ATTENZIONE QUESTO BLOG HA CONTRATTO LA MENINGITE...

SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..


28 dicembre 2007

Confusione

Sentirsi derubato da voi. Non riesco più ad essere libero di essere con te. Non ce la faccio. Stavolta esco per un po’ e poi vedremo. Gli alberi al buio, nell’autunno le foglie vivono solo vicine alla luce.
Fotosintesi. Quanta clorofilla, dimmi quanta, il lampione è color ambra e lo foglie sono gialle. Nascerò di nuovo a primavera. Speriamo di non doverla aspettare troppo. Che importa con chi. Quello che vedo è l’elettricità che scintilla sotto i miei occhi vigili, i vostri occhi.
La morsa stringe, e non ho paura ma così non ha senso, sono legato mi avete legato siete più forti del mio volere, del mio sentire e non fate niente. La mia testa che viaggia nel buio. Il mio cuore che pulsa buio. Ti voglio bene. Ancora troppo.
Potevi fare tanto potevi fare troppo. E non l’hai fatto. E non ce l’ho con te. La tua verità sta cambiando lentamente solo tu non te ne accorgi ed io sarei solo un tampone.
Credo nelle tue parole. Ma mentre le dici perdono forza. E non sono applicabili.
E poi natale senza neve, natale bianco di polvere. Che tristezza enorme che fa.
La polvere sulle sigarette.
È morta una ragazza di 23 anni ma la festa deve andare avanti. È morta d’infarto. Bere ancora.
Vi voglio bene ragazzi nonostante tutto, spero non cresceremo mai. E poi magari lui ritorna, con la chitarra. E i tuoi occhi sono diversi. Più lucidi. Più profondi. Dovrei odiarti ma non ti odio. Anzi, magari suoniamo.
E quale futuro e quale furto. Inadatto e inabile. Ti fai sentire e poi scompari per ritornare.
Vedo solo corteccia e buio. Voglio un mondo verde voglio un mondo vero.

20 dicembre 2007

Impressioni senza battito

entrare, nella vecchia porta
nella porta aperta
ci siamo seduti sulla polvere
ci siamo seduti sulla polvere
scaldandoci gli arti inferiori
scaldandoci gli arti interiori
ma il fumo buono non è fuoco
ti ricordi della neve verde?
prima della discesa nella nebbia
andare adagio per non morire nella nebbia
un tempo siamo riusciti a volare
volare e graffiare
come i gatti inverosimili
come negli amori impossibili
colorati di nero ed arancione
poi d'autunno tutto si fa più freddo
ed occorre migrare prima del gelo
riesci a volare o solo a correre e camminare
adesso in tavola non c'è più vino
non esiste più carne
scorgo solo aceto e acqua marcia
nella stanza che sembra più vuota
nella stanza derubata dal battito

18 dicembre 2007

''Aspettando godot'', aspettando natale

Parole tristi, occhi morti cuore sull'altare pronto per l'ennesimo sacrificio. Patti Smith che ci aspetta in una chiesa. Scrivere un post con le mani che ti tremano con lo stomaco che si ribella.
Una signora che ci regala due biglietti. Tu non ci sei ed è la prima volta che mi fa così strano. Entriamo in chiesa, era molto che non ci entravo. Era da un funerale e anche se è brutto da dirsi quel giorno mi sentivo molto più a mio agio di poche ore fa.
Patti Smith sale sul palco o meglio sull'altare o meglio ancora vicino all'altare, non ho mai visto dare tanto amore a un pubblico a un ambiente come quello che riusciva a dare lei, con la sua parlata inglese bellissima, con il suo modo vitale, con le sue canzoni. C'era tantissimo amore nell'aria e il mio disagio era inquietante. Occhi lucidi, tristezza profonda, dolore.
La tua gioia senza me è una dipendenza. Così leggo in un e-mail. Non puoi vivere senza di me. Leggere un post e correre in bagno disperatamente. Quale strazio, quale croce, dove posso morire. Per favore per un istante almeno. Fare all'amore col dolore, come fare all'amore con un violoncello. Vorrei non aspettare più godot che tanto non arriverà mai, vorrei non arrivasse neanche natale.
La gente è più buona. I negozi sono più affollati, i preparativi per la festa, i preparativi per le cene e per i pranzi, i regali.
Le persone intente a fare l'albero, gli addobbi, mia madre che quest'anno vuol fare anche il presepe. Io che muoio nel buio di questa odiosa camera, nella mia camera, nella mia casa, nella mia famiglia. Dove tutto quel che è mio sono solo io.
Sognare di andare a bere del buon vino con de andrè, sognare di parlare di percorsi interiori con de andrè. De andrè è morto.
Il dolore nella carne, il dolore dello spirito.
Tutto l'amore di quella chiesa, tutta la mia inadeguatezza, questa notte non finirà molto velocemente. Questa notte non finirà mai.
La salvezza, la beatitudine, Patti Smith e Giovanni Lindo Ferretti, percorsi interiori, serenità solari. La mia invidia crescente, ne vengo divorato.
E mi chiedo se davvero il mio peccato sia la sincerità e l'ascoltare quello che c'è al di la del mare, sfidando il male, frammenti, detriti, pezzi di vetro, cosa scorre nelle vene. Un organismo senza arterie. Sono inadatto lo sono sempre stato e non ho mai chiesto niente. A nessuno.
Non ho mai chiesto amore, ne ho avuto sempre un bisogno estremo, la libertà nelle catene. La felicità assoluta. La dimensione estiva. Il tempo che corrode tutto. Tu, il tuo post, l'odio, il dolore, nuotare nelle parole. Non ho mai chiesto niente a nessuno. Non ho mai chiesto di nascere.
Confusione, il mouse che si illumina di rosso, che s'illumina ad intermittenza, come a ricordarmi che sto sanguinando, confusione, come a trasformarsi in una spia pericolosa.
Doveva nevicare oggi, non è sceso neanche un fiocco di neve, solo vento freddo, oggi, lunedì, il giorno sbagliato. Natale senza lavoro, lavorando senza occupazione, aspettare venti minuti per prendere cinquanta euro. Ne volevo solo dieci, volevo fossero miei però senza chiedere niente.
Farsi la doccia con l'acqua fredda. Sta arrivando natale, non amo, non mi amano, vorrei spegnere tutto e farlo riaccendere da una persona che venga per me con tutta la cura e l'amore che può, senza chiedere niente, e amarla con tutto me stesso senza che mi chieda niente. Avrei voglia di esser riempito di purezza, da qualcosa di limpido e non contaminato. Ma continuo a sbagliare, continuo a chiedermi di nascosto il perchè. La verità è un bisturi che ti apre senza anestesia. La verità è una malattia, pericolosa, che ti contagia e diventa cronica.
''Incubo numero zero'', natale di solito comincia sporco. Ho paura. Ho freddo. Ce la faccio. Anche se sono troppe tutte queste cicatrici, tutte queste ferite per perdonare non si sa nemmeno cosa, per non cadere giù dritto all'inferno. E quanto mi hai tradito con la tua lingua, con le tue labbra, con la tua mente e con i tuoi sentimenti. Muta la verità e quanta paura. Ma dormi serena e pò triste adesso che sei tornata da Bologna e purtroppo non sono contento per la tua gioia. Ma credo che un domani lo sarò. Il tuo post, i tuoi ti voglio bene, i miei occhi perdutamente persi nel buio di una galleria. La telefonata che non vedrà la luce. Tutto senza senso, confusione, disordine, disamore e non c'è nessuno, parole come fumo e ho paura, ho freddo ma ce la faccio. Vedi, guardami, vedi come si muore amore, ma ce la faccio, ma stai tranquilla che ce la faccio.

17 dicembre 2007

Nel vento

Gli anelli delle catene, ruggine ed incenso
cos'è che manca nel buio se la luce è stata disintegrata
memorie e materia, vitalità dolenti
i viaggi introspettivi nel calore di un abitacolo
paesaggi industriali, terre rovinate dalla natura stessa
cos'è che manca all'amore e non alle persone
i bagliori che annegano nei vapori
delle nuvole pesanti nate dall'acido evaporato
che si sostituiscono a stelle rarefatte
nel gelo degli addobbi con stelle artefatte
colori elettrici, luminosità glaciali e artificiali
aspettando la notte scacciando via la morte
forse tutto questo è ineguaglibile come il celeste
nella voglia di dominare nella vanità cieca
i martiri della libertà sono i primi ad uccidere
l'unica entità energetica adesso può essere solo il vento
e non c'è nessun rumore adesso c'è solo il vento

13 dicembre 2007

Untitled #2

Gelo ovunque, ma ci divertiamo a bruciare il fuoco
respirare d'illusioni, nei segreti svelati
non ho niente di nuovo da dire ma lo so dire bene

scoprendo tutte queste distanze
tra gli occhi e i sogni

non ce ne accorgeremo
non vogliamo e non ne abbiamo bisogno

e se un giorno la realtà sarà troppo forte
cadremo sui nostri vetri rotti

e da svegli sperando di avere sempre
le vesti colorate di verde
ci rimetteremo a sognare

non possono uccidere
non possono uccidere
ma dobbiamo stare attenti a non morire

8 dicembre 2007

''Che cosa vedi''

Un teatro, una danza affascinante, l’ombra gigantesca che calpesta le persone, senza pietà, donne e uomini, giovani e meno giovani tutti pressati a terra tutti uccisi dalle movenze demoniache di un ombra, da una danza nuda irresistibile ed elegante applaudita dalle decorazioni sui soffitti e dalle facce barocche colte in risate volgari.
La musica si alza nessuno si sveglia. Melodie complicate, ritmi ossessivi, parole e voci che lapidano le coscienze, eppure nessuno si sveglia.
Il teatro animosi è il tempio della distruzione, l’inferno di marmo bianco, circondato da case distrutte e da balconi con ringhiere arrugginite.
La stessa ruggine che applichi sulle tue unghie. Incapaci ed inabili di fronte ai meccanismi delle mani.
Il collo e le labbra sono luminosi nel buio di una stanza che potrebbe essere la camera di uno dei più splendidi bordelli di una ricca Berlino, oppure il prato dell’eden di una notte senza tempo, ma niente piega più l’acciaio, niente è più così forte da far danzare le mani, o è solo l’ovatta dove sei rinchiusa che mi blocca. Intanto la verità frammentata gioca al tiro alla fune con le parti di me aspettando che quelle più deboli siano sconfitte e si dissolvano.
Quanto piangerai, quando i miei occhi non avranno più lacrime. Cadere giù. Scavare in fondo, sono il prodotto derivato da un inferno amato e in decomposizione. Disinfettato con la decomposizione stessa.

