondano la circonferenza
e il perimetro della differenza

Confondi gli sfondi
Sfondando i contorni

La distanza dal profondo
è l'unico male
La speranza è la distanza
dal reale

E srotoli parole d'emergenza
nell'esigenza
di sentirti vivo

ho scoperto e scavato ancora
ho assaggiato ciò che mi divora
violentandomi le gambe
ho visto un cigno volare

28 maggio 2008

La morsa sociale, lavorare

Assunto.
Apprendista.
Assurdo.
Che oggi è stato il mio primo giorno di lavoro.
Ragioniere.
Ragionare.
Lavorare e la testa mi fa male.
Chissà cosa resterà, delle mani che si sciupano, delle bestemmie sotto il sole, delle tante ore, del gelo, del vedere i fiori fiorire e io a raccoglierli per farmi maledire dalle piante.
Dei fitofarmaci e dei diserbanti.
Sono nella morsa. E gli ingranaggi girano e non si fermano.
E avrò uno stipendio.
E spero di ritrovare l'anima nel database che gestisce il magazzino.
E ho paura di perderla di venderla a qualche cliente, di vederla fatturata, acquistata magari a poco prezzo.
E farò molti straordinari.
E non voglio spengermi.
E sento i sogni più lontani.
E colo di inquietudine al pensiero della distanza da quel che sono.
Che il lavoro uccide non sempre la carne.
E io non voglio morire al lavoro.
Che ''sono un musicista contabile, ho il male di vivere o è il troppo caffè'' che sogno di volare lontano più lontano del profondo e ora ho un lavoro che mi tiene ben saldo alla realtà.
Mentre la testa gira e ti chiedo di darmi sempre la verità.
E sarò leale ma adesso si è fatto più forte il reale e si è preso la mia vita.
Che a lavorare in nero mi sentivo vero, adesso lavorando per davvero un pò mi piego per necessità.
''Il lavoro debilità l'uomo''.
L'umanità debiliterà il lavoro.
Che non voglio certo l'oro.
Che non voglio certo esser come loro.

22 maggio 2008

Una poesia porno

Per sentire, ascoltami
è costante brusio la melodia che sale
per aprire, aprimi
in un continuo movimento nel girare la chiave

il male che ho perso, il male che ho scoperto
la sensibilità allacciata al piombo

manomettere l'ordine che comporta il vuoto
nell'intenzione di immortalare la rivolta in una foto

invece l'intenzione muore in braccio all'aspettativa
la pioggia non lava le ombre ma stinge la luce
l'umido nascosto penetra e si avvita
alle articolazioni consumate del mio duce

e tutte le sue ferite e tutti i suoi tagli
dell'umidità sono i bersagli

sono facili bersagli
gli spiragli
dove viveva il sangue

e adesso gemiti e carne
per esserne di nuovo un suo componente
per esserne di nuovo parte

fuggire in cielo
volare in un bunker

21 maggio 2008

Disagio d'apnea

Gettare fuori, frammenti di nuvole scure che si infilano nei miei cieli.
Ho ancora arcobaleni in bianco e nero.
Ti pensi vittima ma sei costantemente suicida.
Nel bilancio sei in perdita nella bilancia mai in equilibrio.
Ti racconto con parole mute la novella delle ombre, sfogliando pagine vuote, venendo fuori, mentre ti costruisco un castello d'anidride carbonica.
Mancanza d'aria.
Mancanza di binari.
Mi schiaccia a terra il peso di un'entità inconsistente.
Nervosismo profondo, nervosismo apparente.
Aspetto tempi migliori
Le mie mani colano di porno, la disoccupazione occupa le mie certezze.
La chitarra è l'unica vela che mi salva dall'ancora nera.

20 maggio 2008

''OCEANO DI GOMMA''

''Chi di noi due è reale tu non sei più vivo e io non sono mai stato capace di amare''

Che cazzo succede che cazzo succede...il salvagente è il piombo?

19 maggio 2008

''Love inside me turn to ice''

''ICEBOX''

''See me falling see me falling
cold as ice
love inside me love inside me
turn to ice
I'm falling I'm falling
cold as ice
love inside me love inside me
turn to ice
cold as ice''

Io non ho più niente
tu non hai più niente
solo distanza dal passato
dal presente e dal futuro
l'urto di quelle tonnellate
la tua gigantesca valanga di neve
mi ha gelato
il segreto della neve
il candore e il gelo

Vedo ciò che vedi tu
ma ciò che credevo
muore in te ogni mattino
ti chiedo chi sei
l'eco del nulla
e poi
solo ghiaccio nero
sputami adesso la differenza
tra anarchia e l'assoluta monarchia
dove tu regni

''LOVE INSIDE ME TURN TO ICE''

18 maggio 2008

Il senso in percentuale

se gira l'angolo
diceva che non esisteva
scoperto lo spigolo

l'inclinazione ottusa
inversamente acuta

la mente di colpo si infranse
sotto le scarpe chiodate del cielo

dipingi con i chiodi
ti tagli le mani
ti arrugginisci le dita

prepari le nuvole col bianco migliore
e le conservi in una scatola insieme a quel che resta delle stelle cadenti
impattate al suolo

il vero cercato con violenza forse non è vero
il vero adesso forse è sbiadire

perchè si apre una voragine dove vedo precipitare qualsiasi cosa
dove in ginocchio comicio a leccare i suoi bordi

Male di vivere male di morire

Raccontami raccontami, che colore aveva il cielo del giappone quando per terminare la guerra furono sterminate migliaia di persone. Furono rase al suolo due città.
Metabolizzare un infarto. Il richiamo del vero che fa eco alla morte
Questioni superiori questioni di identità.

