ATTENZIONE QUESTO BLOG HA CONTRATTO LA MENINGITE...

SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..


28 dicembre 2007

Confusione

Sentirsi derubato da voi. Non riesco più ad essere libero di essere con te. Non ce la faccio. Stavolta esco per un po’ e poi vedremo. Gli alberi al buio, nell’autunno le foglie vivono solo vicine alla luce.
Fotosintesi. Quanta clorofilla, dimmi quanta, il lampione è color ambra e lo foglie sono gialle. Nascerò di nuovo a primavera. Speriamo di non doverla aspettare troppo. Che importa con chi. Quello che vedo è l’elettricità che scintilla sotto i miei occhi vigili, i vostri occhi.
La morsa stringe, e non ho paura ma così non ha senso, sono legato mi avete legato siete più forti del mio volere, del mio sentire e non fate niente. La mia testa che viaggia nel buio. Il mio cuore che pulsa buio. Ti voglio bene. Ancora troppo.
Potevi fare tanto potevi fare troppo. E non l’hai fatto. E non ce l’ho con te. La tua verità sta cambiando lentamente solo tu non te ne accorgi ed io sarei solo un tampone.
Credo nelle tue parole. Ma mentre le dici perdono forza. E non sono applicabili.
E poi natale senza neve, natale bianco di polvere. Che tristezza enorme che fa.
La polvere sulle sigarette.
È morta una ragazza di 23 anni ma la festa deve andare avanti. È morta d’infarto. Bere ancora.
Vi voglio bene ragazzi nonostante tutto, spero non cresceremo mai. E poi magari lui ritorna, con la chitarra. E i tuoi occhi sono diversi. Più lucidi. Più profondi. Dovrei odiarti ma non ti odio. Anzi, magari suoniamo.
E quale futuro e quale furto. Inadatto e inabile. Ti fai sentire e poi scompari per ritornare.
Vedo solo corteccia e buio. Voglio un mondo verde voglio un mondo vero.

20 dicembre 2007

Impressioni senza battito

entrare, nella vecchia porta
nella porta aperta
ci siamo seduti sulla polvere
ci siamo seduti sulla polvere
scaldandoci gli arti inferiori
scaldandoci gli arti interiori
ma il fumo buono non è fuoco
ti ricordi della neve verde?
prima della discesa nella nebbia
andare adagio per non morire nella nebbia
un tempo siamo riusciti a volare
volare e graffiare
come i gatti inverosimili
come negli amori impossibili
colorati di nero ed arancione
poi d'autunno tutto si fa più freddo
ed occorre migrare prima del gelo
riesci a volare o solo a correre e camminare
adesso in tavola non c'è più vino
non esiste più carne
scorgo solo aceto e acqua marcia
nella stanza che sembra più vuota
nella stanza derubata dal battito