Il tuo crimine, è la verità, il tuo crimine e l'innocenza. Persa per sempre. L'illusione è più debole di sempre. Il cuore diventa nero, il sangue viola, volgari sono i movimenti di ali rotte, sporche e marce.
“Avrò per sempre gli occhi neri” vivrò per sempre nel buio diverrò un demone e poi morirò di vita immortale.
Pioverà sempre fiele sulla mia neve “avrò per sempre gli occhi neri’’.
Sarai solo la mia vittima, ‘’avrò per sempre gli occhi neri’’
Romperò tutti gli anelli delle catene che mi legano all’amare, ‘’avrò per sempre gli occhi neri’’ per sempre.

7 dicembre 2007

La soluzione, il piano M.E.R.D.A.

M. medicazione

E. e

R. riabilitazione

D. dell'

A. anima

Sono un genio, il mio cervello finalmente ha avuto un'illuminazione d'altri tempi, la soluzione a tutti i miei mali sarà il piano M.E.R.D.A.
Basta seghe mentali e non, adesso con questo piano sarò una persona libera e felice, sarò finalmente realizzato.
Ovviamente questo meraviglioso piano è brevettato, comunque se siete interessati all'acquisto contattatemi pure, si parte da 500 Euro!
Lo so che è poco, che questo piano (ovvero la ricetta della felicità e della libertà) lo dovrei far pagare molto di più ma sono troppo magnanimo e amo troppo le persone per stroncarle economicamente.
In virtù di questo accetto anche un pagamento in comode rate mensile da 2 euro!
Orsù dunque sbrigatevi che la M.E.R.D.A. ve la faccio pagare veramente poco.

6 dicembre 2007

Untitled #1

Camminare sui campi umidi in questo inverno
Le terre deserte coperte dalle gelate
I fiori che vivono solo sotto il nylon
Col calore dei generatori d'aria calda
alimentati dal carburante verde

Come stai?
Come stai?

Dal rosso al nero
Dal nero al bianco
Tutte le lacrime a scoprir le montagne di neve
Quanto candore ho trovato dentro di me

Ma infondo forse tutto questo è chiedere troppo
Ma infondo forse tutto questo è chiedere troppo

3 dicembre 2007

Pensiero astratto postindustriale

Perdersi nelle parole, cercando le chiavi anche se non ci sono porte, nelle frasi fatte, mettendo in upload la speranza, ci sono solo i monitor nei miei orgasmi senza grazia, i sentimenti ridisegnati, stilizzati, l'arte si paga con la vita senza vita, negli orologi che notano come si muove il tempo, le lancette che sono lame taglienti, ferire e deperire nelle consolazioni scarne e magre che fanno ingrassare. il mio ambiente è umido e fuori fa molto freddo in questa seconda metà d'autunno, un autunno dove le foglie sono morte troppo velocementee dove i marciapiedi sono più vuoti di sempre, con i bagni degli autogrill durubati dalla tua distanza, le reazioni violente per assaltare i contrabbandieri di alcool, i tuoi psicofarmaci interiori, il mio astio cangiante per le situazioni ibride. Lavorare nella libreria, lavorare in una zona industriale, lavorare per lavorare al riparo dai sogni, dalle molotov e dai centri sociali.
I ceti medi che disubbidiscono allo spirito proletario, rovistando nelle macerie e nella spazzatura, mentre il paesaggio osceno riempie il quadro vuoto, la sua cornice appesa al muro
Sensibilità deturpate, orgogli ridicolizzati, sensibilità lasciate a marcire come le confezioni di amore scauduto sulle scaffalature del discount. I centri commerciali nei tuoi occhi, il tuo navigatore che non ti riporterà mai da me, la tecnologia cronica e congenita, guardare i dirupi che portano al mare, guardare i dirupi che portano al male. Non è il tempo zero è solo il medioevo, Nessuno abbia fretta è solo il medioevo

1 dicembre 2007

''Per Giove o diocane o chi per lui''

‘’Ti farai una posizione sottoterra’’ questo è l’augurio il consiglio e l’esempio di lungimiranza di una delle persone che mi conosce di più e che mi vuole più bene, ti ringrazio S.
S. sarebbe la mia migliore amica e almeno qui non ci piove (S. sta per Sabrina devo scrivere S. perché credo che gli dia fastidio essere nominata comunque se volete delle informazioni private su di lei scrivetemi pure [no perditempo offresi pulizia e discrezione]). Ti voglio bene scema.
E in questo fine settimana ci si è messo pure il papa a rompere i coglioni con le sue stronzate sul marxismo e l'ateismo. E' vero hai ragione caro Benedetto I sono felice che ci sia la santa chiesa che ci libera dal male e c'è un diocane che ci salva.
Grazie giuro che domenica mattina rapino una banca poi vengo alla messa e faccio un'offerta. Così sei contento, così magari mi confesso pure e sopratutto ritrovo la fede.
Menomale che c'è ancora la musica che mi emoziona.
Venerdi notte a Bologna per vedere il sempre più mitico e geniale Vasco alias le luci della centrale elettrica.
Il vero Vasco nazionale e non quel maiale di Rossi.
Concerto bellissimo. Non c’è altro da dire. I pezzi nuovi che ho sentito mi stroncano le gambe e mi infiammano i piedi per i colpi che tiravo su uno scalino di ferro dalla rabbia.
Il problema è che non so con che coraggio guardare ‘’il cielo malconcio di Chernobyl da qui esprimere desideri’’.
E il tuo fottuto navigatore satellitare che mi è sempre stato sul cazzo.
‘’Fra 100 metri gira a destra’’praticamente non sa dire altro. Mai una volta che ti abbia riportato da me.
Giuro che se un giorno ti rifarò un regalo ti compro un navigatore satelittare con l'attacco usb per il cuore. Così mi ritrovi sempre.
E ''farò rifare l'asfalto per quando tornerai'' sperando che prima tu ti sloghi bene polsi e caviglie scivolando magari sui miei polmoni biodegradabili che si trovano su tutte le strade e le piazze del centro italia. Che forse fumo un pò troppo. Che forse respiro un pò troppo poco.
E quella ragazza fuori dall'estragon con ''i capelli che sono fili scoperti'', quella ragazza che fumava come non avevo mai visto nessuno che parlava ai cespugli, spero di rincontrarla. Che magari poi mi innamoro e risolvo tutto.
E mi libero dal veleno.
Spero guardiate un gran bel film. Spero che non vi fermiate solo li.
Spero che i toast siano buoni anzi buonissimi.
Spero che il tuo divano riconosca che non sono io e si rivolti ed inizi una rivoluzione contro di voi ed inizi ad arruolare fotografie, pelusche, il tuo letto e tutte le coperte che abbiamo sporcato, gli specchi del tuo bagno, la bilancia dove mi pesavo, tutti i miei regali e tutti i cd che parlano di noi per costituire un esercito invincibile, ''un esercito del sert'' che vi sconfigga.
E adesso esco ''come Mastroianni anni fa'' esco e vado al bar ''dalla lotta armata al bar'' che fra 100 metri giro a destra come vuole il tuo navigatore del cazzo e menomale che stasera piove così almeno la pioggia mi annacqua le molte bevute che farò. ''Bevi stai su'' come dice Cesare Basile in Closet Meraviglia.
Nei nostri abbracci le nostre parole come aperitivo, ''Cerca di star bene''; ''Anche te, fottiti''.
E mi raccomando magari anche andando a fare in culo o nel fondo schiena per non essere troppo volgari cerca di ritrovare te stessa e stai tranquilla che fra 100 metri giri a destra come vuole il tuo navigatore o i tuoi satelliti.

29 novembre 2007

Poi vieni o vieni fuori

abbi cura del tuo niente
perchè niente è come te
non ne trovi più l'uscita
non ne trovi più la meta

strafatta di cocaina e di morfina
assuefatta dalla verità
e scordati dei temporali e dei miei sogni
e scordati della pubblicità

ma abbi cura del tuo niente
perchè è niente quello che hai
e ci sono i tuoi tumori
negli umori che mi dai

rinchiusa nelle tue gabbie lisergiche
o racchiusa se ti va
e scordati l'estate e il vento
e scordati pure il fango

poi vieni o vieni fuori
che io non godo dei tuoi vestiti
e ancora vieni o vieni fuori
che io non godo dei tuoi mille volti
sui finestrini
delle nostre auto confuse nella nebbia
delle nostre auto rarefatte dalla nebbia

strafatta di cocaina e di morfina
assuefatta dalla verità
e scordati delle manie e di dimenticare
e ricordati di farmi male


poi vieni o vieni fuori
poi vieni o vieni fuori
poi vieni o vieni fuori
che io non godo dei tuoi vestiti

23 novembre 2007

Polvere nera

Cristallo sporco intaccato in modo indelebile
Che forse ti conviene sembrar creatura vera
Ora sei pongo in totale assenza di mobilità
Che forse ti conviene sembrar donna fatale

Se poi io ti strappo i colori che ti hanno illuminato
Che se eri viva nella morte ti voglio morta nella vita

Sarà polvere nera

Mi hai detto tu che vuoi il volgare cambiamento
Errore tuo credermi perso nelle tue labbra
La libertà dentro di noi che da bambina hai distrutto
Nelle tue paure che col sentire mi hai nascosto

Che con me tu soffocavi ma se ti chiudo le vie cosa fai
Tu hai deciso il prezzo ora io scelgo quando lo pagherai
Sarà polvere nera


Uccidimi prima che puoi altrimenti morirai
Uccidimi prima che abbia fiato da ucciderti io
Uccidimi prima che puoi altrimenti morirai
Uccidimi prima che puoi o hai paura di morire