Le illusioni strappate a morsi dal quotidiano.
E seguimi che ti porto a vivere nel centro storico del nucleare. La circonvallazione dell'atomo
E baciare la sua scissione.

Ti racconto che è cancro, nelle rivelazioni delle rivoluzioni, nei fiumi di montagna dalle acque inquinate.
Comincio a capire, lentamente dalle scale mobili in direzione contraria cominicio a salire.
Quando tutto può far male.
Quando il male non si vede.
E il cane nero scarnito dal pelo corto si allontana con l'anima in bocca.

Raccogliere i detriti delle ossa mi dici, tutto ciò che è stato seminato dal passato, tutto ciò che diventa materia e che brucia nei roghi medioevali insieme alle streghe.
E voi che continuate a coccolare i vostri bambini morti per poi riporli in incubatrice.
Nella speranza che dormano.
Nella speranza che un domani si possano costruire una casa, si possano comprare una casa.
Le menzogne che costruiscono il cemento dei mattoni ha un anima di plastica.
La lotta armata e il porno.
Mentre è notte fonda e una ragazza torna a casa coi sorrisi delle luci ambra, e tutte le notti prima di addormentarsi si fa una doccia.
e tutte le notti prima di addormentarsi si masturba.
il gioco delle dita per assaporare la vita.
resistere si dice resistere mentre piange mentre nel godere si sente pura e rinasce come una bambina malata.
i detriti e gli scarti delle scorie.
cercavi di divertirti sulla sedia elettrica, vedere quanto può pulsare il cuore, quanti battiti possono esplodere in un minuto, quanti alti e bassi quanto onde cardiache possono abbattere l'alta tensione.
cercavi di divertirti sfidando la morte mentre l'entità senza volto e con gli occhi viola che piangono saliva ti stringe al collo.
questioni di superiorità ''questioni di qualità''.
resistere allo sbarco dei clandestini e scrutare con curiosità chi cerca di conquistare un nuovo mondo con dosi sempre più forti di ormoni congelati.
non cercavi l'armonia e hai fatto a pezzi prima gli accordi e poi non contento hai impiccato una chitarra con le sue stesse corde rotte.
qualcosa non scorre e non ci sono dighe.
la troppa velocità è pericolosa se l'asfalto è bagnato e il vetro è occupato dalle gocce d'acqua dalla grandine.
la troppa velocità non si può controllare e l'ansia sale.
l'inquietudine non ti fa dormire mentre scopri che la pena pricipale della tua lama personale è l'autolesionismo.
E il giappone è diventato una potenza industrializzata.
Inquina.
Gli estintori sabotati dai demoni nell'inferno, mi dici che non si può cadere da una montagna mi dici all'apice ci sono le nevi perenni, ma ignori il fatto che strattonando il cielo è crollato anche il sole e ha scavato con tutta la sua violenza una voragine profondissima per arrivare a fondersi col centro della terra. Mentre tutto brucia si incediano i boschi si incedia l'acqua ma si sciolgono i ghiacciai.
E poi vedi solo nero e fumo.
e poi vedi solo acqua bruciata.
e vedi tutto solo con occhi neri.
mi dici che esiste la terza persona.
ti chiedi se è plurale o singolare
mentre qualcosa non scorre e vedi che esiste solo acqua bruciata.

15 maggio 2008

Sieropositivo

ti si incunea tra le dita, come una scheggia di ferro arrugginito, ''la bussola è impazzita'' il terreno sotto i tuoi piedi è sbiadito.
e non lo sai e non sai dove vai. cerchi i miei perchè nel detersivo.
comunque non ne usciremo vili. forse neanche vivi.
quando la chitarra urla e prende a martellate la voce.
mi dici che non hai scampo.
però il tuo tremore è caldo.
come asportare con la lingua il calore della carne del corpo di una donna.
tu mi corrodi e senti odore di zolfo.
e spargi zolfo sulle foglie ingnorando la mia vegetazione.
mi dici che dividerai le moltiplicazioni. che la chimica è parte della natura teorizzata.
intanto spargi acidi umici ovunque. per radicare meglio.
il conflitto di disinteressi. ma ho ancora la cura.
migliorare nel diabete. rifiutare l'insulina.
è pericoloso mi dici ma non me ne curo.
intanto credi di distruggermi mentre mi adori.
è spargi benzina sulle ferite per poi incediare il tutto con una sigaretta accesa da poco.
mi dici che lo fai per disinfettare mi dici che lo fai per uccidere i batteri.

