Entro in
libreria che saranno le nove e mezza, come prima cosa ovviamente scruto verso
la cassa per vedere se ci sei, ma non ti trovo, così mi metto alla tua ricerca
in ogni angolo del posto, cerco in ogni stanza del locale, come un cane che
sente il profumo di un osso e si mette a
scavare ettari di terra ma non lo trova. La cassiera di stasera non ha neppure
un quarto del fascino che emani, ha gli occhi spenti e non puzza di vita come
te.
Ci rimango
male quando mi rassegno al fatto e
realizzo che davvero stasera non ci sei. La libreria non è la stessa, è come un
libro senza pagine.
Non so ne
come ne perché ma c’è un qualcosa dentro di te che mi attrae fortemente,
saranno i tuoi occhi azzurro ghiaccio, penetranti come può essere un chiodo in
un legno secco. Devo solo capire se il martello è mosso dalla mia fantasia
nervosa oppure è insito in te, pronto a
spingere ogni cosa che hai, nelle persone che sanno osservarti davvero.
Ho già
fantasticato di spogliarti sopra un
letto di pagine, di morderti, di toccarti, inizierei dalle spalle che
probabilmente ogni uomo che hai avuto ha sempre sottovalutato, così piccole e
bianche da inalare come una striscia di cocaina, chissà se ti piacerebbe saperlo.
La prima
volta che ti ho visto canticchiavi alcuni versi delle canzoni dei Doors prima di essere
interrotta da un vecchio coglione che comprava un libro pressoché inutile. Sarei
rimasto a guardarti per ore, forse per giorni, mentre le tue labbra
continuavano a muoversi e la tua piccola voce si rintanava in ogni anfratto
della Mondadori.
E’ grottesco
che tu lavori lì, è come trovare un chicco del bene più puro nel male assoluto.
Mondadori l’editoria del male, il
manifesto del consumismo alla conquista della cultura. So che lo sai, so che ne
sei consapevole, e per questo che hai quasi sempre lo sguardo perso nel vuoto,
quasi a cercare una via d’uscita, quasi a giustificarti con l’universo che in
fondo è la vita che ti chiede dei compromessi se vuoi sopravvivere in modo
onesto.
‘’Chiedi
alla polvere’’ arriva a fine settimana, così ne prenoto una copia e mi metto a
cercare qualcosa di interessante. Noto una coppia di persone, madre sulla cinquantina
e figlia sulla quindicina, stanno cercando disperatamente ‘’50 sfumature di
grigio’’, noto best seller puttanesco , questa non me la posso perdere mi dico,
così mi avvicino glielo indico e con un ghigno degno del miglior Jack Nicholson
dico alla madre ‘’ottima scelta signora’’.
E’
gratificante e soddisfacente per me prendere per il culo una persona ed essere
ricambiato con una gentilezza che infatti prontamente arriva.
La tardona secondo un copione già scritto abbocca e mi
ringrazia con cortesia, fa un piccolo sorriso imbarazzato e si avvia verso la
cassa, povera frustrata signora dagli
ignobili gusti letterari , spero per te che tuo marito ti chiavi un po’ meglio.
Mi imbatto in ‘’Petrolio’’ di Pasolini, sfoglio qualche
pagina poi lo rimetto al suo posto. Esco, mi accendo una sigaretta e con il suo
fumo salgono in aria anche i miei pensieri. Si dilatano nebbiosi in questa
città di luci e apparenze.
E’ tutto
così strano, è come se avessi
oltrepassato la morte per ritornare alla vita, mi sento giovane, mi
sembra che in tutto quello che mi circonda si nasconda un’opportunità silente,
sommessa, pronta per essere sorpresa e morsa.
Non ho bisogni ho semplicemente fame, una fame
nervosa, una fame irrequieta di vita che non mi logora ma stimola e rende raggianti i miei
digiuni, i miei pasti inesistenti.
Ho sempre visto
la morte come la dea della rassegnazione, come una realtà fredda che congela la
speranza, tetra e sicura che ad intermittenza però rilascia il suo alito come
il calore dei termosifoni d’allumino in inverno. La morte può essere
confortevole a volte.
Un’ oscura e affascinante compagna di viaggio da cui
diffidare come un’ombra che dietro un pieno sole compare per ricordarti che esiste ma io mi slaccio le
scarpe per scollarla dai piedi e corro con trentanove gradi verso l’asfalto infinito.
Nessun commento:
Posta un commento