21 novembre 2007

Yasminelle

I tuoi sentimenti gonfiati dagli ormoni
mi ricordano i miei mal di stomaco
e la tua seta bianca che non sarà più mia
circondata dai nostri implosi orgasmi

Scoperai un futuro migliore
Brucerai un futuro migliore

Sai che yasminelle ci paralizzerà
Sai che yasminelle non ci avrà

La tua confusione è come vetro vero
Sprofondo nel metile io vorrei solo amore
Nessuno capiva tutta quella rabbia
Nessuno capiva gli scogli di sabbia

Scoperai un futuro migliore
Brucerai un futuro migliore

Sai che yasminelle ci paralizzerà
Sai che yasminelle non ci avrà

Sei la mia cenerentola con le scarpe sbagliate
Sei la mia cenerentola con le scarpe sbagliate
Sei la mia cenerentola con le scarpe sbagliate

18 novembre 2007

''L'arte si paga con la vita''

Buio, dolore, ansia e paura. Le guerre senza soldati ne armi, le guerre dove sei solo contro i demoni.
Erano molti amore, erano forti molto più di me mi attaccavano alle spalle, mi aprivano il ventre ed iniziavano a togliermi gli organi. Alzare lo scudo, definire il reale.
Il centro punk rock ‘’la skaletta’’ di la Spezia, è bellissimo, cupo nella sua luce, pieno di persone che si ritrovano di persone che sembrano vestiti della stessa pelle, che riempiono la piazzetta davanti all’ingresso fumando, e vorrei aver avuto una vita la. Vorrei che in tutti questi anni quella fosse stata la mia casa.
Poi entro, la mia tessera acsi sembra anche più luminosa del solito, è la chiave per entrare, poi una birra ed inizio ad esplorare il posto. Appena accanto all’entrata sulla destra noto un enorme disegno con la scritta ’’I remeber you’’ e sotto un foglio scritto al pc firmato dalla rete contro la precarietà.
Lo leggo. Il lavoro anche in quella parte di liguria sembra un lusso. Continuo ad osservare il contrasto tra le pareti viola e il soffitto nero e mi sembra d’esser dentro al tuo blog.
Il concerto dopo un oretta e mezzo inizia. È burrascoso, la voce di Fiumani come al solito mi ricompone l’anima per poi distruggerla di nuovo.
Comunque è bello anche se fa male.
La sensazione più ricorrente di questi giorni è guardarmi vivere in un televisore. E sono uno spettatore inerme. Un distacco dalla vita inquietante un alienazione che non ho mai conosciuto così bene.
“Penso che chi mi ama valga poco. Che la verità ce l’abbia in mano chi mi odia chi mi esclude e che quest’ultima categoria di persone sia una massa unita e compatta che è la sola che vive veramente. Quelli che non hanno ammazzato il padre. Quelli che non lo hanno odiato così tanto come invece ho fatto io che a cinque anni l'ho ucciso. Vorrei stare con loro ambisco alla loro compagnia per purificarmi e perché mi insegnino le regole del vivere correttamente."
Ma sembra così difficile. Fuggire dalla propria dannazione quando senza la propria dannazione hai l'impressione di morire.
Paradosso esistenziale, incubo da pesce rosso. Chi è più morto fra di voi?
Poi con una violenza estrema appari nella mia fantasia e ti appropri della mia masturbazione.
Molte volte mi sono chiesto e forse non te l'ho mai confessato perchè a volte mi sono sentito inadatto alla tua fica. Forse perchè quella parte delle donne è un qualcosa di sacro è la porta della vita. Ho sempre preferito altre vie. Altre cavità. Tutto più sporco tutto più punk. Raschiare il fondo del barile per gustare tutto il senso per assaggiare tutti i sapori e per raschiare bisogna sporcarsi le mani. Comunque se ti interessa stai tranquilla amo la tua fica. Anche se te ne sei andata.
"Inculare la mia ragazza sul tavolo dell'ufficio del manager. Farla inculare dal manager. Non so quale delle due fantasie sia quella che mi arrapa di più''.
E poi la tua lotta alle paure. La necessità di sconfiggerle. La tua paura più grande era perdere me. Stai abbattendo anche quella. Lentamente che non faccia male, penetrarti da sola, rompere la verginità della tua più grande paura, ed io ti aiuto come al solito. Come quando facevamo gli allenamenti sessuali tardo-adolescenziali per vedere che effetto ti facevano le dita dentro e tu che sentivi calore e diventavi tutta rossa. Siamo cresciuti insieme. "Brindando coi demoni".
L'arte la paghi con la vita, come essere se stessi, come la verità che poi son tutte le stesse cose ed il risultato è la rabbia multidirezionale. Che provi, che provo.
Quando manca l'aria quando vuoi fuggire e sei in gabbia.
Quando manca l'aria quando vuoi fuggire e sei in gabbia.

16 novembre 2007

''Ma naturalmente io ho continuato a vedere lo stesso''

"Poi davvero si è fatto tutto lento e ovattato. lei mi ha puntato la pistola nel mezzo della fronte, e si è messa a piangere dal nervoso. Voleva solo spaventarmi, questo lo so, ma noi non decidiamo mai niente. Siamo sempre troppo presuntuosi e il treno ha rallentato troppo improvvisamente. Ho sentito un calore enorme, profondo, bellissimo in mezzo agli occhi e poi è diventato tutto nero. MA NATURALMENTE IO HO CONTINUATO A VEDERE LO STESSO. Ti ho vista immobile, incredula, imbrattata di sangue. Ti ho vista guardare i passeggeri schizzare fuori come mosche da un barattolo, appena si sono aperte le porte del vagone. Ti ho vista capire la tua verità, voltarti, cercare di correre scivolare su un pezzettino del mio cervello e perdere la pistola proprio mentre le porte si richiudevano e il treno ripartiva e il tuo ragazzo-complice, che ti aspettava alla fermata, si voltava correndo e piangendo terrorizzato. Ha pensato che non ti conosceva affatto. Qualcuno ha messo la pausa, poi, per dare il tempo alla polizia di arrivare alla stazione successiva. Allora con la faccia schiacciata contro il vetro della porta sembrava che ci fossi solo tu, su quel treno. E mentre guardavi lui che si allontanava hai pensato che c'eri solo tu. Poi ti sei voltata e ti sei accorta che c'ero anch'io. Un cadavere e una donna finita. Chi è più morto fra noi due? Per un attimo l'hai creduto davvero che io potessi essere il tuo angelo custode. Poi hai pensato che gli angeli custodi non possono morire e la tua razionalità l'ha avuta vinta sulla realtà. Sei proprio una sfigata, Topino, a credere che noi possiamo condizionare la nostra vita. A pensare che gli angeli custodi non possano morire. In realtà siamo veramente liberi solo quando ne abbiamo la possibilità. E non lo decidiamo noi. E anche tu sei cosi. Sei proprio una sfigata, ma io ero orgoglioso di te. Ero orgoglioso di essere il tuo angelo custode. Ho sempre pensato che eri la più bella. Ora che mi hai ucciso però spero proprio che lassù decidano di sostituirmi con qualcun altro. "

15 novembre 2007

''Forse non è proprio legale sai...''

Che tutto è iniziato in una sera d’estate di qualche anno fa, una sera di luglio di cinque anni fa. Quando qualcosa di strano mi spinse oltre le regole oltre la legalità. E ti sentivi cattiva e sporca.
E ti avevo sporcato io, per sempre. Poi ancora oggi i bicchieri si rompono, cadono dall’alto di uno sgabello e atterrano. Si dividono in due parti pressappoco uguali tra loro, circondati da mille frammenti di vetro. E le sigarette cadono dalle mani ancora troppo giovani per morire.
Se fossi gelido se fossi stato in carcere sarebbe stato tutto più facile.
Quando i pensieri ti violentano, ti stuprano, e gli occhi si distaccano dalla realtà, diventano ciechi o semplicemente vedono di più di quello che c’è.
Quando metto l’acido nella ragionevolezza. E tu preparavi le siringhe per farti iniettare gli esaurimenti nelle vene.
Sono stato in tutti i gironi del tuo inferno, ho fatto vomitare anche lucifero, nelle tue gabbie lisergiche, nelle tue strategie inconsapevoli. Che il tuo odore mi divora le dita e il tuo calore me le ravviva.
Tutto in distorsione col gain al massimo, senza batteria che a tempo non ci sappiamo andare.
Quando i tuoi graffi mi scavano dentro, superano le barriere e scavalcano il muro di Berlino.
Prima che la sicurezza ci scopra e ci spari.
Nonostante tutto mi sono contenuto con tutte le forze che avevo anche se a modo mio. Che lo scorrere di un fiume in piena qualche danno agli argini lo dovrà pur fare.
Recitare su un palcoscenico a luci spente, che il nostro pubblico è dietro le quinte, poi sedersi in prima fila davanti al niente, osservare i muri aspettare che cadano pezzi di intonaco che si scongela la rabbia che si congela il sole. E viceversa. Che se c’è un modo perderemo che se non c’è perderemo comunque. Poi vincere e perdere è la stessa cosa.
Nei tuoi genocidi interiori, nei miei vuoti d’anima spaventosi nelle mille mancanze colmate da altre mancanze.

11 novembre 2007

''Addio fottiti ma aspettami''

Se l’ ‘’odio migliore’’ è come l’amore allora lo sento ugualmente in modo instabile.
Deturpare i sentimenti nella loro essenza.
Togliere il veleno ai denti dei nostri. Così che se mordono non facciano male davvero.
E chissà che sapore avranno quelle Camel gialle comprate per errore. Che forse abbiamo sempre qualche link interiore ma è meglio non cliccarlo adesso.
È che sei un passato enorme e un futuro di speranza ma non puoi più essere il presente.
E teniamoci a distanza di sicurezza via etere che è meglio così.
I miei monologhi interiori sulle similitudini tra me e il numero zero. Il numero che se aggiunto o sottratto non cambia il risultato ma se moltiplicato o diviso annulla e rende impossibile il risultato. E lo zero non ha valore intrinseco. Quello però io ce l’ho.
E costruirsi le fondamenta sane. Iniziare a dipingere su tela con un pennello aspettando che arrivino i colori.
Deportarti ad Auschwitz. Coprirti con una ragnatela di pensieri inutili. Di pensieri sporchi.
Che se un giorno donassi un organo non donerò certo lo stomaco.
Che quando nello stereo sento la voce di Manuel che esplode su rapace divento più che cattivo.
E tra dieci anni partorirai i nostri figli, Misia e Marco. E se non sarò il padre forse sarò lo zio.
Quando i sogni si rompono. Quando il battito del cuore diventa interinale.
E forse non mi rendo conto ‘’quanto sarà lungo questo inverno’’.
Che se dio voleva lasciarmi sperso nel buio c’è riuscito in pieno.
E lo ringrazio a modo mio ovviamente.
E ti brilleranno le labbra quando mi ritroverai ma adesso che ognuno viva di vita propria.
Che in simbiosi ti mancava l’aria. Che l’aria ti mancherà lo stesso.