18 dicembre 2007

''Aspettando godot'', aspettando natale

Parole tristi, occhi morti cuore sull'altare pronto per l'ennesimo sacrificio. Patti Smith che ci aspetta in una chiesa. Scrivere un post con le mani che ti tremano con lo stomaco che si ribella.
Una signora che ci regala due biglietti. Tu non ci sei ed è la prima volta che mi fa così strano. Entriamo in chiesa, era molto che non ci entravo. Era da un funerale e anche se è brutto da dirsi quel giorno mi sentivo molto più a mio agio di poche ore fa.
Patti Smith sale sul palco o meglio sull'altare o meglio ancora vicino all'altare, non ho mai visto dare tanto amore a un pubblico a un ambiente come quello che riusciva a dare lei, con la sua parlata inglese bellissima, con il suo modo vitale, con le sue canzoni. C'era tantissimo amore nell'aria e il mio disagio era inquietante. Occhi lucidi, tristezza profonda, dolore.
La tua gioia senza me è una dipendenza. Così leggo in un e-mail. Non puoi vivere senza di me. Leggere un post e correre in bagno disperatamente. Quale strazio, quale croce, dove posso morire. Per favore per un istante almeno. Fare all'amore col dolore, come fare all'amore con un violoncello. Vorrei non aspettare più godot che tanto non arriverà mai, vorrei non arrivasse neanche natale.
La gente è più buona. I negozi sono più affollati, i preparativi per la festa, i preparativi per le cene e per i pranzi, i regali.
Le persone intente a fare l'albero, gli addobbi, mia madre che quest'anno vuol fare anche il presepe. Io che muoio nel buio di questa odiosa camera, nella mia camera, nella mia casa, nella mia famiglia. Dove tutto quel che è mio sono solo io.
Sognare di andare a bere del buon vino con de andrè, sognare di parlare di percorsi interiori con de andrè. De andrè è morto.
Il dolore nella carne, il dolore dello spirito.
Tutto l'amore di quella chiesa, tutta la mia inadeguatezza, questa notte non finirà molto velocemente. Questa notte non finirà mai.
La salvezza, la beatitudine, Patti Smith e Giovanni Lindo Ferretti, percorsi interiori, serenità solari. La mia invidia crescente, ne vengo divorato.
E mi chiedo se davvero il mio peccato sia la sincerità e l'ascoltare quello che c'è al di la del mare, sfidando il male, frammenti, detriti, pezzi di vetro, cosa scorre nelle vene. Un organismo senza arterie. Sono inadatto lo sono sempre stato e non ho mai chiesto niente. A nessuno.
Non ho mai chiesto amore, ne ho avuto sempre un bisogno estremo, la libertà nelle catene. La felicità assoluta. La dimensione estiva. Il tempo che corrode tutto. Tu, il tuo post, l'odio, il dolore, nuotare nelle parole. Non ho mai chiesto niente a nessuno. Non ho mai chiesto di nascere.
Confusione, il mouse che si illumina di rosso, che s'illumina ad intermittenza, come a ricordarmi che sto sanguinando, confusione, come a trasformarsi in una spia pericolosa.
Doveva nevicare oggi, non è sceso neanche un fiocco di neve, solo vento freddo, oggi, lunedì, il giorno sbagliato. Natale senza lavoro, lavorando senza occupazione, aspettare venti minuti per prendere cinquanta euro. Ne volevo solo dieci, volevo fossero miei però senza chiedere niente.
Farsi la doccia con l'acqua fredda. Sta arrivando natale, non amo, non mi amano, vorrei spegnere tutto e farlo riaccendere da una persona che venga per me con tutta la cura e l'amore che può, senza chiedere niente, e amarla con tutto me stesso senza che mi chieda niente. Avrei voglia di esser riempito di purezza, da qualcosa di limpido e non contaminato. Ma continuo a sbagliare, continuo a chiedermi di nascosto il perchè. La verità è un bisturi che ti apre senza anestesia. La verità è una malattia, pericolosa, che ti contagia e diventa cronica.
''Incubo numero zero'', natale di solito comincia sporco. Ho paura. Ho freddo. Ce la faccio. Anche se sono troppe tutte queste cicatrici, tutte queste ferite per perdonare non si sa nemmeno cosa, per non cadere giù dritto all'inferno. E quanto mi hai tradito con la tua lingua, con le tue labbra, con la tua mente e con i tuoi sentimenti. Muta la verità e quanta paura. Ma dormi serena e pò triste adesso che sei tornata da Bologna e purtroppo non sono contento per la tua gioia. Ma credo che un domani lo sarò. Il tuo post, i tuoi ti voglio bene, i miei occhi perdutamente persi nel buio di una galleria. La telefonata che non vedrà la luce. Tutto senza senso, confusione, disordine, disamore e non c'è nessuno, parole come fumo e ho paura, ho freddo ma ce la faccio. Vedi, guardami, vedi come si muore amore, ma ce la faccio, ma stai tranquilla che ce la faccio.

17 dicembre 2007

Nel vento

Gli anelli delle catene, ruggine ed incenso
cos'è che manca nel buio se la luce è stata disintegrata
memorie e materia, vitalità dolenti
i viaggi introspettivi nel calore di un abitacolo
paesaggi industriali, terre rovinate dalla natura stessa
cos'è che manca all'amore e non alle persone
i bagliori che annegano nei vapori
delle nuvole pesanti nate dall'acido evaporato
che si sostituiscono a stelle rarefatte
nel gelo degli addobbi con stelle artefatte
colori elettrici, luminosità glaciali e artificiali
aspettando la notte scacciando via la morte
forse tutto questo è ineguaglibile come il celeste
nella voglia di dominare nella vanità cieca
i martiri della libertà sono i primi ad uccidere
l'unica entità energetica adesso può essere solo il vento
e non c'è nessun rumore adesso c'è solo il vento

13 dicembre 2007

Untitled #2

Gelo ovunque, ma ci divertiamo a bruciare il fuoco
respirare d'illusioni, nei segreti svelati
non ho niente di nuovo da dire ma lo so dire bene

scoprendo tutte queste distanze
tra gli occhi e i sogni

non ce ne accorgeremo
non vogliamo e non ne abbiamo bisogno

e se un giorno la realtà sarà troppo forte
cadremo sui nostri vetri rotti

e da svegli sperando di avere sempre
le vesti colorate di verde
ci rimetteremo a sognare

non possono uccidere
non possono uccidere
ma dobbiamo stare attenti a non morire

8 dicembre 2007

''Che cosa vedi''