14 maggio 2008

AFTER

andiamo di corsa al concerto. corriamo nello sconcerto.
andiamo mentre un morto guida una polo.
poi la rabbia.
le urla per far piangere le canzoni.
''è come se mancasse tutto'' ti dico che mi manca l'aria ti ripeto che mi manca l'aria.
Soffocare senza alcun male.
poi la rabbia.
quando il tuo corpo non riesce a contenere quel qualcosa che ti esplode dentro che ti divora.
ti stava sgozzando mentre cadevi.
tensione e soffocamento.
mentre vedo i miei pupazzi di neve che si avvicinano ad un camino per scaldarsi ignorando che si scioglieranno.
ricompattare le battaglie e le crepe dello splendore.
ricompattare i muri della torre di babele.
quella che porta alla porta del cielo.
mi chiedo spazio mi rubi il posto.
Sigarette e ferita al pollice.
Farsi del male fare del male.
Se vedi il vetro tremare e senti un crampo allo stomaco è il momento di usare il martello e spaccare la nebbia.
per uccidere il cemento è meglio danzare sulla sabbia calda magari impazzendo.
è meglio danzare sulle sabbie mobili che rimanere immobili.
ti fa male? quanto male?
ti muovi?
si, finalmente poi ti muovi.
vitalità che piove lieve e inumidisce i vestiti.
poi l'attesa.
poi un rettile sul palco.
il sangue freddo lo fa muovere anche dopo la morte
lo fa muovere intensamente ma dura poco.
ti cerchi in televisione, canti che sei senza voce parli con i sottotitoli.
novità vecchie.
lo sapevamo tutti.
Ma io lo so, che quando dominavi la folla da lassù la schernivi ti schernivi, ti ho visto sorridere e poi ridere ancora, un morto con la pelle splendida o una massa che ti osanna per cose che sono lontane da ciò che eri.
e magari stai ancora pensando se sei più morto tu o la folla.
ma io lo so che è la tua vendetta privata.
essere osceno.
e forse siamo più vecchi entrambi.
ti ricordi manu? quando anche noi cantavamo ai concerti, quando non era peccato agitare le braccia e scoprire sul polso un orologio di calvin klein mentre cantavi ''sui giovani d'oggi ci scatarro su''.
Quando avvertivamo così tanto le tue parole mentre ce le sputavi in faccia, quando eravamo felici di celebrarti sentendoci investiti da una forma di biodiversità che ancora oggi ci accompagna.
Quando con urli lacrime pelle d'oca sensazioni ed emozioni sublimavamo i tuoi concerti.
Quando c'era meno gente. Quando c'era solo quel tipo di gente.
Quando capivamo tutti meno e sentivamo tutti di più.
e ti ho visto manu, ti ho visto esplodere su ''la verità che ricordavo'' ti ho visto pieno di energia, per un attimo, ci hai illuso tutti ancora, poi pian piano ti sei spento, mentre le tue mani sulla chitarra andavano sempre più sicure e veloci e la tua anima di colpo si fermava.
Ma provo a capirti manu, perchè saresti troppo finto a ribellarti perchè non senti più niente in modo forte, perchè la tua verità e non cercarla più la verità, perchè sei morto nei tuoi vuoti.
perchè le ferite non si risarciscono mai e il sangue scorre via, fino a scomparire, fino a toglierti la vita.
o forse mi sbaglio? o forse non mi sbaglio?
eh si manu, siamo proprio invecchiati,
ma mentre tu sei finito, io sono ancora giovane.
io ho ancora tempo.


addio con affetto simone

13 maggio 2008

Ancora sotto le bombe

cinque dita dalle unghie corte
il bisogno di una mano
cinque raggi per tre porte
riusciresti ad aprire la terra per me?

non sai quando ti uccise
non sai quando perdesti la memoria
non sai quanto ti permise
di cambiare geografia alla storia

lo scudo non significa lacrimare
nelle ferite al costato hai cercato
la certezza della morte del cristo

il rogo della tua croce
il suo bruciare
lo ha fatto risorgere

gerusalemme è ancora viva sotto le bombe
gerusalemme è ancora viva sopra le onde

11 maggio 2008

''Parole sussurate''

Come se poi anche le parole dipendessero dai numeri.
Come se poi anche il mal di stomaco dipendesse dal cibo.
Non capirete non mi potete capire.
Cercare le parole non esiste.
Le parole spuntano dalle tane come gli animali.
Le parole ti sputano in faccia il senso.
E non ci credete più.
E la disillusine vi ammacca un pò il cuore.
Che io non saprò mai suonare
Che io non saprò mai cantare
Ma ci credo con una violenza e sento cosi mie tutte queste cose che se non vinco non posso perdere.
Nel labirinto dei 22 pacchi regalo. Nei sorrisi inquietanti.
Nelle felicitazioni apparenti.
Fotografie e mine, fotografie e croci.
22 pacchi esplosivi grattacieli interiori che crollano, la dinamite nei crostini e il gusto che si scioglie nel sapore che muore.

