Intersezione. Collidere con i chilometri.
Quando il mondo sembra più vicino riflesso nel vetro di un finestrino.
Opposizione di spazio, la distanza a primavera, il ghiaccio di primavera.
Sembravi apparentemente in fiamme.
So che eri profondamente in fiamme.
Il fiume e il sangue.
La seta e la sete.
Volare e sedersi sull'erba.
I parchi e gli archi.
La chitarra.
Il treno contro vento.
Il ritorno come un ritornello.
L'unica cosa che si ripete.
E il vuoto chiuso in una gabbia dietro l'angolo pronto per l'attacco e poi per rifugiarsi nelle colline adiacenti al senso.
E tu hai paura di farmi male.
E tu che hai paura di star male.
Qui io non aspetto altro.
E qui altro non aspetta me.
Vorrei le cascate sulle ginocchia e le nuvole a colori.
E ancora un pò del calore.
ATTENZIONE QUESTO BLOG HA CONTRATTO LA MENINGITE...
SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..
SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..
30 aprile 2008
28 aprile 2008
Per far vivere il sangue
Poi deragliano i binari, i sassi sotto i binari, le stazioni e le lacrime dei miei occhi quando si chiudono le porte.
Ricamare e strappare.
E pelle come seta sotto mani delicate e forti.
Sotto mani giovani e ruvide di vita.
Come gli pseudo-concerti di una generazione post 77 improvvisati e scoperti per caso.
Come gli pseudo-concerti fatti dopo un buon vino.
E birre come il caffèlatte.
Ho annusato le tue lacrime, i tuoi capelli e le spine delle rose.
Ferite disinfettate con la saliva.
Ferte ricucite con la saliva.
Le porte murate e quelle sfondate. E occhi orientali, freddi e assassini che ci guardano.
Come il per sempre che se si fa arte diventa di pietra.
Fredda. Immobile. Legata da braccia e distante nelle labbra.
Quanta edera coltiverai sul cuore?
E scavare nei sotteranei, nei parchi e negli anfratti fuori dal centro.
Divorare il centro.
Dipingere i fiori, bere il cielo dall'acqua, fumare sentimenti, sentire sigarette.
Abbracciarti. Abbracciarti.
''Ho visto nina volare sulle corde dell'altalena un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena'' ho visto i tuoi capelli blu, come lividi nel latte.
E rubare le candele dai locali per farti toccare con dita di cera, per farti gemere di vita.
E poi deragliare nel ritornare a casa.
Ricamare e strappare.
E pelle come seta sotto mani delicate e forti.
Sotto mani giovani e ruvide di vita.
Come gli pseudo-concerti di una generazione post 77 improvvisati e scoperti per caso.
Come gli pseudo-concerti fatti dopo un buon vino.
E birre come il caffèlatte.
Ho annusato le tue lacrime, i tuoi capelli e le spine delle rose.
Ferite disinfettate con la saliva.
Ferte ricucite con la saliva.
Le porte murate e quelle sfondate. E occhi orientali, freddi e assassini che ci guardano.
Come il per sempre che se si fa arte diventa di pietra.
Fredda. Immobile. Legata da braccia e distante nelle labbra.
Quanta edera coltiverai sul cuore?
E scavare nei sotteranei, nei parchi e negli anfratti fuori dal centro.
Divorare il centro.
Dipingere i fiori, bere il cielo dall'acqua, fumare sentimenti, sentire sigarette.
Abbracciarti. Abbracciarti.
''Ho visto nina volare sulle corde dell'altalena un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena'' ho visto i tuoi capelli blu, come lividi nel latte.
E rubare le candele dai locali per farti toccare con dita di cera, per farti gemere di vita.
E poi deragliare nel ritornare a casa.
19 aprile 2008
Ci bevono dal basso
E continui a pensare alla madre di tutti gli schiavi, ha braccia calde, dita di seta, fiumi di saliva dentro la bocca e sbava lava.
Al posto degli occhi ha due crateri e guardandoti cerca di assorbirti, possederti e farti suo per sempre.
Vuoi conoscere? Puoi conoscere? ti chiede.
Il golgota è l'emblema del vero e l'apice sta nella crocifissione al vuoto.
Il livello superiore mi interrogo, cosa serve per spostare l'alba verso ovest, nei passi muti che uso per non rovinare il cristallo del libro che con cura e gelosia conservi a nord.
Incastrato nella stella polare. Quella più luminosa. Quella più fredda.
Non nasce niente dal bruciare solo fumo, ma il fuoco è l'unica cosa che ti serve.
Per pietrificarlo dovresti rinunciare alla vita.
Nell'esplosione. Come un meteorite che impatta sulla terra.
Distruggere tutto nel tempo di un respiro.
Allora dilati le cosce per farti bere dal basso fino a farti piegare le gambe mentre stormi di rondini infette si nutrono dei pensieri e contaminano la primavera fino ad inquinare il fumo delle sigarette consumate troppo velocemente.
Affogare nell'aria com'è possibile se hai polmoni e non branchie.
Non hai mai avuto la sensazione che per tornare a vedere dovresti accecarti gli occhi?
''La città trema livida trema'', il paese ha fame d'energia, ma il piacere il calore e l'emozione che ho provato nel farmi la doccia al buio lo conservo come un tesoro.
Deprecabile, come usare inchiostro al posto di sangue.
