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10 dicembre 2008

Virus di strada

a retromarcia e poi di nuovo a marcia avanti ma a cento all'ora, passo sui pensieri, saturi, lividi, esclusivi e loro tornano di nuovo lisci.
Ossigeno o azoto che importa penso, la necessità ha la faccia di una certezza stavolta, non inniettare materiale solido.
Lo sconcerto.
Una camera d'aria esplode quando viene immessa più aria di quanto ne possa sopportare una mente no, inversamente implode e diventa più piccola.
Nel quinto giorno dopo il crollo l'universo ha buchi neri trascurati narici ovattate dalla cocaina inspirata per cautela, per fare dei polmoni due sacche d'oro contro la recessione dell'umore.
Non è un fatto economico ma la fame colpisce i più bisognosi soprattuto alle caviglie.
Siamo in crisi le radiografie parlano chiaro, il giorno più lucido ha lo sfondo intonato con l'asfalto consumato da via vai interminabili, di riflessi persone strutture portanti e animali rari.
Gli stessi che giocano con i tuoi sogni gli stessi che giocano nei tuoi sogni pieni di sedie, atmosfere di una francia antica, di una francia lontana e di candele.
I fili mistici collegati dal verde che diventa petrolio che diventa militare, fili elettrici corde meccaniche nodi resistenti ognuno ha nel proprio tesoro una coscienza latente.
E girano le lancette e girano e ti mangiano il presente.

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