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23 aprile 2012

''Gli stessi che giurarono nascondono le dita ficcandole nel culo della vita''

Si sopravvive a tutto questa forse è la certezza della nostra condanna a morte.
Niente è insopportabile perchè possiamo sopportarlo, possiamo sopportare tutto.
Anche sotto tortura quando il dolore si fa enorme quando si prende tutto poi il nostro corpo non lo tollera più e si sviene.
Dolcemente svenire il verbo oscilla tra morire e dormire.
Impensabile ed inutile diranno gli eretici.
Questa profonda mediocrità, questa profonda insoddisfazione.
Occhi per vedere occhi di miseria grandi lenti scure per nascondersi.
Questo filo spinato che mi tiene ben saldo qui sottoterra insieme a miliardi di radici che come me cercano solo acqua e trovano fossili, decomposizione e antiche rovine.
Che splendida tristezza che mi fa.
Che splendore come una sega con il dito nel culo.
Niente ci uccide davvero, il dolore si fa acuto e poi appena diventa insopportabile poco dopo ecco che si ammutolisce e poi più niente.
Vuoto. Niente. Come faccio rima con queste parole.
Consapevolmente mi assumo in dosi più o meno forti a seconda dei giorni quasi fossi prozac.
Effetto placebo.
Funziono così.
Effetto placebo.
Mi hanno creato così.
Non è colpa mia io sono lo specchio di quel che vivo.
Io adesso rifletto quello che mi scorre davanti e aspetto il sole come un rettile.
Sono un malato, sono un mostro, soffro, sono normale.
''E' così che è essere sani? Sono sano così.''
La verità è qualcosa di profondamente sporco in me.
Lacerante quanto basta per sentirla.
Sopravvivere a queste fitte che all'improvviso vengono a cercarmi, provienza ieri, l'oriente, è il peggior impiego che potessi trovare, monotono e faticoso.
dio quanto mi sembra lontano quel giorno in cui mi hai aperto le porte della vita.
dio ti ho sputato in faccia e tu hai pianto per me?
Quello che non c'è lo sento ancora ritorcersi nel mio cervello.
Avevo un cuore grande una volta prima che smettesse di battere.
Non ho mai pianto, non una lacrima non una goccia di sangue da quel giorno d'eclissi.
Questo è uno sfogo e come tale non ha senso.
Quello che c'è dentro è uno sfogo e come tale non ha senso.
Io sono solo una reazione.
Io sono la stasi che tace rabbia.
Io sono solo un concetto chimico casuale e instabile.
Lei non è più distruttiva e l'ha detto con due occhi così luminosi e in modo così semplice e gentile che ho provato un invidia buona e un senso di inadeguatezza alla vita che mi fa sentire piccolo e vecchio.
Un oggetto usato abusato un oggetto superfluo.
Ho provato ad avere tutto tra le mani ed esse non hanno resistito al vento.
Stupide insensate dita che creano costruiscono e non sono capaci di proteggere di tenere insieme eppure avete le unghie spezzate.
Continuo a trapanare di domande il mio vetro che non è più cristallo.
Sopravvivo nella quotidiana morte della mia vita.
Orizzonte.
Orizzonte.
Portami via.

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