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19 giugno 2013

La libreria

Entro in libreria che saranno le nove e mezza, come prima cosa ovviamente scruto verso la cassa per vedere se ci sei, ma non ti trovo, così mi metto alla tua ricerca in ogni angolo del posto, cerco in ogni stanza del locale, come un cane che sente il profumo di un osso  e si mette a scavare ettari di terra ma non lo trova. La cassiera di stasera non ha neppure un quarto del fascino che emani, ha gli occhi spenti e non puzza di vita come te.
Ci rimango male quando mi rassegno al fatto  e realizzo che davvero stasera non ci sei. La libreria non è la stessa, è come un libro senza pagine.
Non so ne come ne perché ma c’è un qualcosa dentro di te che mi attrae fortemente, saranno i tuoi occhi azzurro ghiaccio, penetranti come può essere un chiodo in un legno secco. Devo solo capire se il martello è mosso dalla mia fantasia nervosa  oppure è insito in te, pronto a spingere ogni cosa che hai, nelle persone che sanno osservarti davvero.
Ho già fantasticato di spogliarti  sopra un letto di pagine, di morderti, di toccarti, inizierei dalle spalle che probabilmente ogni uomo che hai avuto ha sempre sottovalutato, così piccole e bianche da inalare come una striscia di cocaina, chissà se ti piacerebbe saperlo.
La prima volta che ti ho visto canticchiavi alcuni versi delle canzoni dei Doors prima di essere interrotta da un vecchio coglione che comprava un libro pressoché inutile. Sarei rimasto a guardarti per ore, forse per giorni, mentre le tue labbra continuavano a muoversi e la tua piccola voce si rintanava in ogni anfratto della Mondadori.
E’ grottesco che tu lavori lì, è come trovare un chicco del bene più puro nel male assoluto. Mondadori l’editoria del male, il manifesto del consumismo alla conquista della cultura. So che lo sai, so che ne sei consapevole, e per questo che hai quasi sempre lo sguardo perso nel vuoto, quasi a cercare una via d’uscita, quasi a giustificarti con l’universo che in fondo è la vita che ti chiede dei compromessi se vuoi sopravvivere in modo onesto.
‘’Chiedi alla polvere’’ arriva a fine settimana, così ne prenoto una copia e mi metto a cercare qualcosa di interessante. Noto una coppia di persone, madre sulla cinquantina e figlia sulla quindicina, stanno cercando disperatamente ‘’50 sfumature di grigio’’, noto best seller puttanesco , questa non me la posso perdere mi dico, così mi avvicino glielo indico e con un ghigno degno del miglior Jack Nicholson dico alla madre ‘’ottima scelta  signora’’.
E’ gratificante e soddisfacente per me prendere per il culo una persona ed essere ricambiato con una gentilezza che infatti prontamente arriva.
La tardona  secondo un copione già scritto abbocca e mi ringrazia con cortesia, fa un piccolo sorriso imbarazzato e si avvia verso la cassa,  povera frustrata signora dagli ignobili gusti letterari , spero per te che tuo marito ti chiavi un po’ meglio.
Mi imbatto  in ‘’Petrolio’’ di Pasolini, sfoglio qualche pagina poi lo rimetto al suo posto. Esco, mi accendo una sigaretta e con il suo fumo salgono in aria anche i miei pensieri. Si dilatano nebbiosi in questa città di luci e apparenze.
E’ tutto così strano, è come se avessi  oltrepassato la morte per ritornare alla vita, mi sento giovane, mi sembra che in tutto quello che mi circonda si nasconda un’opportunità silente, sommessa, pronta per essere sorpresa e morsa.
Non ho bisogni ho semplicemente fame, una fame nervosa, una fame irrequieta di vita che non mi logora ma stimola e rende raggianti i miei digiuni, i miei pasti inesistenti.
Ho sempre visto la morte come la dea della rassegnazione, come una realtà fredda che congela la speranza, tetra e sicura che ad intermittenza però rilascia il suo alito come il calore dei termosifoni d’allumino in inverno. La morte può essere confortevole a volte.
Un’ oscura e affascinante compagna di viaggio da cui diffidare come un’ombra che dietro un pieno sole compare  per ricordarti che esiste ma io mi slaccio le scarpe per scollarla dai piedi e corro con trentanove gradi verso l’asfalto infinito.

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