Un teatro, una danza affascinante, l’ombra gigantesca che calpesta le persone, senza pietà, donne e uomini, giovani e meno giovani tutti pressati a terra tutti uccisi dalle movenze demoniache di un ombra, da una danza nuda irresistibile ed elegante applaudita dalle decorazioni sui soffitti e dalle facce barocche colte in risate volgari.
La musica si alza nessuno si sveglia. Melodie complicate, ritmi ossessivi, parole e voci che lapidano le coscienze, eppure nessuno si sveglia.
Il teatro animosi è il tempio della distruzione, l’inferno di marmo bianco, circondato da case distrutte e da balconi con ringhiere arrugginite.
La stessa ruggine che applichi sulle tue unghie. Incapaci ed inabili di fronte ai meccanismi delle mani.
Il collo e le labbra sono luminosi nel buio di una stanza che potrebbe essere la camera di uno dei più splendidi bordelli di una ricca Berlino, oppure il prato dell’eden di una notte senza tempo, ma niente piega più l’acciaio, niente è più così forte da far danzare le mani, o è solo l’ovatta dove sei rinchiusa che mi blocca. Intanto la verità frammentata gioca al tiro alla fune con le parti di me aspettando che quelle più deboli siano sconfitte e si dissolvano.
Quanto piangerai, quando i miei occhi non avranno più lacrime. Cadere giù. Scavare in fondo, sono il prodotto derivato da un inferno amato e in decomposizione. Disinfettato con la decomposizione stessa.

Il tuo crimine, è la verità, il tuo crimine e l'innocenza. Persa per sempre. L'illusione è più debole di sempre. Il cuore diventa nero, il sangue viola, volgari sono i movimenti di ali rotte, sporche e marce.
“Avrò per sempre gli occhi neri” vivrò per sempre nel buio diverrò un demone e poi morirò di vita immortale.
Pioverà sempre fiele sulla mia neve “avrò per sempre gli occhi neri’’.
Sarai solo la mia vittima, ‘’avrò per sempre gli occhi neri’’
Romperò tutti gli anelli delle catene che mi legano all’amare, ‘’avrò per sempre gli occhi neri’’ per sempre.

7 dicembre 2007

La soluzione, il piano M.E.R.D.A.

M. medicazione

E. e

R. riabilitazione

D. dell'

A. anima

Sono un genio, il mio cervello finalmente ha avuto un'illuminazione d'altri tempi, la soluzione a tutti i miei mali sarà il piano M.E.R.D.A.
Basta seghe mentali e non, adesso con questo piano sarò una persona libera e felice, sarò finalmente realizzato.
Ovviamente questo meraviglioso piano è brevettato, comunque se siete interessati all'acquisto contattatemi pure, si parte da 500 Euro!
Lo so che è poco, che questo piano (ovvero la ricetta della felicità e della libertà) lo dovrei far pagare molto di più ma sono troppo magnanimo e amo troppo le persone per stroncarle economicamente.
In virtù di questo accetto anche un pagamento in comode rate mensile da 2 euro!
Orsù dunque sbrigatevi che la M.E.R.D.A. ve la faccio pagare veramente poco.

6 dicembre 2007

Untitled #1

Camminare sui campi umidi in questo inverno
Le terre deserte coperte dalle gelate
I fiori che vivono solo sotto il nylon
Col calore dei generatori d'aria calda
alimentati dal carburante verde

Come stai?
Come stai?

Dal rosso al nero
Dal nero al bianco
Tutte le lacrime a scoprir le montagne di neve
Quanto candore ho trovato dentro di me

Ma infondo forse tutto questo è chiedere troppo
Ma infondo forse tutto questo è chiedere troppo

3 dicembre 2007

Pensiero astratto postindustriale

Perdersi nelle parole, cercando le chiavi anche se non ci sono porte, nelle frasi fatte, mettendo in upload la speranza, ci sono solo i monitor nei miei orgasmi senza grazia, i sentimenti ridisegnati, stilizzati, l'arte si paga con la vita senza vita, negli orologi che notano come si muove il tempo, le lancette che sono lame taglienti, ferire e deperire nelle consolazioni scarne e magre che fanno ingrassare. il mio ambiente è umido e fuori fa molto freddo in questa seconda metà d'autunno, un autunno dove le foglie sono morte troppo velocementee dove i marciapiedi sono più vuoti di sempre, con i bagni degli autogrill durubati dalla tua distanza, le reazioni violente per assaltare i contrabbandieri di alcool, i tuoi psicofarmaci interiori, il mio astio cangiante per le situazioni ibride. Lavorare nella libreria, lavorare in una zona industriale, lavorare per lavorare al riparo dai sogni, dalle molotov e dai centri sociali.
I ceti medi che disubbidiscono allo spirito proletario, rovistando nelle macerie e nella spazzatura, mentre il paesaggio osceno riempie il quadro vuoto, la sua cornice appesa al muro
Sensibilità deturpate, orgogli ridicolizzati, sensibilità lasciate a marcire come le confezioni di amore scauduto sulle scaffalature del discount. I centri commerciali nei tuoi occhi, il tuo navigatore che non ti riporterà mai da me, la tecnologia cronica e congenita, guardare i dirupi che portano al mare, guardare i dirupi che portano al male. Non è il tempo zero è solo il medioevo, Nessuno abbia fretta è solo il medioevo