Le persone le persone dove sono?
La mia disperazione il dolore che galleggia negli aperitivi dolci nei vini rossi e in un gin lemon.
Tu che eri parte di me adesso sei il mio armadio inutile.

Le persone le persone che tristezza.

9 maggio 2008

''E i cani avvelenati''

Poi fai i sogni strani. Se dormi poco se dormi male o semplicemente se dormi.
Che non c'è un cristo per la tua croce ma forse lo sapevi.
Magari pensi che sia solo colpa delle stelle che si sono impiccate al cielo e vivono di morte lenta tutte le notti per poi sotterrarsi di giorno.
O forse si sono semplicemente paralizzate nell'atmosfera per colpa dell'effetto serra. In modo da non diventar comete, così che non possono cadere.
O magari è solo colpa tua e della tua inutilità.
Essere puntuale col mondo non è mai stato il tuo forte.
E le scelte sbagliate che ti fottono.
E lo scegliere in se che ti fotte.
E la resistenza contro i colpi di sonno contro i crolli di sonno.
Taglia e incolla, cancella e copia.
Restaurare i documenti. Le malattie e l'infanzia.
E tu che per proteggere i sogni vai a vivere in mansarda.
Così i ladri ci mettono di più ad arrivare a scassinare la porta del tuo appartamento d'illusione.
E i gatti che si arrampicano sul veleno prodotto dal temovalorizzatore nel cervello.
Incenerire incenerire.
Mentre muoio al lavoro per vivere.
Che le ore sono tante e ti spezzano le gambe.
E il tuo scrigno chiuso a chiave ti salva sempre, respirazione bocca a bocca.

ma in autostrada del sole finto verso milano
col cazzo che ci vado

4 maggio 2008

''Fammi i tuoi discorsi metafisici''

Che non si sa come e quando ma un giorno dio ha inventato la musica. e lo ringrazio senza bestemmie. e lo ringrazio con le bestemmie.
''per ammazzare il tempo ci siamo sconvolti'' vorrei urlarlo a squarcia gola in un megafono dal centro del sistema solare.
Vedere la mia voce che si abbatte sulla sfera terrestre come un meteorite.
Vorrei urlarlo in distorto e vedere chi mi fa l'eco.
E vasco (le luci della centrale elettrica) fonde il microfono e disegna onde col plettro e tutti ipnotizzati.
E un abbraccio che metto in cassaforte tra le cose più care.
Insieme al suo plettro.
E il mio cellulare che funziona male per raggiungerti.
E poi suonare in un campo asfaltato per i cani che ovviamente in lontananza abbaiano.
Suonare e sognare.
Sognare è roba da pazzi.
Sognare e poi sono cazzi.
''Per rincorrere i tir per rincorrere i trip su motorini elaborati''.
Perchè ''mentre parecchi facevano l'università alcuni si impiccavano in garage'' ma finchè hai aria sotto i piedi in fondo va tutto bene.
Galleggiare senza mare galleggiare a mezz'aria.
La doccia stagionale con l'acqua dalla palude non sempre finisce male.
E accendersi un'altra sigaretta per fumare il reale.
L'orologio al polso dell'impossibile poi è senza pila.
Questioni private questioni di tempo.
I dirupi e le curve i guard rail e i pedaggi e tutti i chilometri che ci hanno asfaltato da percorrere cercando di fuggire cercado di raggiungere cercando di inventarci sentieri solo nostri.
Per tutte le volte che sono costretto a usare il diserbante per proteggere i miei territori dalle erbe infestanti per tutte le volte che sono costretto ad usare pesticidi per proteggere i miei fiori dai parassiti per tutte le volte che dormo con i vestiti e senza abbracci per tutte le volte che la notte finisce e il giorno non ti da il buongiorno ''PROTEGGIMI DAI LACRIMOGENI E DALLE CANZONI INUTILI PROTEGGIMI LE SOPRACIGLIA DAI MANGANELLI E DALLO SCROSCIARE DELLE PIOGGIE ACIDE''

30 aprile 2008

Impressioni della digestione

Intersezione. Collidere con i chilometri.
Quando il mondo sembra più vicino riflesso nel vetro di un finestrino.
Opposizione di spazio, la distanza a primavera, il ghiaccio di primavera.
Sembravi apparentemente in fiamme.
So che eri profondamente in fiamme.
Il fiume e il sangue.
La seta e la sete.
Volare e sedersi sull'erba.
I parchi e gli archi.
La chitarra.
Il treno contro vento.
Il ritorno come un ritornello.
L'unica cosa che si ripete.
E il vuoto chiuso in una gabbia dietro l'angolo pronto per l'attacco e poi per rifugiarsi nelle colline adiacenti al senso.
E tu hai paura di farmi male.
E tu che hai paura di star male.
Qui io non aspetto altro.
E qui altro non aspetta me.
Vorrei le cascate sulle ginocchia e le nuvole a colori.
E ancora un pò del calore.

