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1 luglio 2013

Notte


Inizia con una strada che non è una strada, è un sentiero, sconnesso,  buche e sassi, sotto i miei piedi lacerati, i miei piedi di burro e acciaio , che lasciano passi d’ombra collosa mentre mi muovo verso la luce verso il verde foresta infinito smeraldo, poi BOOM, la vita ti spara alle spalle, pelle, carne, muscoli, legamenti, polmone, cuore, è un proiettile cattivo, feroce, rabbioso che si conficca dentro me, che non esce, sta li come crisalide, mia farfalla spezzata che incrina, vanifica, la mia attesa la mia smania di emergere, di scalciare, di urlare una rinascita illegale.

Ho un interiorità troppo grande per la frivolezza delle mie azioni, io non sono un uomo frivolo, io non sono semplicemente un uomo, sono di più, sono la vita e sono la morte, sono sentimento puro cristallo e macchie di vita bianca, nera, porno amore affascinante.
Non posso permettermi questa ricchezza, non posso permettermi questa povertà, scintillante miseria mia, ancora di salvezza, cuore di misericordia, nella grazia di questo dolore mi piego, e conto le ore e le capovolte nello stomaco, mentre mi si spezza il cuore, la schiena, sento lo schianto nelle spalle, mentre gli occhi si chinano a guardare questo sangue  caldo che cola giù a piccole dosi e si rannicchia timido sul pavimento e come acido lo divora affinchè io guardi ancora più giù nel fondo del profondo, sul'orlo del limite.

Resto convito che questa sia una cosa tanto bella quanto orribile, è lo splendore e il terrore che si baciano e si nutrono di un'anima e di un corpo che non riesce a spaccare il cordone ombellicale con l'affanno del mondo.

Dall’età della consapevolezza ad ora le mie cento metamorfosi di pelle hanno avuto sempre il medesimo odore, il fetore di un amore nevrotico, insano, radiante voracità perdigiorno che consuma me, per primo me, che mi cova dentro, come un’infezione, un’agitazione, un’ansia selvaggia, minacciosa che io non so domare, non posso domare, è un dolore che mi ruba tutto e lascia tracce di cenere, di me, come un mattino  che distrugge  le ferite gonfiandole a dismisura.

‘’E gli occhi tuoi mi rubano la luce perchè tu possa splendere nei miei
Allora non rimane niente e te ne vai
Allora non rimane niente e te ne vai

Consuma spento e lento il mio dolore
Consuma me’’

1 commento:

'se fossi fuoco arderei il mondo' ha detto...

hai così tanta fame di vita da farti consumare da essa..
per un masochistico piacere nel vedersi bistrattato e confuso da una vita nella morte..
o una morte nella vita..
a ricercare un amore carnale non fatto di essenza che vanifichi il senso più estremo della fine.