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12 agosto 2012

Questo non è un post per mediocri

Che cos'è un'idea? Da dove piove un'idea, un ideale, quel qualcosa che ci bagna la ragione, il modo di pensare, di pesare le cose, di agire e perchè no, di inventare.
Compagno Lenin ti ho scritto più volte e non mi hai mai risposto.
Allora forse ho capito che eri morto davvero, purtroppo non mi sono sorpreso, mi sono alzato e guardandomi allo specchio ho trovato scritto sulla mia pelle che tutto quello che avevi fatto, che tutto quello per cui ti sei acceso in realtà è stato spazzato via, confinato in tombe di carta, confinato in qualche anfratto del cervello che molti purtroppo si scordano di avere.
Ci hanno fottuto tutti compagno, dalla prima unghia alla clavicola, di quel braccio sinistro alzato senza vergogna, con la speranza di un significato diverso e la cosa buffa e oltremodo sarcastica e che non ce lo hanno spezzato loro, ci hanno convito anno dopo anno ad abbassarlo fino a farcelo sotterrare, alla mercè dei microrganismi atti alla decomposizione.
Oggi ho voglia di pensare, e cosi mi ritrovo in un ascensore buio con le corde lacerate, in balia degli eventi, fermo, immobile per la paura di cadere giù.
La paura, quella massa inerte di paletti che piantiamo sul nostro territorio, sul cammino della vita, per proteggerci, dagli urti che subiamo, da quella violenza vitale che ci sbatte dentro quello che desideriamo ma anche quello che ci fa più intimamente male.
Ecco il dado è tratto, quei paletti crescono con noi, si riproducono come batteri e piano piano diventano sbarre e piano piano ti immobilizzano.
Sono in bilico, se continuare un percorso di compromesso sociale dosando via via gocce di lucida follia oppure eliminare quel siero devinitivamente, non rispondere a certi appetiti dell'anima e della mente.
Che scelte mediocri compagno per uno come me. Parlo in termini di prospettiva mentre mi allaccio le scarpe con le vene, schifosamente chino su me stesso.
Pena di morte o pena o di vita, chiedo come un bambino innocente ed illuso, ma faccio finta anche con me stesso, io so che mento, ed è questo il tumore nero che spodesta la sensibilità e la copre con le pioggie acide del compromesso e come medici ce lo prescriviamo a vicenda.
E' questo l'uomo che vogliono negli standard sociali, nei rapporti umani, uno che ti cura per farti dipendere dalla sua stessa malattia.
Ma vedi, tutto ha un perchè, mentre si cammina alla ricerca della vita e dell'amore non siamo consapevoli ma siamo vivi e poi soltanto dopo, su una sedia a rotelle ci si accorge che siamo paralizzati a causa di quello stesso percorso, di quello stesso sforzo, a causa delle nostre gambe in rovina, che sono da generazione in generazione diventate comode, che non sono adatte ma adattabili alla comodità, perchè in fondo dopo certi schiaffi è più facile conformarsi ed è più facile mettere a tacere certe voci, bendare certi occhi, che realmente parlano, che realmente vedono, il paradosso è che la realtà è la prima forma di finzione che ci costruiscono, che ci costruiamo.
Una volta la chiamavo verità. Inebriante come una bellissima donna ma meschina come un uomo.
Verità col suo accento di spine, dove non ci sono limiti, se non quello autoimposto della paura, la perfetta forma di solitudine che comporta, uscire dai solchi nuotare nella follia.
Ecco compagno, fratello, padre, amore, figlio, madre, donna, perchè se so tutte queste cose, perchè se ho questa consapevolezza mi sono fottuto da solo e perchè cazzo sono immobile nella mia gabbia, perchè, perchè?
''Goodbye Lenin'' alla prossima rivoluzione d'ottobre.

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