28 aprile 2008

Per far vivere il sangue

Poi deragliano i binari, i sassi sotto i binari, le stazioni e le lacrime dei miei occhi quando si chiudono le porte.
Ricamare e strappare.
E pelle come seta sotto mani delicate e forti.
Sotto mani giovani e ruvide di vita.
Come gli pseudo-concerti di una generazione post 77 improvvisati e scoperti per caso.
Come gli pseudo-concerti fatti dopo un buon vino.
E birre come il caffèlatte.
Ho annusato le tue lacrime, i tuoi capelli e le spine delle rose.
Ferite disinfettate con la saliva.
Ferte ricucite con la saliva.
Le porte murate e quelle sfondate. E occhi orientali, freddi e assassini che ci guardano.
Come il per sempre che se si fa arte diventa di pietra.
Fredda. Immobile. Legata da braccia e distante nelle labbra.
Quanta edera coltiverai sul cuore?
E scavare nei sotteranei, nei parchi e negli anfratti fuori dal centro.
Divorare il centro.
Dipingere i fiori, bere il cielo dall'acqua, fumare sentimenti, sentire sigarette.
Abbracciarti. Abbracciarti.
''Ho visto nina volare sulle corde dell'altalena un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena'' ho visto i tuoi capelli blu, come lividi nel latte.
E rubare le candele dai locali per farti toccare con dita di cera, per farti gemere di vita.
E poi deragliare nel ritornare a casa.

19 aprile 2008

Ci bevono dal basso

E continui a pensare alla madre di tutti gli schiavi, ha braccia calde, dita di seta, fiumi di saliva dentro la bocca e sbava lava.
Al posto degli occhi ha due crateri e guardandoti cerca di assorbirti, possederti e farti suo per sempre.
Vuoi conoscere? Puoi conoscere? ti chiede.
Il golgota è l'emblema del vero e l'apice sta nella crocifissione al vuoto.
Il livello superiore mi interrogo, cosa serve per spostare l'alba verso ovest, nei passi muti che uso per non rovinare il cristallo del libro che con cura e gelosia conservi a nord.
Incastrato nella stella polare. Quella più luminosa. Quella più fredda.
Non nasce niente dal bruciare solo fumo, ma il fuoco è l'unica cosa che ti serve.
Per pietrificarlo dovresti rinunciare alla vita.
Nell'esplosione. Come un meteorite che impatta sulla terra.
Distruggere tutto nel tempo di un respiro.
Allora dilati le cosce per farti bere dal basso fino a farti piegare le gambe mentre stormi di rondini infette si nutrono dei pensieri e contaminano la primavera fino ad inquinare il fumo delle sigarette consumate troppo velocemente.
Affogare nell'aria com'è possibile se hai polmoni e non branchie.
Non hai mai avuto la sensazione che per tornare a vedere dovresti accecarti gli occhi?
''La città trema livida trema'', il paese ha fame d'energia, ma il piacere il calore e l'emozione che ho provato nel farmi la doccia al buio lo conservo come un tesoro.
Deprecabile, come usare inchiostro al posto di sangue.
Il tuo grembo esterno ti ha chiuso la cornice rompendola e ha il tuo stesso identico colore.
Non c'è niente di più disumano dell'essere umano.

16 aprile 2008

''Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi''

Stanno portando all'ospedale il pensiero più sano, aperto col bisturi, sangue bianco, sangue asciutto, organi che non suonano.
Muoiono?
Organi interni, come guerra civile.
Nella paura che si rannicchia nello stomaco, i polmoni imbrattati dal cuore, cervello e reni pronti all'attacco.
E nelle telecamere si dissanguano per la gioia del volume d'affari delle scomesse clandestine.
Giocati l'anima, nei televisori che hanno dentro un cinema.
La casualità e poi la pubblicità.
Il problema è fumare nebbia.
Il profumo è puzzo di sudore nel fumare nebbia.
Ma ti porto a cena fuori, sono il tuo cameriere personale, qualsiasi cosa, qualunque cosa.
E se non vuoi niente non avrai niente, so che poi ti metti a guardare il cibo degli altri e gli altri che mangiano.
E inizi a ordinare qualcosa che ti va.
Magari sporco.
Magari scuro.
Magari odio.
Nella fine delle emozioni e nella loro assenza mi dici che muori.
La frustrazione della mancaza di emozioni.
Ma poi tornano col vento che soffia stento e sgomento.
Tornano su un piatto di vento.
La gabbia di libertà della nostra cultura.
''Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi''
Padroni!
Padroni?
Confine labile.
Muraglia di burro.
Chilometri infiniti, distanza abissale.
Ti servirò ovunque tu vada.
Finchè posso.
Padroni o servi?