8 novembre 2007

Considerazioni sulla libertà

Quando i poeti maledetti ci vomiteranno addosso la verità
Quando quest’ultima non si romperà più davanti alle circostanze
Quando le stelle precipiteranno nei nostri occhi
E sveleranno cosa ci nascondono

Quando tutto sarà assoluto e luminoso
Quando l’ipocrisia verrà deportata nei campi di concentramento
Quando saremo tutti padroni di noi stessi
Saremo davvero liberi

Conosceremo l’inconscio
Conosceremo tutti i nostri percorsi
Non avremo più paura di impazzire

Quando la felicità ci verrà a cercare
Quando tutta l’amarezza che sento si dissolverà
Quando non ci saranno più certezze
E tutto apparirà come realmente è

E saremo liberi dall’invisibile
E saremo liberi dalla paura
E saremo davvero liberi

5 novembre 2007

Territori della follia

Avere i lupi dentro
I demoni che sussurrano all’anima il malessere dell’esistenza
Il sangue non è rosso e i suoi colori mutano
Tutto ciò che scorre in tutto ciò che vive

L’interiorità cresce con impeto violento e si fonde con le cose
L’immaginazione dentro la suggestione dilata i sapori

E l’essere vero culmina con la distruzione
Ciò che vedo non esiste ciò che non esiste è verità
Che si impadronisce dei vicoli e dei meandri oscuri dell’inconscio
Che non è altro che follia e che si espande nei suoi territori

31 ottobre 2007

''Ma com'è che non ci sei e ho bisogno di te''

Gettare le molotov al centro commerciale le follie, farvi saltare in aria. E non sarebbe neanche una brutta idea. Ovviamente nella mia testa, ‘’sciabola brilla e decapita questa mia testa’’.
Passare il giorno a maledirti cercando di trovare nel cranio pensieri sani che ovviamente non ci sono.
E ti capisco lui ti contatta e tu vai e ti capisco, e ti capisco così tanto che ho iniziato a tirarmi le pacche sulle spalle da solo. E mangio lamenti e ansia con lo sconforto di contorno.
E stasera avevo bisogno di te avevo davvero tanto bisogno di te e scusami per le paranoie ma sono stanco di elemosinare pezzi del tuo tempo sono stanco di elemosinare brandelli della tua carne sono stanco di imprecare.
E non ti senti mutata? Capisco anche questo. Peccato che ai miei occhi sia lampante il tuo cambiamento.
Quando ti volgi verso di me ovviamente, è che non ti vedo più l’anima ma vedo un gran bel cervello che ragiona e razionalizza sui nostri sentimenti marci. E devo imparare anch’io che conviene a tutti e tre.
E i nostri scontri finiti nel cesso.
Insieme al mio sperma su di noi.
Ricordi indelebili ma è solo memoria.
E poi oggi non sapevo se pioveva o se piangevo. Ma mi sa che piangevo.
E lo so che soffri anche tu. E so che soffrirai tantissimo quando le sue mani e le sue braccia ti consoleranno. Quando ti farà sorridere, quando ti darà dolcezza poi malizia e turbamenti.
E sono molto fortunato a restarmene qui davanti a un cazzo di computer di merda a morire in pace senza nessuno che mi consoli e magari giri il coltello nella piaga.
E non ho mai perso il senso dello humor.
E non cerco certo compassione ma passione e ancora passione
Prima della rivoluzione informatica. Quando non avevamo i pc ma gli abbracci.
E i vostri discorsi sulla semplicità. E sono contento che HAI APPREZZATO la nostra semplicità che ci faceva star bene.
È che forse ti devono aver rapito e al tuo posto c’è una sosia.
Anzi ti hanno clonato. Si che idiota ti hanno clonato come la pecora dolly.
Perché non ti riconosco più quando parli di certi momenti. O forse la tua verità cambia quando cambiano i tuoi punti di riferimento.
‘’Pensi di avere un credo poi lo adatti a quello che sei’’.
E sono contento che mi dici che dovrei ucciderti dentro di me e credimi se sapessi come non mi farei scrupoli.
È che dopo cinque anni e mezzo è difficile farti fuori. E devo scoparti via che tanto non sei più mia.
‘’E stavi diventando blu anche tu i tuoi insulti i tuoi fiori finti’’.
E forse se fossi stato lungimirante su di noi questo blog lo avrei dovuto chiamare stranamore e al posto dell’urlo di Munch metterci quella bella faccia di culo dell’ormai defunto Castagna.
E non ho mai perso il senso dello humor.
E forse sto così male che non mi resta altro che ridere. E che mi sembra proprio impossibile che chi si è fatto tornare tutto comodo chi ha mentito più di giuda chi è letteralmente sano ti porti via.
Ma forse mi sbaglio forse l’amore lo farà impazzire e sarà come piace a te.
E poi
‘’Se siamo compassi che disegnano cerchi nel cui centro risiede la verità non è vero che non la prenderemo mai: è proprio da quel punto che si genera il cerchio, l'ago del compasso lo trafigge e ne siamo pienamente consapevoli. sta a noi poi decidere la grandezza del cerchio e più è grande quest'ultimo più ci allontaniamo dalla verità.’’
E poi ancora
‘’Se ti do materia che mi dai
Se ti do paura che mi dai
Qualità e valore
Non mi rendono tale da
Non riuscire a fare quel che vorrei
Come vorrei cambiare tutto
Come vorrei cambiare tutto’’
E di Moltheni ti dedico anche nutriente ‘’e mi uccidi lentamente’’ e so già che tutte queste ferite non si cicatrizzeranno mai e aspetto di morire esangue.
Adesso è meglio che vada a dormire che ultimamente c’è un bello scambio tra me e le coperte che riempiono le lacune di dolcezza e tenerezza che ho adesso.

28 ottobre 2007

"Stringimi madre ho molto peccato..."

Mi sembra di star più male più di sempre, e non so chi se ne accorge davvero e questa volta nessuno mi verrà a salvare. Tornare a casa col mal di stomaco. Sentire sempre freddo sulla pelle e sentire le mani congelate. E non so se è perché te ne vai o perché sono stato così cieco in razionalità da fossilizzarmi su quello che sentivo distruggendo di fatto tutto quello che avevo.
I sabato sera con le persone più fatiscenti ‘’mentre crollavano i poster’’ mentre crolliamo noi.
I tuoi rifiuti la tua voglia e i tuoi rifiuti. Devo imparare a digerire. Devo accettare.
Provare a fingere e preservare quel poco che è rimasto di me.
E mi dispiace per le pazzie e i miei scatti e per il male che ti sparo.
Aspettando qualcuno che mi stringa una madre che mi protegga dal freddo e dal panico. E se non sono standard i problemi sono tutti miei.
E adesso che mi abbraccia il dolore adesso che tutte le lacrime esplodono mi chiedo a cosa è servito questo scempio di me a cosa è servita la verità e la poesia.
Vorrei chiedere aiuto perché mi stanno strappando l’utero la capacità di fecondazione o forse me la sto strappando da solo.
E dovrei costruirmi e vendermi.
Non scoprirmi troppo con nessuno che tanto di bello dentro me non c’è niente.
E mi odio ancora perché nonostante i ripetuti addii non riesco a non sperare di riaverti.
E vorrei morire e rinascere e cambiare molte cose.
Invece avanti a distruzione psico-fisica avanti senza obiettivi reali avanti senza ali.

25 ottobre 2007

Il mio sentire è integralista

“chiudi lo scrigno dei tumori e dei tuoi quaranta cuori circondati di marciapiedi di quartieri industriali e apri lo scrigno dei preservativi troppo costosi e dei tuoi minuscoli seni”. E quanto vorrei fosse così. E che se non mi vuoi non mi avrai. E che forse non è vero.
Poi so fare bene solo due cose giocare con le parole e scoparti.
È che forse sei più puttana delle parole. E forse ti voglio e ti voglio bene anche per questo.
E forse ti odio anche per questo.
Poi se una cosa la senti tua non è peccato se la prendi ma forse non sei davvero più mia e in qualche modo lo devo spiegare al cuore quando si sveglia. Dovrei scoparti via.
È che continui a tenermi in tiro. E mi piace e mi fa male
È che nella carne e nel sangue si trova la malattia, la mia passione maniacale morbosa e ossessiva. Lui che non scopa molto ma quando scopa lo fa bene.
E mi chiedo se sappia cosa significa il mio desiderare, il mio degenerare.
L’arte dell’articolazione è profondamente diversa dall’arte della passione.
E Ieri sera in macchina prima di tornare a casa ho cantato piromani si muore a squarcia gola e credo di aver lasciato le tonsille sul parabrezza.
E il mio sentire è integralista.
Prima che tu ti laureassi in sperimentazioni sui cuori e sui sentimenti, prima che io pagassi quaranta volte il prezzo del biglietto. Il nostro sadomasochismo interiore. Le nostre sperimentazioni di pseudo bondage con i tuoi foulard, la mia cintura e le manette.
E gli arrivisti arrivano prima di me e lui viene prima di me e tu venivi prima di me e quanto mi piaceva vederti venire.
E abbi cura delle tue mani quando laverai nella candeggina la bandiera inglese per farla scolorire.
E le sue considerazioni del cazzo. Le sue considerazioni su di noi e sulla tua superficialità. E forse non sa che la verità è spietata. E probabilmente quando si raderà il pizzetto ti accorgerai che in realtà la sua età è compresa tra i dieci e i dodici anni. E mi sento pure un po’ stronzo a fare queste battute da scuole medie anzi forse sono un po’ stronzo.
È poi questo blog nelle intenzioni doveva essere di semi poesia per appagare la mia vanità di poeta e la mia presunzione e invece ha un’estensione puramente emozionale senza forme e senza stile.
Emozioni su monitor, nervi su monitor.
E che non vorrei più aspettarti e non so se mi riesce.
E ieri sera ho avuto paura io paura di me. O forse hai avuto più paura te. Forse eravamo le persone sbagliate nel posto sbagliato. O forse no.
Essere contro me stesso e amarlo profondamente. La mia anima alternativa senza alternativa.
Attraversare ‘’l’inferno e le mie pazzie’’.
E se vuoi che mi contenga mi contengo che sarà tutto più facile.
E vorrei ‘’futuri inverosimili’’ e invece domani ho un colloquio di lavoro a Lucca.
E in questo periodo non riesco neanche a scrivere un paragrafo di tre righe senza metterci il punto o cambiare argomento è che forse mi manca il fiato e devo fermarmi per poi ripartire, ripartire subito prima che mi raggiungano.