1 dicembre 2007

''Per Giove o diocane o chi per lui''

‘’Ti farai una posizione sottoterra’’ questo è l’augurio il consiglio e l’esempio di lungimiranza di una delle persone che mi conosce di più e che mi vuole più bene, ti ringrazio S.
S. sarebbe la mia migliore amica e almeno qui non ci piove (S. sta per Sabrina devo scrivere S. perché credo che gli dia fastidio essere nominata comunque se volete delle informazioni private su di lei scrivetemi pure [no perditempo offresi pulizia e discrezione]). Ti voglio bene scema.
E in questo fine settimana ci si è messo pure il papa a rompere i coglioni con le sue stronzate sul marxismo e l'ateismo. E' vero hai ragione caro Benedetto I sono felice che ci sia la santa chiesa che ci libera dal male e c'è un diocane che ci salva.
Grazie giuro che domenica mattina rapino una banca poi vengo alla messa e faccio un'offerta. Così sei contento, così magari mi confesso pure e sopratutto ritrovo la fede.
Menomale che c'è ancora la musica che mi emoziona.
Venerdi notte a Bologna per vedere il sempre più mitico e geniale Vasco alias le luci della centrale elettrica.
Il vero Vasco nazionale e non quel maiale di Rossi.
Concerto bellissimo. Non c’è altro da dire. I pezzi nuovi che ho sentito mi stroncano le gambe e mi infiammano i piedi per i colpi che tiravo su uno scalino di ferro dalla rabbia.
Il problema è che non so con che coraggio guardare ‘’il cielo malconcio di Chernobyl da qui esprimere desideri’’.
E il tuo fottuto navigatore satellitare che mi è sempre stato sul cazzo.
‘’Fra 100 metri gira a destra’’praticamente non sa dire altro. Mai una volta che ti abbia riportato da me.
Giuro che se un giorno ti rifarò un regalo ti compro un navigatore satelittare con l'attacco usb per il cuore. Così mi ritrovi sempre.
E ''farò rifare l'asfalto per quando tornerai'' sperando che prima tu ti sloghi bene polsi e caviglie scivolando magari sui miei polmoni biodegradabili che si trovano su tutte le strade e le piazze del centro italia. Che forse fumo un pò troppo. Che forse respiro un pò troppo poco.
E quella ragazza fuori dall'estragon con ''i capelli che sono fili scoperti'', quella ragazza che fumava come non avevo mai visto nessuno che parlava ai cespugli, spero di rincontrarla. Che magari poi mi innamoro e risolvo tutto.
E mi libero dal veleno.
Spero guardiate un gran bel film. Spero che non vi fermiate solo li.
Spero che i toast siano buoni anzi buonissimi.
Spero che il tuo divano riconosca che non sono io e si rivolti ed inizi una rivoluzione contro di voi ed inizi ad arruolare fotografie, pelusche, il tuo letto e tutte le coperte che abbiamo sporcato, gli specchi del tuo bagno, la bilancia dove mi pesavo, tutti i miei regali e tutti i cd che parlano di noi per costituire un esercito invincibile, ''un esercito del sert'' che vi sconfigga.
E adesso esco ''come Mastroianni anni fa'' esco e vado al bar ''dalla lotta armata al bar'' che fra 100 metri giro a destra come vuole il tuo navigatore del cazzo e menomale che stasera piove così almeno la pioggia mi annacqua le molte bevute che farò. ''Bevi stai su'' come dice Cesare Basile in Closet Meraviglia.
Nei nostri abbracci le nostre parole come aperitivo, ''Cerca di star bene''; ''Anche te, fottiti''.
E mi raccomando magari anche andando a fare in culo o nel fondo schiena per non essere troppo volgari cerca di ritrovare te stessa e stai tranquilla che fra 100 metri giri a destra come vuole il tuo navigatore o i tuoi satelliti.