ATTENZIONE QUESTO BLOG HA CONTRATTO LA MENINGITE...

SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..


30 agosto 2008

''Qualcosa di amaro da spingere giù in fondo''

they were about ten colours
they have about ten colours
I don't care

la novità delle nuove lattine
delle ventotto lattine per cartone

e quanti anni avrai adesso?
le ferie a settembre
le feste a carnevale
dove in ogni scherzo troverò la neve da spalmare

comprare e venedere
portare il mare a puttane

about ten colours
about ten colours

three near the hope
seven near the dope

vengo su di me vengo su tutti voi

la perfezione ha limiti incalcolabili
e mura possenti
chi rotola non si ferma
chi rotola in realtà è una scheggia


in aggiunta all'ordine inserirei anche del surgelato
quello che costa poco perchè quello migliore l'ho già comprato

un piede a terra la morale del generale sottoterra
adesso dormo un pò poi vado a rovinarmi in una grotta

28 agosto 2008

Parole di carta vetrata

Ti parlo dei crolli orizzontali delle vertigini delle saracinesche io che non le so aprire bene io che posso romperle.
Quando ho capito che sto tradendo tutti i miei fratelli quando ho capito che gli insetti ci pungono le gambe ma che siamo noi a grattarci a spellarci fino al sangue
Cosa fare come fare per combattere la vitalità della morte.

Non mi rassegno ma non trovo macchine da guerra.
Quasi mi divertivo a contare le vertebre della gigantesca spina dorsale chiedendomi quanto mi
resta e quanto fosse malleabile.
Sparo contro lo specchio del mio spettro sparo a salve io che non so più farmi così male da vomitare io che non sento io che non so chiedere aiuto io che non sento.
E al posto dei piedi avevo due pietre immerse nell'argilla.
Volare sottoterra e rispondere al telefono. Gelido e meccanico come il mio indice quando compongo i numeri.
Mentre le ginocchia non funzionano bene e faticano.
Le vene dove scorre l’olio da motore.
La fortuna oscura e l’infinito sottovuoto.
Non ho tempo non ho più tempo da passare per osservare le celle, e me ne sto al caldo con l’aria condizionata accesa e la porta aperta voltandomi spesso per paura di essere scoperto mentre non sono capace.
Strisce per dividere e rallegrare la carta di fango dove scrivo.
Vorrei vivere e non ho scelto di scegliere ma ho scelto.
La pena del tormento di non avere fermento, il non crescere più, l’invecchiare a livello interiore, mentre rimbalzo in una bottiglia di vetro con il vuoto a perdere se stessa.
Ci sono solo dei grossi monitor da riempire. La vita che scorre la vita che va avanti col sapore di una verità ferita e vorrei fare un reso fornitore della morte
Mentre compro roba inutile serenamente.
Sapresti vivere con la certezza del limite?
Dormire poco e sorridere a vuoto.
Conoscere le rimanenze senza truccarle.
Ordinare roba inutile.
Sfonda la crosta terrestre con le mani scava la buca al reale ucciditi. Dovrei strapparmi il potassio dagli occhi.

C'era un incendio nel mio abitacolo mentre pioveva fumo, giuro che ho camminato per quindici centimetri sul filo d'argento prima di viaggiare su una strada statale.
Su una strada asfaltata.
E mi mancano sempre gli accendini per accendermi tra le sempre più numerose sigarette quella giusta, quella di una pseudo svolta verso tutto quello che non ha peso verso tutto quello che ha consistenza.
Mi chiedo il perchè me lo chiedo a martello, ma nell'ingrassare si annebbia anche la fame.
C'erano proprio tutti, mi sussuravano all'orecchio che si arriva ad un punto mobile ad un punto plasmato dal fulminarsi e dal ricambio delle lampadine
Mi sussuravano che a forza di scavare prima o poi si sotterra anche il mare.
Non esisteva un tempo definito se non quello prestabilito dall’orario di lavoro e mi passavano i fornitori al mio interno.
Mi trapassavano.
Avevo dieci anni e non vedevo l’ora di mettere i piedi sulla sabbia di correre a piedi nudi evitando le ombre e sentire il calore sentire il bruciore quel che resta è la superficialità dellìacqua.

Ruvida come ruvido come un pieno di gasolio.