23 ottobre 2007

"Precaria era l'aria" (e anch'io)

Se fanno fuori il blog di Grillo e se davvero fanno passare quella legge insensata ancora una volta emessa per distruggere quel poco di democratico che è rimasto in questo paese non abbiamo più alibi, dobbiamo fare la rivoluzione. Liberarci dall’oppressione distruggere e ricostruire.
Se ci fosse un giustizia vera e propria l’unico blog da sotterrare sarebbe quello di Mastella. E stanno uccidendo per l’ennesima volta Falcone e Borsellino per il caso De Magistris.
E in questo periodo mi vengono in mente molto spesso anche le parole di Padoa-Schioppa. Che siamo dei bambinoni che usciamo di casa a trent’anni. Ha proprio ragione adesso prendo il mio libretto bancario con seicento euro e me la vado a comprare. Oppure prendo un bel mutuo coperto dal lavoro a tempo indeterminato che non ho. E mille euro sono un lusso. E con mille euro col cazzo che ci si mantiene.
E in questo periodo dire che fumo troppo è poco. E se potessi riunire tutti i pacchetti di sigarette che ho fumato mi ci costruirei la casa. E rileggendo i miei post ho scoperto che ci sono troppe ‘’e’’ e troppi ‘’forse’’.
E nei nostri sentimenti ci sono troppi ‘’e’’ e troppi ‘’forse’’. Ed ‘’e’’ è una congiunzione e ‘’forse’’ è un avverbio d’incertezza.
E ho deciso che farò la cover band di vlad e delle sue luci della centrale elettrica. Mi esibirò in macchina mia. Farò i tour svariando fra i miei cinque posti auto e il gran finale, il concertò dell’anno lo farò in bauliera. Il problema è che non so cantare e suonare insieme. Se canto non suono e se suono non canto.
Forse il problema è che so cantare male e suonare malissimo.
Allora se un giorno vlad diventerà ricco mi deciderò di scrivergli e di chiedergli se mi assume come lucida chitarre e se magari gli sto simpatico me le fa anche accordare.
E chi capisce ‘’gli incubi dei pesci rossi’’? e il cielo sereno e senza nuvole piace a tutti ma quello di ieri verso le sei e venti era decisamente quello più bello e suggestivo che abbia mai visto. Pieno di nuvole rosse di un rosso sfumato ma brillante, di un rosso scarlatto. E tu non l’hai visto.
E la verità divora le coscienze ‘’bacia il serpente è lungo sette miglia cavalca il serpente è antico e la sua pelle è fredda’’.
E la poesia e la verità non si trovano certo nei salotti borghesi. Si trovano nei bordelli interiori.
Nei più fatiscenti bordelli di provincia del meridione dell’italia dei primi del novecento.
E mi stanno arrivando le raccomandate dall’inferno. E oggi sarebbe il ventitre.
E avrei voglia di portarti al mare ma forse con questo freddo non è il caso.
Il mare che se ne andato via con l’estate, la nostra estate tossica e sporca. E quanto sono danneggiato. E quanto amo danneggiarmi.
E con l’estate se ne sono andate via anche le tue cosce.
E mandami le tette via bluetooth o per mail che la sera le cerco sul cuscino e non le trovo.
E la scelta non esiste e mi tradirai e io aspetto inerme pronto a colpire.
E mi rendo conto che scrivo a rate, che sento a rate e che vivo a rate. Ma ti voglio bene.
E sono contento che hai ripreso a piangere leggendo i miei post, quando i tuoi soffitti grandinavano sangue e noi chiudevamo gli ombrelli.
E la mia immaginazione che mi fa mangiare, con le mie pseudostorie d’amore con le ragazze punk.
Con le mie pseudostorie di sesso con le ragazze punk. E masturbarle ai concerti in mezzo al pogo.
E scoparti nel piazzale del ‘’vecchio ulivo’’ a montecarlo. E sono un bisogno congenito di sesso, e sono un bisogno congenito di emozioni.
‘’tu correvi su chilometri di scontrini ma non mi raggiungevi ’’ e non sarò mai un semplice ricordo e non lo sarai mai neanche tu.
Emozioni indelebili.
Emozioni indelebili.

21 ottobre 2007

"Mi dicevi di continuare rocciosi..."

Vedere il muro, abbattere il muro, ricomporlo, tutti i detriti che navigano sui fiumi di alcol che riscaldano questo ottobre gelido. Il vento che soffia forte e freddo, i cappotti e le giacche che ci abbracciano e le foglie che volano e ieri sera una di loro mi ha baciato sulla bocca.
E che al bar sono arrivati gli alieni fra lo stupore generale della folla inconsistente con le loro armature punk e le chitarre al posto delle spade. La generazione che salverà il mondo e i miei occhi sull’arcangelo biondo, “un arcangelo stronzo misogino e per di più aggressivo”. E se avessi un figlio un giorno lo vorrei così .
E poi giù distruzione.
Solitudine e assuefazione.
È che venerdì notte ero talmente ubriaco da non sapere in che camera andare. E mi sono pure fatto il bagno nel vomito. Di colpo mal di stomaco.
E forse un giorno piangeremo così tanto insieme da farsi la doccia a vicenda, sperando che l’acqua sia calda.
E lui ti ama. E io no. E che forse sono più retrò di un gesuita ma proprio non ce la faccio a sopportare neanche un bacio “ è che ti sento mia ” e forse è meglio che così non sia. E dovrei guarire.
E ieri sera a casa tua ti ho tirato giù i pantaloni di forza e ti avrei scopata e presa di sangue e ti avrei anche fatto male o forse bene. È che sono un carnivoro e ti strappo la carne dalle ossa a brandelli, è che sono il tuo carnivoro.
Poi bere e bere ancora. Precipitare ed aspettare. E i suoi occhi che mi fanno male. E lo vorrei come amico. E stasera è molto distante da me e poi
quello di troppo sono io.
E “andiamo a vedere le luci della centrale elettrica” ad accendere tutte le lampadine e sovraccaricarle di energia per farle saltare in aria. Ed il bola mi si avvicina e siamo tabagisti insieme.
E parlare di letteratura e di ansia e mi dice di star tranquillo quando è l’ultima cosa che vorrei. E che sono sereno nel mio stato d’ebbrezza e “tutti gli altri libertini che sono stati biodegradati quando sono arrivati gli artificieri e ci hanno disinnescati”.
E poi mi invita ad una serata al devasto quando i suoi partiranno per la Cina. E sono contento e faremo un rave nello spazio.
E l’ultima bevuta che mi stordisce sul serio. Ed inizio a vedere cose strane. E che mi stanno sparando nel mio Vietnam e che mi hanno assunto per far resuscitare le mine disinnescate.
E chi è pazzo davvero che si fa un white russian alla drugo e si mette a ridere contento e io che sono più contento di lui e vorrei incenerire tutti gli psicofarmaci.
E “incendia le farfalle meccaniche” facciamole incendiare facciamole volare tutti insieme, tutte le parole che partorisco nella notte spiccano il volo con loro e usiamo le bestemmie al posto della punteggiatura. E in macchina tutte le più svariate sensazioni, il mal di stomaco e l’alcol che inizia a lottare con i succhi gastrici e poi piacere fisico una strana sensazione dal basso ventre al pene.
E Morgan che nello stereo canta “sono pazzo” e io che gli do il mio appoggio morale anticonvenzionale. E che ti senti protetta da me verò? E che la mia protezione non è omologata dalla comunità europea, anzi è decisamente fuori legge.
E poi aggredire i ricordi.
Quando mi donasti le tue mutandine dicendomi ti amo, e ancora le conservo, quando ti leccavo e gustavo sangue e miele e mi sembrava troppo poco dire trasgressione e mi sembrava un rituale sacro di due eretici e tutti i battesimi nelle acque oscure della perversione, ricordi? Ricorderai.
La tua faccia fra le fiamme nel basso ventre la tua faccia fra le fiamme nel basso ventre.

14 ottobre 2007

"Non ho niente dentro perchè dentro ci sei tu"

Che cazzo succede? non lo accetto e devo accettare. Essere fondamentali per cinque anni e poi non esserlo più di colpo o lentamente cosa importa ormai. E mi sembra tutto così paradossale e tragico, scappi via da me perchè vuoi di più e vai dove sai che non potrai prendere quello di cui hai bisogno.
Ma se è verità libera dal fottuto buon senso lo accetto.
E forse sto diventando anche troppo paranoico.
Debole triste orrendo rotto stanco e troppo paranoico. Ma "la tua assenza è un assedio" ed è passato così poco tempo dalla rottura che già hai fatto terra bruciata di me.
Poi non ho uscite di sicurezza, non ho gli estintori e chissà dove cazzo sei e con chi cazzo sarai.
E stanotte ho dormito due ore e non sono per niente stanco e continuavo a raccontarmi le belle favole come faceva la mamma quando ero piccolo, di noi sotto la pioggia e la neve abbracciati a cercare il sole.
E le tue labbra, le tue labbra che mi hanno fatto innamorare, che mi hanno portato all'estasi del piacere e che mi hanno dato l'addio, vorrei che fossero qui ora a riscaldare questo clima di ottobre che sembra un inverno russo.
Il cervello che ti vuole lontana non ha barriere e non può niente contro il cuore, contro il mio sentirti contro il mio sentire che mi sta facendo marcire nel niente che mi circonda, e sono profondamente sbagliato, non dovrei seguire l'irrazionale ma non ho scelta.
"ma quale orrore quando mi accorsi di averla punita prendendola a martellate quale orrore! ma quale orrore! che mostro sono?" e non avrei mai voluto farlo avrei dovuto farti felice in qualche modo per non essere accostato al dolore, perchè non mi vedi perchè è come dolore che mi vedi.