13 aprile 2008

Umore di Rumore

Allora hai scelto, consumare le tessere elettorali ed eleggere i muri
come andare a fare un giro nel mirino, sbranarsi

conservare occhi inteligentissimi
conservare occhi per non vedere
conservare occhi per la vecchiaia

Resistere e uccidere i radicali liberi
conseguenza mi dici
ciò che ho, scomposto è bellissimo ma non ha armonia

la rivoluzione del metadone
assolti
accorti
assorti
é bellissimo è bellissimo
assaggiare la morale
è bellissimo è bellissimo
vomitare

metre cristo vende i suoi chiodi nei sexy shop della provincia
ferite al costato cicatrici in testa
la sindone come accappatoio per le docce di auschwitz

Potevate perdere le spine sui gambi dei fiori
avete sbagliato fertilizzante
avrete solo petali di gomma

vi piace rubare?
onestamente intendo
onestamente

10 aprile 2008

''Qualche idea da regalare''

Distribuire curriculum. che lavorare in nero non è un lavoro vero.
che ''di teste di cazzo al mondo ce ne sono tante e un'altra non ci vuole’'.
Ed è vero. Cosa?
Che un lavoro regolare me lo devo pur trovare.
Perchè se non cerchi non trovi e il lavoro non ti trova.
Allora distribuire curriculum.
In questo paese arido, in questo paese dove si concima la merda con la merda.
Che la mia dimensione sociale ideale sarebbe stata la quinta superiore. dove non facevo un cazzo. Studiando per diventar pazzo.
E distribuire curriculum anche dentro la tua provincia. E chissà se mi userai o mi assumerai.
E fantasticare di lavorare sotto le tue lenzuola.
Nelle notti di pioggia per poi far colazione la mattina ancora col tuo corpo e con gli yogurt della muller.
E massaggiarti le solitudini.
Fondermi con le inquietudini.
Per poi ridere anche quando non c'è niente da vivere.
Coltivare su ghiaccio e poi giocare a hockey su aria.
Che siamo latitanti in ergastolo nei nostri paesi diversi.
Nei nostri stati uguali.
E la distanza c'ammazzarà?
O ammazzeremo la distanza?
Ma ''con me non devi essere niente''. Solo chi sei.
E poi le canzoni di vecchioni.
Come ''l'ultimo spettacolo'' e ''canzone per alda merini''.
E poi chiudersi in bagno mentre lavori per non pisciare ma per pseudo-piangere dopo aver perso il conto di quante volte sia girata nel lettore mp3 da 19,90€ (adesso infatti funziona una cuffia sola perchè il risparmio si paga) una canzone più che bellissima dei cappello a cilindro.
''24 dicembre''.
Una di quelle canzoni che prima si sentono e poi si ascoltano.
Che ti scaldano un qualcosa dentro e ti mettono nel cuore una malinconia talmente splendida e candida che in quella culla di dolore ti sembra quasi di star bene.
E poi dove cazzo andremo?
Nei viaggi al centro per l'impiego
Nelle scalate nella borsa delle nostre borse interiori.
Nel cercare una professione adatta, noi tutti liberi professionisti di una libertà che non si trova.
Che siamo scarti dei sogni infranti.
Nelle macerie colonizzate dall'impero
''Nei contorni nelle rime'' sognare comunque.
Nei progetti su foglio bianco disegnati con matita bianca così i nostri muratori interiori non murano niente.
Mentre facciamo danzare la mente. Ascoltando musica.
Ma forse basta solo ascoltarlo il cuore per capire che non muore.
Magari con lo stetoscopio che mi hai regalato tu.
Cercando sul calendario il 30 febbraio.
E io sono nato il 28 e chi è con me alzi il profondo.
Che mi sa che parcheggeremo male, come quando ho fretta e parcheggiando a marcia avanti ignoro i muretti e gratto il paraurti.
Come quando ho fretta ed è già tardi.Intanto piove, gocce di curriculum e tu ''portami a bere dalle pozzanghere''

8 aprile 2008

Acqua per i turbati

Che cosa avete dentro? Chi siete? Chi sono? Chi siamo?

Almeno due litri ci dicono, dobbiamo bere.
Bere per saziare la sete.
Bere perchè altrimenti muoriamo.
Eppure per lo più siamo fatti d'acqua.

Ci beviamo?
Quello di cui abbiamo bisogno è uguale a quello che siamo?

Bere ci dicono almeno due litri che fa bene.
Per eliminare la ritenzione idrica, la cellulite, la pelle a buccia d'arancia
Il vuoto.
Ciò che cerchiamo fuori è quello che siamo dentro?

Che siamo fatti d'acqua. Che abbiamo bisogno d'acqua.

e chi siamo?
amore, arte, sesso, pornografia, musica, cibo, viaggi, alcool...

di che cosa abbiamo bisogno?
di bere fuori per berci dentro?

ma se continuiamo a vomitare nel bicchiere come faremo a bere?
ma se continuiamo a vomitare nel bicchiere ci passa la sete?
ci perderemo?

Bere o la paura?
Bere o hai paura?