23 agosto 2008

''Guida tu''

Una chiave di violino nel donare il sangue, ‘’così che non sono libera’’, essere spalle al muro abbattuto e ricostruito in un millenovecentonovantuno disperso in qualche calendario riciclato.
Sto pensando a quello che hai letto sto pensando al letto e alla dolce perfidia nel farmi pesare nel farmi pensare nel farmi alleggerire, dirigere le direzioni, è una sensazione strana due fasi a tema come i temi, confusione, generazioni, figli nati dall’imbarazzo e dalla paura che poi si convogliano nella libertà e nella condivisione, la candela rossa con il colore di una candela autolesionista ma la fiamma ha un arcobaleno dentro.
Perché l’arcobaleno va e viene senza essere controllato mentre la candela è luce di convenienza
Convivenza disinteressata.
Ti sta prendendo il sonno?
Ti massacra il sonno e io sono forte
‘’Padrone dove sei padrone vieni a prendermi padrone vieni a prendermi padrone vieni a prendermi c’è un incendio nei bar’’
Era un piccolo posto in un posto ancor più piccolo eppure si riforniva da un grande magazzino.
Mentre scrivi anche te che non hai sonno e stai meglio ingestibilmente parlando
Che sarà merito del gelato
Che sarà merito del vomito
E chissà se domani mangerò.
Per assorbire il fritto, per far scivolare la cera che poi si posa che poi si secca
Era una riflessione sulle mani sul porto sul parto e sull’ aborto.
Le tue cellule staminali condannate all’ergastolo.
La clonazione degli stati d’animo
La dolcezza dell’amarezza.
Quello che sono quello che non sarò quello che sarò quello che non sono
Non c’è male ma esiste.
Cosa c’è oltre il sonno la morte?
Sento calore e poi l’odore dei giardini quando smette di piovere
Cosa percepisci se non respiri?
L’apnea è fresca quasi pungente quasi piango ma sto bene.

‘’dove siete andati tutti’’ a ‘’riprendere berlino’’.

Nello spegnere la luce con le sigarette nel generarla accendendole e aspirandole
Confronti, prima, ieri, sera, è un paradiso.

22 agosto 2008

''Meno fredde che fuori''

dopo l'appannamento dopo il niente ''quattro mura intorno oggi è un giorno balordo la mattina è una spina nel fianco'' ed io dopo un po' ritrovo il bianco.
e ti lasci andare, e bestemmiare col telefono, e bestemmiare al telefono.
litigare con i fornitori diocane che non mi mandi la roba di cui ho bisogno che non so cosa ordinare senza mettermici di impegno travare i vuoti e andarli a cercare.
farci gli incidenti contro. farci i frontali

all'unisono s'alza il suono delle luci che bruciano gli insetti
lo giuro
lo giuro
''devono esistere case case e alberghi lontani devono esserci stanze che siano fredde meno fredde che fuori''.

''giuro che ho visto luci grandi come mai prima e poi lungo le strade che sono bianche come le linee di un foglio''

poi infilo le dita nella presa della corrente e vado a fulminarmi nel nome del padre nel nome del figlio nel nome dell'emoraggia che mi esplode nel ventre.
poi mi sposai col niente e battezzai la carne.

19 agosto 2008

Carta

Sarà che oggi non ho colonna vertebrale
smantellata dalla lotta tra il mito il sogno
il reale l'organo cardiaco e quello celebrale

aggrappato ad un senso cieco
aggrappato al seno della vergine
dove succhio veleno

chi di voi conduce a me
chi di noi è gravità

mentre seziono i miei tessuti
l'invisibile li ricuce
poi li riduce
a carta stracciata

a carta macchiata da inchiostro di penna e di stampante
inevitabilmente cestinata

come tutto ciò che sfugge ai controlli
come tutto ciò che è irregolare

la verità non è riciclare
mi consuma come carta in un incedio
dammi la forza te ne prego





18 agosto 2008

Forse è colpa dei treni che forano

Poi le pianure si fecero buie e non si illuminò nient'altro, ricordo che c'erano tre bambine che danzavano, avevano tutte le mani nell'acido, dita di cristallo, unghie di legno e nel volto un uomo morto.
Ti preparavo la via per il massacro ti preparavo la via per la pornografia, perchè a volte si arriva ad un certo punto e ci si ferma. si arriva ad un certo punto e si inizia ad ansimare a non sentire il male il bene il mare e quello che era pane.
E non ha senso produrre stazioni.

Sono quello in cui non credi
Sono ciò che offendi
Sono quello che non vuoi
Sono ciò che puoi

Ascoltavo gli sformati di poesia ed i cocktail di parole stringevo in mano un libro mentre mi accorgevo che era tutto mio, dio stesso mi ha preso a manganellate.
Sciupando tutto.
Rubandomi tutto.
Sarei stato migliore sarei stato più forte se avessi sposato la morte invece di morire attaccato ad un flebo di realtà e sterilità.
E mi chiedo ancora se non ci sia davvero altro modo.
Non ha senso produrre stazioni eppure siamo tutti così bravi nel farlo così stupendamente e magnificamente bravissimi nel farlo.
Riflessioni e strangolamenti di cervella, riflessioni estive a fuoco spento, prigioni.
Con la scusa di trovar l'assoluto sono l'emblema del relativismo e non trovo un modo.
Non trovo un fottutissimo modo.
L'amore per sempre, la vita eterna, lasciare un segno, essere eroi per essere, la verità la verità.
''Sento di avere una milza nel cervello''.
Sento di avere una vita facile e una vita spenta.
E sono lento non tremo e vedo.
Ali enormi spezzate ricucite congelate e fuse.

''com'è che non riesci più a volare''
''com'è che non riesci più a volare''