12 ottobre 2007

"Eri malata? oh ape regina divina e dorata"

La neve sopra il tuo viso nasconde
I dettagli di sommessa costrizione
Se la carne si nutre di carne ora ti chiedo sangue

Quando si incendieranno le strade e tutti i percorsi che portano al mare
Quando violenteremo i pezzi di tempo e i pensieri che portano a noi

Non sarà cosa c’illuse ormai
L’inquietudine regna sovrana

Sai che per scelta o per sfiducia
I nostri automatismi sono impossibili ora

E sentire il vuoto e sentire l’ira
Quella che cambia spoglie e diventa intrinseca allo spleen
E distruggere la roccia dove eri stesa senza veli
Regalandoti i suoi frammenti insieme a quelli della mia rabbia

Vedrai vedrai mia bellissima bambina malata
Quanto sarà forte il mio cristallo sul tuo fallimento
Quanto tutto sembrerà pulito e forte dall’esterno

‘’eri malata? oh ape regina divina e dorata’’
‘’eri malata? oh ape regina divina e dorata’’

3 ottobre 2007

''Questa la fine''

Ma dove sei, ma dove sei e più forte lo urlo ma dove sei, ma dove sei, ma dove sono e che cosa significa vivere sopravvivere o non vivere, quando la chiave per la porta più misteriosa trova senso nel non senso compiuto.
E sicuramente sei la ragazza più tossica che ho conosciuto per inalazione, ingestione e contatto, sei entrata in ogni respiro, da ogni papilla e da ogni poro, dall’esterno all’interno dalle appendici al centro.
Ma ‘’questa è la fine cara vecchia amica la fine metà poeti maledetti metà belle statuine’’.
Fossero state prigioni indorate, lussurie di diamanti, cento e ancor cento orgasmi nucleari tutto sarebbe stato incorporato in te, tutto strisciante intorno ai tuoi piedi così piccoli, tutto sarebbe stato sottomesso alle tue mani ancor più piccole e troppo tenere per essere sporcate da qualsiasi cosa a parte te stessa.
‘’La vergine uccide il serpente mentre dorme’’ ricordi?
‘’La vergine uccide il serpente mentre sente’’ ricorda!
E passare la mattina ed il pomeriggio a controllare se il cellulare è vivo.
Ed è assurdo che ti abbia detto di non sentirci quando è la prima cosa che vorrei.
Ma ripensandoci tutto va secondo copione tranne il tempo che passa più lentamente.
La vanità, l’amore puro per noi stessi sconfiggerà chi saremo e chi siamo stati, ‘’vi mando nel mondo come pecore fra i lupi’’ , vi sbraneranno, vi sacrificheranno brucerete nello stesso rogo in cui avreste dovuto ardere fino al sangue.
E di sangue vi bagnerete sporcandovi le anime, infetterete le ferite per l’amore che disillude i sogni, essere ostili all’amore freddo, sopportare l’alcol e tutto il suo peso ed era tutto blu mentre c’eri tu in piena come la violenza di un fiume che straripa, tutto bagnato di colori con una scala che va dall’blu all’indaco sospesa nel cielo e nella terra del paradiso che ho conosciuto.
Ma adesso attendiamo di svuotarci mangiando ciò che di buono ci danno, che dannarsi, uccidersi e rigenerare virus degeneranti è il peccato che ci ha reso colpevoli e aspettiamo ognuno nella propria cella la pena che meritiamo e che ci siamo guadagnati, quella capitale.

29 settembre 2007

Misia decide di morire

Non capire come puoi non capire ancora
La luce ci sveglia ogni mattina
Per poi lasciarci dopo il tramonto
Quando scende la notte
Scura e meravigliosa
Col suo morbido tappeto di stelle
Con la luna a far da regina
Che si prende gioco di noi
Calpestando tutto ciò che è sano

Misia scende giù in cantina, l’impianto elettrico è guasto, non si vede niente ma non le importa,
Misia non ha paura del buio, non più; apre la porta, cerca nella tasca dei jeans l’accendino per fare un po’ di luce, vuol vedere, vuol vedere bene il luogo dove morirà.
Cercando trova su una mensola una candela, la accende e adesso Misia vede ancora meglio, Misia ora, vede veramente tutto
Si spoglia, resta nuda, inizia a masturbarsi con la mano destra mentre con la sinistra apre la confezione degli psicofarmaci che il medico le aveva consigliato e li scioglie nella bottiglia del suo vino preferito il nobile di Montepulciano, vino rosso, vino scuro, forte, inteso e passionale, vino pieno d’amore.
Misia adesso ha entrambe le mani libere, si tocca ancora, con più forza con più passione, vuole strapparsi il piacere dalla pelle, sta bruciando, inizia a bere il vino che si è preparata con tanta cura e capisce, mentre gode, mentre trema, mentre sta male.
Misia capisce, Misia gode, Misia muore.

21 settembre 2007

Le nostre carceri

Mille volti spenti, mille condizionamenti, sono troppo suggestionabile e rinnegare “rinnegare i padri le madri le bocche e gli stomaci”.
Quel che sono, ‘’sono quel che sono e per questo disattendo’’, sono quel che sei, costretto, consapevole, tortura perenne e la lucidità di massa che mi fa il solletico sotto i piedi e quasi me li stringe per non farmi volare e precipitare.
La verità che si nasconde dietro i vicoli stretti e pronta ad aggredirci ma lo so che posso violentarti solo io e non mi preoccuperò troppo se mi vedrò in prima pagina su tutti i tuoi giornali interiori di cronaca nera se sarò nelle carceri più fredde e buie perché sono e siamo così liberi da costruircele da soli le nostre carceri da malviventi col male di vivere e labbra sempre assetate d’acqua ossigenata e vino rosso al bisolfito.

16 settembre 2007

Il mostro del miele

Muovi i nostri corpi, rapide carezze sfiorano la carne fredda della donna senza sangue,
noi non ti temiamo, tanto già lo sappiamo che potresti spazzarci via.
Scivolare dentro di noi, corroderci gli stomaci, spezzarci il cuore e coprirci gli occhi con il fango che calpesti quando ci cammini dentro.

Sai che la paura non è così nera come diceva la mamma quando ero piccolo?

Cucire sulla pelle un sentimento di fiele
Come puoi paragonarmi a ciò che vorresti?

Ho uno specchio nell’armadio la cui luce
Mi conduce nel luogo dove sono stato ferito dal tuo miele

E adesso
Il mostro del miele
Il mostro nel miele
Il mostro per miele

Sono io

9 settembre 2007

"Mutilation Is The Most Sincere Form Of Flattery"

‘’la mutilazione è la più sincera forma di adulazione’’ ed io ti adoro da morire ma solo col cervello adesso, ed uso il mio bisturi migliore a cui lucido la lama ogni notte per mutilare le parti di te dentro di me. Prima che arrivasse il gelo, prima che arrivasse il freddo ci coprivamo con i nostri maglioni più pesanti e non ha più senso adesso che non è rimasto quasi niente di noi.
Sono così spontaneo nella mia distanza che quasi mi fai ridere quando mi parli dei tuoi tentativi di evasione e delle rassicurazioni d’onestà nei miei confronti mentre la notte la fuori scintilla di stelle che aspettano di essere prese da mani nuove per poi fuggire più lontano cambiare stagione e diventar comete.
E la società civile è così pacata ed ordinata, così sedimentata e poco arrabiata che mi fa sempre più tristezza con gli spyware al posto degli occhi e gli antivirus al posto del cuore e poi ancora non troverai nulla che non sai e non ti avranno mai.
La scelta è una menzogna ci sono solo costrizioni, interiori ed esteriori, e l’anima è al sicuro , rinchiusa nei margini neri del modello classico di un blog di blogger, ‘‘non gettare le tue perle ai cani a chi non crede affinché non ti sbrani ’’ , il computer che si lava la tastiera con le lacrime dei più sensibili e scrivere milioni di vocabolari monotematici sulla definizione ed eventuali sinonimi del termine insieme ma adesso non importa per adesso non mi appartieni.

7 settembre 2007

Considerazioni sul porno

Considerazione rispetto al male
Considerazione di reazione
Essere intorno al tramonto
Essere il tramonto del mio giorno

Il porno che ci stringe
Il porno che ci bacia
Il porno non esiste ma resiste
Il porno non perisce ma ferisce
E Perdere l’amore ogni sera
E Perdere l’amore ogni sera

Riscaldare tutti i ricordi morti
Sorti nel rifugio di carne marcia
Giunti in un rifugio mano nella mano
Morti in un rifugio ormai oscuro

Considerazione rispetto al male
Considerazione di reazione

Il porno che ci odia
Il porno che ci ama
Il porno non ci attacca ma ci assedia
Il porno non ci macchia ma ci sazia
E perdere l’amore ogni sera
E perdere l’amore ogni sera

Il tuo bellissimo vestito di eternit


Non riesco più a vederti, e mi sorprendo quando ti scopro qui accanto a me. Sei vestita molto bene stasera e sai perfettamente che ti amo nuda, tutta pelle e sentimenti e non ti offendere ti prego ma proprio non riesco a scorgerti abbracciata dall’eternit che ti soffoca la pelle che ti fa eliminare col sudore le emozioni e i pensieri.
E riguardandoti lo indossi veramente con classe e stile il tuo vestito nuovo anche se non ti si addice anche se sembri quasi borghese e non c’è niente di male e lo so e sarò vecchio idiota passato ma sto per venire e ti penso occhi verdi faccia stravolta e tette grosse, e stritolati pure il cuore che tanto non si muore senza amore.

