ATTENZIONE QUESTO BLOG HA CONTRATTO LA MENINGITE...

SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..


20 febbraio 2009

''Il paese è reale''

ed urlalo ''ma il paese sa affondare''
''e tu vuoi far qualcosa che serva''
il tuo paese come il mio
edificato ed incatenato
per incamminarsi verso l'unica via
quella che porta a casa
la casa calda e dorata

così calda e così dorata mentre saltano in aria i cavi dello schermo a colori
ed i riflessi e le sfumature muoiono nel bianco e nero

la via sarà sempre una sola?
quella asfaltata?

quasi lacrime ad accendere gli occhi che poi affogano e si spengono

la verità sembra sempre morire di verità
questa sembra la stampa più leggibile e grande

13 febbraio 2009

''Non ti muovere''

capovolgere e giocare
non distinguere e divorare
i tuoi tredici cassetti
la materia dei tuoi tredici cassetti

gli aereoplani e le barche di carta
prendono fuoco
come ti muovi

nello stampare contorni
su fogli colorati

razionalmente.
non, razionalmente.

due punti fermi condannati
al movimento

7 febbraio 2009

''Mastica e sputa''

incidenti, scontri surreali, incidenti scontri accidentali o forse più o meno cercati, le sue parole non erano vere, le sue parole non erano neanche finte erano parole compatte parole a mezz'aria tra i piedi e il cuore.
nessuno vi cercava, nessuno cercava quello che poi inesorabilmente trovava, e loro erano giovani erano angeli medioevali immortalati in un quadro con la cornice d'oro.
mio padre taceva, la cosa che sapeva fare meglio, figlio e poi silenzio come ferrevie come infiniti chilometri tra sabbia e mare.
eppure qualcosa si muoveva da sotto da così sotto che quasi non si vedeva niente neanche a precipitare giù.
''e vuoi essere un desiderio innoucuo e magnifico dentro un corpo vuoto appoggiandomi perdo l'equilibrio se mi guardo non mi invidio'' così cantavi d'inverno così sospiravi d'inverno e dalle tua labbra uscivano cigni adatti al mio stagno.
la calcotrice stampa numeri su carta riciclata sulla mia pelle pile di nastri pile di cartucce di e di inchiostro per inventare un'altra storia per darmi un senso e tra le virgole tu incimpavi come inciampa un gatto nelle sue unghie.
la vita che brucia nel fuoco sembra ancora più viva se non fosse per la cenere che incontra e che ne sottrae forza, le mie particelle continuavi a ripetere le mie particelle le ho lasciate tutte nella vasca.

5 febbraio 2009

''Occhi di bosco''

il mio male non esiste, il mio male è l'ultimo pane che resta ai denti della mia anima, il mio male è vero il mio male è finto il mio male non è reale, costruisci e ti sommergi, impara a nuotare e affogherai.
le trecce viola della fertilità, io non esisto io sono un insicuro, io coltivo morte al computer, io soffro mentre la luna muore e il sole nasce al mattino.
decidere cosa decidere come, i fili sporchi dei tuoi burattini sono pezzi di vita al contrario.
mentre rapisco mezogne dalle vostre borse, mentre mi piego mentre congelo, la mia battaglia è insieme a me ed è contro di me.
non esiste niente senza materia mi dici.
non esiste un golfo non esistono poeti, non esistono camice rosse nè maglie nere, tu che usavi mine per svegliare la terra.
volubilità la mia amata città, perchè se fumi ti ricredi quando pensi ai tuoi secondi uccisi dal tempo che viaggia in prima classe.
vedo quadri di miseria in deserti pieni di piante vedo nuvole gonfie di pioggia in un'illusione cangiante.
tu e l'acqua del pozzo di chernobyl come unica tua fonte prescelta.
io condanno
io tremo
io non tremo
e tu piangi come una bambina impazzita.
come l'equilibrio di lacrime tra parti diversissime, chi nasce di solito piange chi crede di solito piange chi sta per morire di solito piange.
la pace sono i raid a gaza la morte è tutto quello che distruggono.
colpevole come i nodi ai capelli, io che ho ucciso riflessi di luce con l'ombra io che ho salvato specchi e oggetti rari io scivolo sui tuoi tormenti che sono i miei cavalli.
non esiste materia

2 febbraio 2009

Un quarto d'ora

il mal di denti non ti fa dormire

il mal di vivere non ti fa morire

nel giorno di sole liquefatto dalla pioggia quando ho capito di essere un gioco rotto nelle mani di un bambino viziato le acque come le tue gambe si sono aperte.

penso che tutte le particelle e le dimensioni siano meravigliosamente disperate in fondo

penso che molte di esse non si sappiano d' esserlo

è questo sarà il seme che poi il tempo trasformerà in frutto

nella legge poi divenuta regno dell'insoddisfazione cronica

la stessa che si fa ungere e poi cremare in un'ultima cena perpetua

fingere serenità è come un giorno d'agosto vissuto in città

qui si balla qui si sorride

qui il disprezzo diventa un osso sotterrato da un cane



proprio come il pazzo paralizzato che dice di avere radici e non gambe



gli occhi più sporchi per osservare la gente

per vedere come si apre e come si ricompatta

come diventa deforme e poi come dipinge la maschera



il letto trema si agita si muove

poco prima di mezzanotte vengo

dopo aver spinto forte in modo malsano dentro di te