Che se ci troveremo scopriremo il mare che se si agita e non si sa nuotare non bevi più ma affoghi.

Comunque bere.
Anche la paura.
Ha paura.



6 aprile 2008

Arte\\fatti

E continuiamo pure a sederci alla tavola quadrata alla tavola accoppiata.
Che tanto i telegiornali non leggono i nostri giornali interiori.
Ma se li sentiamo stampiamo.
Stampiamoli.
Poi comunque l'astenersi non è uguale mentire?
Che la via è votare ma votare significa non votare.
E uguale?
E continuiamo pure a strafarci di discorsi di onestà, di scontrini richiesti ma non fatti, di ordine e di calci di rigore nella propria porta.
E continuiamo pure a dividere la pizza in parti uguali che tanto tutti non possono mangiare la stessa quantità.
Capire il meccanismo.
Capire dove nascono le nuove novità.
Mentre ''i Milanesi ammazzano il sabato'' e noi proviamo a viverci.
Mentre Henry Miller uccide l'illusione ma resta vivo.
Quanto?
Che l'arte è l'unica via.
Che l'amore è l'unico pane.
Ma forse sarebbe bello morire per un illusione. Per un ideale.
Mentre forse i terroristi islamici e i martiri ci insegnano qualcosa.
Chi è senza macchia non indossi alcuna maglia.
Perchè a chi muore di fame qualcosa è concesso?
Essere ingordi?
La verità è spietata quando non si fa vedere e quando assurdamente ti chiede tutto.
''Mediocri in salvo di tutto il mondo ovunque siate'' noi (non) vi assolviamo!?

3 aprile 2008

Che tanto io e te siam da libro

Che non so neanch'io come iniziare questo post così lo inizio così.
Che forse un pò mi hai catturato.
Che forse un pò ti ho catturato.
Che il nostro reale è sognare.
Che per me sei speciale.
Che forse adesso che siamo a svariati kilometri di distanza le mie bestemmie le senti lo stesso.
Che a Bologna dopo averti accompagnato all'hotel tornando alla mia macchina tremavano i muri.
Che forse mi perdo.
Nei tuoi capelli e nei tuoi occhi neri.
Nella tua pelle e nel tuo battito.
Che ti scavavo la schiena e le mie mani si animavano.
Ansiose ti desideravano.
Ed io con loro.
Che forse mi alluvionavi il cuore di baci e di lacrime.
E non credo che il ponte ci possa dimenticare.
Che noi siamo la sua cicatrice.
Che noi siamo il suo tatuaggio.
''E i tuoi capelli sono fili scoperti''.
Che la gioia pura non si compra ma si crea. E noi siamo due artisti fantastici.
Chiusi in un libro che chiamerei ''30''.
Come tra l'altro il giorno che manca a febbraio.
E dormirei tutte le notti un ora e mezzo per vederti.
E prenderei tutti gli insulti peggiori dei genitori per vederti.
Che tanto il cervello non ce l'ho ma il cuore si.
Che a volte sembri proprio una bambina ed io vorrei portarti a vedere il mare.
Che a Bologna si sogna.
E non sarebbe stato male dormire sui cartoni con gli artisti di strada che suonavano per noi.
E poi magari noi suonare e cantare per loro.
E le rose della luna sono sicuramente i tuoi fiori.
E io accarezzo l'aria e non è come sfiorarti.
E tu regali i tuoi sguardi più belli ai petali dei miei fiori.
Che poi il vento ci pettinava i capelli ed io li scarduffavo.
Che non trovo più parole che vorrei averti qui.
Che un pò si soffoca senza il tuo odore.
Che non ho mai abbracciato nessuno un ora e mezzo di fila.
E mentre ci stringevamo tremavamo.
Che io ho le tue chiavi e tu le mie porte.
Che mi manchi.
Ti voglio bene.
Ti sento.
E siamo rimasti impressi a fuoco negli occhi del cielo alto.
E siamo rimasti impressi a fuoco negli occhi del cielo alto.

27 marzo 2008

Nella stanza ovale

Nella stanza ovale.
Ti ho visto scappare, correre, disintegrare i quadri espressionisti del tuo ego, che galleggia nelle tavole ricche di vino e abbondanti di globuli bianchi.
I semibusti bianchi e quelli neri ti muovono sulla loro scacchiera privata.
La pedina avanza nell'incoscienza.
Guidata da dita esterne comunque da dentro.
Nella stanza ovale.
Le lame non fanno male quando intaccano prima la pelle e poi la carne.
Quando il giorno muore nella luce del buio
Scacco matto.
Scacco matto.
E' di nuovo pazzo.
Poi sbatti nel cruscotto dalle luci blu e raschi con i denti la velocità primordiale
Sono clown o demone fuori dal cancello?
Siete clown o demone fuori dal cancello?
Il controllo sgretolato di perversione.
Come esistere nella sirena di un ambulanza.
Il soffitto è rotto. Il fuoco è ovale.
Ho visto il sacrificio nella stanza.
Contemporaneamente. Peccato peccatore e confessore.
E' stato bello scoparti l'ano mentre ci spaccavamo la testa.