6 settembre 2007

"Facevi risorgere i binari morti e ricucivi i polsi a tutti"

Incollatemi nel buio urlava il cuore
La memoria è sporca e non muore
Ed in ogni giorno lo scopriremo
Tutti recitano per gli altri

Persi i contatti con il mondo
Chiedo aiuto, sai che moriremo (piromani)
Non scappare, sai che moriremo (piromani)
Non scappare, che forse oggi
È la tua la maschera più bella

E sfare e disfare generazione ribelle
Non c’è posto per i templi colmi di sangue
Gridano le labbra dei profeti
Gridano dal monte luminoso

Non restiamo mai così vivi
Non vogliamo che nessuno sia più oscuro di così
Sappiate solo che siamo veri
Sappiate solo che siamo veri

E i dalai lama tibetani implosi
A causa delle truppe cinesi
Insiemi ai nostri sogni che crollano
Per il tradimento dei nostri partigiani

“facevi risorgere i binari morti e ricucivi i polsi a tutti”
“facevi risorgere i binari morti e ricucivi i polsi a tutti”

4 settembre 2007

I colori di post-Strasburgo

Correre e respirare a bocca aperta nelle vie di Strasburgo e tutti i pensieri che ci rimangono alle spalle man mano che la gente ci appare davanti come una massa viva di opportunità felici e strapparti i jeans di dosso nell’ordine perfetto delle camere dell’ibis e poi ancora le autostrade europee e le code interminabili, la pioggia che ci bagna le scarpe e il freddo che ci entra dai piedi.
Non abbiamo visto neanche la piccola Venezia di Colmar ma lo sai che anche come turista ‘’sono contro me stesso ma quale intelligenza’’ ed è ‘’assurdo cosa accade ‘’ pensare che l’amore ti mangia il cuore e il non amore ti mangia il resto ed è paradossale che continuiamo a vivere ancora ostinatamente nella ricerca di questo vile sentimento che uccide i cardio-empatici.
E non sarebbe neanche così male passare la vita a guardare le finestre che si trasformano in cartoline, aspettando che le luci della cattedrale ci illuminino senza andarle a cercare e che i battelli sull’Ill si trasformino in case di cura sentimentali permanenti.
Le stanze accoglienti di casa tua poi ci riabbracciano e questa volta l’addio sembra un po’ più vero e doloroso del solito, e tu invece che ti abbandoni alle mie cure carnali che ti fai disinfettare i seni per poi lavarteli non molto accuratamente quasi a non volermi cancellare, e poi squarci di serenità colori caldi e speranze che si rigonfiano, e sto scegliendo il nero come colore dell’illusione.
E vorrei tanto dirti che siamo solo rimasti senza munizioni e cercare di star tranquilla che tanto loro non ci spareranno, non ci avranno, non ci uccideranno ma ho paura, una terribile paura di mentire.

3 settembre 2007

Lasciamoci morire in pace

Lasciamoci morire in pace, che non c’è nient’altro da aggiungere, ma quanto male fa, ma quanto fa male la verità. Mi chiedi se troverai mai qualcosa che ti plachi, mi dici che ti fa male bere, che dovresti adattarti, che hai voglia di scopare ma non con me e davvero non capisco cosa ancora ci manca per morire in pace. Per non torturarci. Non capisco perché il mio bellissimo cuore spaccato e la mia mente malsana si ostinino ancora a considerarti l’unica alternativa possibile, e un rimedio in qualche modo lo devo pur trovare per guarire dalla nostra dipendenza. La verità è che non ti vorrei più. E sarebbe bello se qualcuno ci fosse, se qualcuno mi portasse via da qua, ancorato sotto terra, incapace di sognare la felicità. Qualcuno che mi donasse le labbra e l’amore, qualcuno che non rendesse sprecato il mio desiderio, la mia passione.
Cercare un modo dobbiamo solo cercare un modo e rassegnarci per sempre, che neppure noi siamo invulnerabili allo scorrere inesorabile del tempo, e se con me ti senti in carcere evadi pure, vattene dove vuoi ma vattene, nessuno ti hai mai chiesto di restare. E adesso la tristezza mi mangia il cuore, e mi accorgo che tanto è impossibile scoparti nell’anima, scoparti nei pensieri ed ero così talmente dolce e massacrato nell’ingenuità dei miei diciassette anni che piansi per mancanza d’amore un giorno intero e adesso se ci penso ancora mi commuovo ma non voglio avere più voglia di aspettarci , di aspettarti che tanto come dici tu alla fine è tutto inutile.

2 settembre 2007

il v-day è un bisogno primario

E a volte e necessario fermarsi un po’, fermare il nostro inferno interiore che ci rapisce molte volte dalla realtà, per essere lucidi, provando a guardare il mondo con tutta la razionalità possibile e con lo stomaco ben ancorato nel ventre per evitare che fuoriesca insieme allo schifo che proprio questo mondo ci fa.
Ci riempiono di merda, ci stanno propinando merda in tutte le salse, puntiamo il dito contro quella che definiamo società civile, che è solo convenienza che è solo lucro e voglia di potere, ovviamente c’è sempre qualcuno che per fortuna ci insegna e ci da il buon esempio, basta pensare ai politici in parlamento, chi più di loro non è meravigliosamente corrotto, schifoso e succhia sangue.
Ogni tanto, grazie a Dio degli eroi arrivano e provano a salvarci, delle persone che alimentano quel briciolo di speranza che è rimasta dentro di noi, ed ogni tanto è bene ricordare anche se fa male, 23 maggio 1992 la strage di Capaci attentato riuscito in pieno a Giovanni Falcone, 19 luglio dello stesso anno analoga sorte per Paolo Borsellino.
Ripensandoci dire due eroi mi sembra troppo poco, due persone che per l’ideale più nobile, la giustizia, hanno vissuto nel sacrificio e ci hanno rimesso la vita.
Purtroppo però, nonostante il loro sacrificio, il loro smascherare e denunciare il legame torbido fra mafia e istituzioni non si sono visti risultati concreti adeguati.
Oggi come oggi infatti non sembra cambiato niente dall’epoca, basta guardare l’ipocrisia e i paradossi dell’intero mondo politico(direi che parla chiaro il caso Forleo), le menzogne che ci spacciano, l’informazione manipolata bene a tutto questo dobbiamo cercare di opporci, cerchiamo di informarci di aprire gli occhi per vedere realmente, per cercare la verità.
Se sono eroi non lo so, ma i vari Beppe Grillo, Marco Travaglio, Oliviero Bea, Piero Ricca per citarne alcuni, usando chi della pungente ironia dietro cui si celano verità sacrosante chi della seria e lucida informazione ci aiutano proprio ad aprirli i nostri ‘’begli occhietti spenti’’.
Basta poco per capire che certa gente è veramente senza dignità, che sputa su qualsiasi ideale, sul comunismo, sul liberismo, sulla giustizia... mi viene il voltastomaco se penso alla corruzione politica, alla disinformazione e alle verità manipolate che ci propinano i mass-media, a questo insieme di pseudo-persone che senza grazia nè scrupoli calpesta i valori più belli camuffandoli in falsi partiti schierati, in notizie deviate, tutto rivolto ad ipnotizzare la massa.
E l’otto settembre sarà il giorno del V-day, sarà una nuova alba di speranza ed io ci sarò, sarò a Bologna e non per dovere morale ma per bisogno primario.
Non dobbiamo mancare, dobbiamo farci sentire, manifestare per dare un segnale e se saremo in tanti un segnale lo daremo contro chi vuole soltanto farci dormire per renderci schiavi e servi
.

1 settembre 2007

''Regalami il tuo sogno''

Rovistare nelle scatola rossa, nella piccola scatola rossa, nel nostro scrigno e quanto passato ci ho trovato. Insieme a te. Un quarto della mia vita insieme a te.
E guardare le vecchie fotografie, sorridere e commuovermi di fronte alle tue immagini del 2002, quando tutto è iniziato, quel maledetto 2002 l’anno sicuramente più bello della mia vita, l’anno zero e da lì in poi entrambi abbiamo scoperto che niente sarebbe stato più uguale.
E adesso i propositi disperati di normalità finiscono nel cesso da soli con la nostra disperazione tutto per colpa nostra e di come siamo, di come ci siamo alimentati, il cibo per l’anima che si trasforma in veleno e poi di nuovo in cibo.
Mi rendo conto di quanto tossico sia il mio anarchico egoismo sentimentale forse è sbagliato pretendere di voler ancora possedere il tuo sogno, sperare che tu me ne doni ancora i frammenti più luminosi e più oscuri, anche perché come sai non sono in grado di custodire niente e dammi tutto l’oro del mondo che farò di tutto perché me lo rubino, ma del tuo sogno non riesco ancora a farne a meno.

18 agosto 2007

Ci siamo dati da mangiare

In tutti questi anni passati ad aprirci le anime e a ''ricucirsi i polsi'' ci siamo dati da mangiare a vicenda e non so come abbiamo potuto far crescere la malattia che ci sporca gli occhi e ci modella lo stomaco e non riesco a capacitarmi di come a volte ci vogliamo bene e ci vogliamo ancora, di come a volte ci calpestiamo e restiamo inermi e pesanti su noi stessi.
forse siamo pazzi e non c'è niente di male forse l'immagine che adesso, più si addice al nostro sentire e quella che vedo voltandomi, il letto sfatto e vuoto.
e troppe voci nella testa, e troppo rumorosa è la melodia del mio ''battito debole'' che spinge in ogni dove il mio sangue infetto intriso di soffi di fuoco e gelate invernali, toccare l'apice non è impossibile lo sai, toccare l'apice non è impossibile se il suo vertice corre sempre più veloce di noi.
ma noi continuiamo a nutrirci e a negarci continuiamo a non sfamarci e a non amarci che intanto le nostre crisi epilettiche si riposano un po'.....

