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3 dicembre 2007

Pensiero astratto postindustriale

Perdersi nelle parole, cercando le chiavi anche se non ci sono porte, nelle frasi fatte, mettendo in upload la speranza, ci sono solo i monitor nei miei orgasmi senza grazia, i sentimenti ridisegnati, stilizzati, l'arte si paga con la vita senza vita, negli orologi che notano come si muove il tempo, le lancette che sono lame taglienti, ferire e deperire nelle consolazioni scarne e magre che fanno ingrassare. il mio ambiente è umido e fuori fa molto freddo in questa seconda metà d'autunno, un autunno dove le foglie sono morte troppo velocementee dove i marciapiedi sono più vuoti di sempre, con i bagni degli autogrill durubati dalla tua distanza, le reazioni violente per assaltare i contrabbandieri di alcool, i tuoi psicofarmaci interiori, il mio astio cangiante per le situazioni ibride. Lavorare nella libreria, lavorare in una zona industriale, lavorare per lavorare al riparo dai sogni, dalle molotov e dai centri sociali.
I ceti medi che disubbidiscono allo spirito proletario, rovistando nelle macerie e nella spazzatura, mentre il paesaggio osceno riempie il quadro vuoto, la sua cornice appesa al muro
Sensibilità deturpate, orgogli ridicolizzati, sensibilità lasciate a marcire come le confezioni di amore scauduto sulle scaffalature del discount. I centri commerciali nei tuoi occhi, il tuo navigatore che non ti riporterà mai da me, la tecnologia cronica e congenita, guardare i dirupi che portano al mare, guardare i dirupi che portano al male. Non è il tempo zero è solo il medioevo, Nessuno abbia fretta è solo il medioevo

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