26 marzo 2008

Primo\Fine Mattino


Primo mattino

Ho membra stanche
occhi spenti
sangue secco che percorre
le mie vene

cado giù come questa
pioggia sottile
che dolce muore sui miei capelli
e sulla mia pelle
che dolce mi sfiora
come se fosse la mia amante

oggi il tempo vive
nell'assenza di vento
ed io non mi trovo
ed io non mi muovo

e la polvere che indosso
mi soffoca nell'argilla
dentro il mio sottosuolo

Fine mattino

Che territori della follia fuma e Simone paga le sigarette.
E Simone paga i danni.
Mentre con gli stessi occhi diversamente uguali guardiamo la fisica della nuova geografia.
Curioso e devastante.
La pianura è verde.
Le salite e le discese hanno lo stesso colore.
Il ghiaccio e la neve hanno lo stesso colore
L'aria e l'acqua hanno lo stesso colore.
Ed io oggi non so più distinguerti.
Mentre nasce un senso morto.
Mentre nasce un aborto.
Il resto adesso è solo sesso.
Ed io scopo le uniche che si fanno scopare
Le parole.
Mentre ne io ne loro proviamo piacere.
Ma forse fecondiamo gli stati d'animo.
Ma forse fecondiamo gli stati d'animo.

24 marzo 2008

''Che non è inchiostro nero ma sangue che grandina gioia''

Paolo Benvegnù, brividi.
Paolo Benvegnù, brividi.
Unon dei migliori concerti che ho visto.
Che il soffitto della flog mi sembrava scomparso.
Che la musica è aria ed ha bisogno d'aria per riprodursi per vivere.
Che i concerti all'aperto sono meglio di quelli al coperto.
Ma il soffitto stasera davvero non c'era.
E la musica era così forte che rapiva tutto che assorbiva tutto, luoghi posti cemento luci bevute e persone.
E avrei avuto voglia di avere la mia chitarra e salire sul palco.
Di suonare e cantare le mie canzoni
Perchè io non so suonare perchè io non so cantare.
Ma scrivo canzoni.
Che fanno schifo a tutti ma non a me
Che fanno schifo a tutti perchè sono troppo non si sa cosa.
Perchè io ho delle fans.
''Perchè io uso l'Oreal perchè io valgo''.
Mentre nella mia auto si è rovesciata un pò di benzina, così dopo essere un centro commerciale alternativo una discarica senza inceneritore è diventata anche un distributore.
Ma la primavera è arrivata lo stesso.
E le rondini si preparano a fare i nidi sotto i tetti.
E io sono come loro, vivo in affitto nel cielo per poi essere sfrattato dal mutare delle stagioni.
Tutto questo perchè ho bisogno dei colori.
Che il mio ''Charlie fa surf'' e qualcuno rimane sulla spiaggia perchè ha la fobia dell'acqua.
Ma dobbiamo osare, se lo sentiamo. Anche se il mare ''ti culla e poi ti vuole ingoiare''.
Come le bombe di ''Apocalipse now''.
E finalmente ho scelto il lavoro da fare da grande.
Farò il giocatore di superenalotto.
E naturalmente perderò.
O magari vinco.
Così compro un figlio a mio padre.
Così mi compro una barca che non sia di carta e me ne vado a far in culo nel mare
Così vado dove mi pare.
E quel che rimane lo regalo ad un mio amico a patto che si sputtani tutto al poker o alla snai.
Perchè amo chi si rovina. Perchè mi sento meno solo.
Perchè amo le passioni.
Perchè le passioni sono fatte per ardere per bruciare.
Perchè le passioni nascono sul fuoco e vivono nei roghi.
E poi ho scoperto che sono figlio di una scopata e non dell'amore.
ma comunque sono stato portato al mondo da una cicogna morta e non da un trattore.
E non sarò mai un imprenditore agricolo.
Sarò un imprenditore di parole.
Guadagnerò di senso.
E saranno parole ad effetto di un italiano imperfetto.
Di un italiano scorretto.
Di un italiano che sa di follia e di astrologia invasata di filosofia ammaccata di poesia.
E ''porco cristo offenditi'' mentre ti cerco nell'uovo ma non ti trovo.
Comunque mi ritrovo.
Dubbi su certezze e certezze su dubbi.
Domande su risposte e risposte su proposte.
Indecenti come i sogni.
Troppo belli. Troppo vivi.
E un giorno saremo un branco e ci divertiremo e ci sarà un atmosfera magica.
E poi suoneremo.
E saremo felici.
E affonderemo nel dolore.
E saremo fratelli.
E saremo svariati organi che formano un cuore.
Perchè non stiamo solo scappando dalla realtà e il nostro Dio forse è sbagliato ma poi in fondo che ci importa.
E fumeremo sulla benzina.
Senza paura.
Abitando a Woodstock.

Abitando dove più ci piace.
Sulla luna o nel sole.
O su tutte le stelle.