Domande insane

Probabilmente sono ancora troppo illuso e me ne sto rendendo conto, probabilmente sono ancora accecato dall’oriente troppo indorato e da un ponente troppo povero, e la cosa migliore la soluzione è l’incognita del confronto.
Confrontarsi ed avere un intimità con persone allo stesso tempo simili e molto diverse da me può darmi da bere?
La verità la mia verità può essere limitante? e può essere possibile una felicità assoluta nella realizzazione di se stessi indipendentemente dall’amore, indipendentemente dal mio modo di amare?
Essere felice con me stesso, essere felice per me è sinonimo di amare ed essere amato, possibile che per come sono non ci sia altro che mi renda tanto luminoso e raggiante che mi faccia volar per davvero nel paradiso vero?
Paranoie da giovane ed intraprendente imprenditore nel settore delle anime vive e “sono l’ultima cosa che mi rimane” e ci sei anche tu seni blu e ci sei anche tu.
Ma poi un fulmine un tormento me ne vado, te ne vai la nostra verità messa in discussione. Cosa è giusto? adesso posso dirlo anch’io.
Siamo stati solo uno scudo per proteggerci dalla nostra incapacità di costruirci un percorso e solo all’idea mi sento derubato poi penso che mi sbaglio sento che mi sbaglio e ti vedo così povera, ma quanto sei povera ma quanto sei troppo povera….

Continuando a sfasciarmi la testa mi chiedo se un Dio perlomeno il mio, vede e non provvede o vede ma non sente, comunque è la mia miseria, comunque sono sempre più schiavo del mio sentire per la gioia del mio percorso nella vita reale.

17 agosto 2007

amica in the sky

Correre e cadere, correre e sperare e poi ancora correre, corri dentro di te amica mia, per cercare per trovarti.
E stare attenti ai mali, e stai attenta al male e stai attenta a te, e ci vuole costanza per prendersi anche se la costanza sembra un miraggio di chi non si ha e non si avrà mai
, credere in se stessi, vivere se stessi poi non è impossibile e vorrei tu lo sperassi e a volte vorrei sperarlo anch'io.
Basterrebbe avere fiducia, e poi lavorare e sudare, sudare i mali, il dolore, sudare il troppo, e non voglio essere superficiale, so quanto sono difficili e impossibili le patologie quando ti mordono nell'anima, e quanto vorrei essere capace di aiutarti, un aiuto diretto, senza parlare a vanvera e senza sciverti in codice è solo che molte volte vedo tutti i tuoi fili scoperti e ho paura di toccare quello sbagliato, ho paura che salti tutto in aria perchè le mine sono crudeli e sempre troppo pericolose.
Tutto quello che ti dico e che ti voglio bene e credo in te e ci credo tanto, ora tocca a te non perdere contro te stessa e so che ce la farai.

16 agosto 2007

Due animali così volgari neppure pari

Scrivere di noi adesso mi sembra assurdo, così lontani, così lontana per un niente senza la capacità minima di sollevarmi.
E adesso tanti dubbi vengono anche a me. Ora che sei diversa da prima ora che un pò fai paura. Ora che sei ancora completamente diversa dalle altre ma in un certo senso molto più uguale.
Molto più oggettiva più aperta meno disprezzante, e tanto affamata tanto da immaginare di assaggiare certi mondi che ancora ripudio che una volta ripudiavi.
E probabilmente la migliore tra noi sei tu. Quella decisamente meno campanilistica e più attenta ai suoi bisogni, alle sue mancanze e alla sua paura di rimanere tagliata fuori, di sprofondare nelle autonegazioni. Ma che splendida tristezza che mi fai.
E il nostro passato che in un certo senso è crollato. Che svaluta nella borsa della verità odierna e di domani.
Ma i suoi occhi erano sinceri come i tuoi sensi di colpa. Come le tue scalate sugli specchi per distorcere e ammorbidire la violenza che mi usi.
Come l’improvvisa tristezza che mi cinge il cuore se vedo il futuro insieme ad una donna che non mi ama, e che non sa dare dolcezza, che non può essere solo mia.
Perché solo mia, ‘’di chiunque tu ora sia solo mia non sei’’.
E la purezza di sentimento e i 23 cancellati dai calendari, tutto se ne è andato in questa estate massacrante, aspettando settembre e i massacri successivi, aspettando settembre non avere il tempo ‘’nel sangue scorre il seme ma è un seme nero e lento’’.
E continuo a non crescere o a farlo troppo lentamente per come scorre spietata la vita.
E vorrei sapere come devo fare per crescere anch’io, per guarire dalla mia infinita pseudoadolescenza, dalla mia malattia dalla mia profonda anarchia interiore e soprattutto dalla mia monopassione per te.
Ed inutile dire che la musa che mi salverà stavolta non sei tu e che vorrei che la speranza stavolta fosse interamente riciclata ed usata per costituire solo carta e alluminio.
E naturalmente continuo a scoparti senza cuore e ci godo, continuo a vederti strafatta di cazzo e ci godo, parlare col corpo e non nascondere niente ed osare, osare sempre di più fino al volgare, fino al baratro e perdere perdendoci insieme nelle alchimie della pervesione scarlatta.

Sei sveglia?

Sei sveglia, allora guarda attraverso quello che non hai se ci riesci, se puoi e se vuoi.
Non dimentichiamoci di noi.
Non dimentichiamoci di noi stessi che al momento sembriamo immortalati in un quadro di modì senza occhi e con i colli tanto lunghi quanto esili e incapaci di sopportare tutto il peso che accresce il nostro non senso di essere quelli che siamo.
E se non capisci non importa, fra un mese e mezzo è il tuo compleanno e sto pensando di regalarti un uomo, e se non capisci non importa.
Il fatto è che non importa a nessuno la cosa mio malgrado importante, e tutto questo non senso un giorno ci lascerà le spalle senza che nessuno si angosci senza che nessuno si preoccupi nemmeno noi dolce pioggia estiva di sassi, nemmeno noi.
E poi vorrei vederti serena e se sei sveglia vorrei tu rimanessi a letto, come puoi, come vuoi, come sei ma senza vestiti.

14 agosto 2007

Inutilmente difendersi

Non sai quanto crederci ancora ma sai,nella cattiveria mi sento più vivo, vorrei farti del male vederti strisciare tanto umile quanto disperata come un serpente innocuo senza veleno.
Ed il problema è mio, è solo mio ma questo non vuol dir niente perché fa male uguale e mi rendo conto che sono esecrabile e deprecabile, inabile e fatiscente abbracciato dalle mie difese tossiche ed è l’unica cosa che so fare, cercare difese inutili è disperatamente inutile se voglio solo e soltanto attaccare.
Confessarmi che hai peccato sconfessare la fede nell’amore cieco per la tua carne
Confessarmi che hai peccato sconfessare la fede nell’amore cieco per la tua carne
Confessarmi che hai peccato sconfessare la fede nell’amore cieco per la tua carne
Inutilmente difendersi dai mie paradossi confusionali e perversi attaccare di colpo, guerra lampo, conquistare in pochi giorni tutte le terre fertili, senza pietà né grazia.

Prima che arrivi settembre

Ricordarsi di essere caduti, di essere rotolati di distruggere qualsiasi cosa che sia umanamente controllabile, sapere di essere sprofondati nel fiume dove si può nuotare solo se siamo inabili non è decisamente consapevolezza ma anarchia.
E sono sempre più pazzo e me la rido di gusto, dopo tutte le lacrime cadute dagli occhi sulle lenzuola dove non c’eri e i mal di stomaco ad avvelenarmi i pasti per perdere peso esterno toccando i meno quindici gradi dall’inverno.
Ed internet che mi lascia a piedi nel deserto. Solo e a piedi nel niente, sotto il sole del deserto.
Il parlamento che prende fuoco e l’impotenza di essere veri, Dio tolga ai più deboli per dare ai ricchi stavolta, Dio scenda dal trono e si inchini alla miseria più nera che ci guida o ci salvi finché siamo in tempo, se siamo ancora in tempo, senza calvari, morti e intermediari, prima che arrivi settembre.

Aspettando tutto prima che arrivi settembre e la non sete e la noia che vestita da clima mite ci darà il buongiorno e intanto sono sempre più pazzo ma ora me la rido, ma ora sorrido.

"gemma che effondi ardore"

Le tue mestruazioni non sono mai state così puntuali, e programmare le vacanze non è mai stato così difficile e poi averti e spezzarti un due.
Averti nel corpo come ho sempre voluto, possederti come ho sempre sognato, rendersi conto che è tutto reale, rendersi conto di perdere qualcosa, e sentire il mio cuore languire.
E per urlare non mi basta più neanche la voce. “ A fior di pelle salirono gli sbotti bruciando i nervi le vene e i loro fiotti” , vedere tutto il mio sangue intossicato dal fumo che scorre veloce e mi brucia la razionalità, raccogliere i frutti del mio stare e il mio lamento sommesso, il lieve malessere che si fa maestoso e pesa come un macigno nell’economia quotidiana, le sedie elettriche accolgono i miei sentimenti e i miei fastidi-vittima fugaci che volano e cadono e poi “peggio di noi non si può stare credimi, l’alta marea ci porterà via credimi ”.
“Gemma che effondi ardore” dove sei? La mia anima vorace non trova cibo ed impazzisce ed io con lei.

intro

Essere un ragazzo di 23 anni, avere una vita esteriore abbastanza comune, essere, vivere in una realtà totalmente provinciale, nella sanissima provincia pistoiese di merda circondati dai fiori e dai vivai che mi tolgono l'aria, essere malati dentro, essere malati di verità, essere malati nell’amare è questa la mia condizione. E sono nel controllo. "Sei fratello nel controllo".
Vedere il mondo orrendo che ci circonda, subirlo e sentirsi impotenti di fronte a tanto schifo, annusare l’amore, che da buon mostro ti mangia il cuore, e sentirlo ancora come unica via possibile per la felicità. Essere folli per necessità, per istinto per verità e disattendere.

Far nascere un blog, sentirlo come bisogno primario, per sfruttare a pieno il potenziale espressivo che il web offre, e ringraziamo il suo inventore che ci ha salvato dalle televisioni
che propinano merda, oggi grazie alla rete abbiamo il potere in mano, possiamo scegliere cosa vedere e dove cercare, possiamo conoscere...e poi s
parare da internet, spararti da internet, questo blog non ha alcuna ambizione letteraria e solo composto da invettive sterili e sfoghi o qualcosa di simile…