Il tuo grembo esterno ti ha chiuso la cornice rompendola e ha il tuo stesso identico colore.
Non c'è niente di più disumano dell'essere umano.
Al posto degli occhi ha due crateri e guardandoti cerca di assorbirti, possederti e farti suo per sempre.
Vuoi conoscere? Puoi conoscere? ti chiede.
Il golgota è l'emblema del vero e l'apice sta nella crocifissione al vuoto.
Il livello superiore mi interrogo, cosa serve per spostare l'alba verso ovest, nei passi muti che uso per non rovinare il cristallo del libro che con cura e gelosia conservi a nord.
Incastrato nella stella polare. Quella più luminosa. Quella più fredda.
Non nasce niente dal bruciare solo fumo, ma il fuoco è l'unica cosa che ti serve.
Per pietrificarlo dovresti rinunciare alla vita.
Nell'esplosione. Come un meteorite che impatta sulla terra.
Distruggere tutto nel tempo di un respiro.
Allora dilati le cosce per farti bere dal basso fino a farti piegare le gambe mentre stormi di rondini infette si nutrono dei pensieri e contaminano la primavera fino ad inquinare il fumo delle sigarette consumate troppo velocemente.
Affogare nell'aria com'è possibile se hai polmoni e non branchie.
Non hai mai avuto la sensazione che per tornare a vedere dovresti accecarti gli occhi?
''La città trema livida trema'', il paese ha fame d'energia, ma il piacere il calore e l'emozione che ho provato nel farmi la doccia al buio lo conservo come un tesoro.
Deprecabile, come usare inchiostro al posto di sangue.
Il tuo grembo esterno ti ha chiuso la cornice rompendola e ha il tuo stesso identico colore.
Non c'è niente di più disumano dell'essere umano.
16 aprile 2008
''Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi''
Stanno portando all'ospedale il pensiero più sano, aperto col bisturi, sangue bianco, sangue asciutto, organi che non suonano.
Muoiono?
Organi interni, come guerra civile.
Nella paura che si rannicchia nello stomaco, i polmoni imbrattati dal cuore, cervello e reni pronti all'attacco.
E nelle telecamere si dissanguano per la gioia del volume d'affari delle scomesse clandestine.
Giocati l'anima, nei televisori che hanno dentro un cinema.
La casualità e poi la pubblicità.
Il problema è fumare nebbia.
Il profumo è puzzo di sudore nel fumare nebbia.
Ma ti porto a cena fuori, sono il tuo cameriere personale, qualsiasi cosa, qualunque cosa.
E se non vuoi niente non avrai niente, so che poi ti metti a guardare il cibo degli altri e gli altri che mangiano.
E inizi a ordinare qualcosa che ti va.
Magari sporco.
Magari scuro.
Magari odio.
Nella fine delle emozioni e nella loro assenza mi dici che muori.
La frustrazione della mancaza di emozioni.
Ma poi tornano col vento che soffia stento e sgomento.
Tornano su un piatto di vento.
La gabbia di libertà della nostra cultura.
''Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi''
Padroni!
Padroni?
Confine labile.
Muraglia di burro.
Chilometri infiniti, distanza abissale.
Ti servirò ovunque tu vada.
Finchè posso.
Padroni o servi?
Muoiono?
Organi interni, come guerra civile.
Nella paura che si rannicchia nello stomaco, i polmoni imbrattati dal cuore, cervello e reni pronti all'attacco.
E nelle telecamere si dissanguano per la gioia del volume d'affari delle scomesse clandestine.
Giocati l'anima, nei televisori che hanno dentro un cinema.
La casualità e poi la pubblicità.
Il problema è fumare nebbia.
Il profumo è puzzo di sudore nel fumare nebbia.
Ma ti porto a cena fuori, sono il tuo cameriere personale, qualsiasi cosa, qualunque cosa.
E se non vuoi niente non avrai niente, so che poi ti metti a guardare il cibo degli altri e gli altri che mangiano.
E inizi a ordinare qualcosa che ti va.
Magari sporco.
Magari scuro.
Magari odio.
Nella fine delle emozioni e nella loro assenza mi dici che muori.
La frustrazione della mancaza di emozioni.
Ma poi tornano col vento che soffia stento e sgomento.
Tornano su un piatto di vento.
La gabbia di libertà della nostra cultura.
''Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi''
Padroni!
Padroni?
Confine labile.
Muraglia di burro.
Chilometri infiniti, distanza abissale.
Ti servirò ovunque tu vada.
Finchè posso.
Padroni o servi?
13 aprile 2008
Umore di Rumore
Allora hai scelto, consumare le tessere elettorali ed eleggere i muri
come andare a fare un giro nel mirino, sbranarsi
conservare occhi inteligentissimi
conservare occhi per non vedere
conservare occhi per la vecchiaia
Resistere e uccidere i radicali liberi
conseguenza mi dici
ciò che ho, scomposto è bellissimo ma non ha armonia
la rivoluzione del metadone
assolti
accorti
assorti
é bellissimo è bellissimo
assaggiare la morale
è bellissimo è bellissimo
vomitare
metre cristo vende i suoi chiodi nei sexy shop della provincia
ferite al costato cicatrici in testa
la sindone come accappatoio per le docce di auschwitz
Potevate perdere le spine sui gambi dei fiori
avete sbagliato fertilizzante
avrete solo petali di gomma
vi piace rubare?
onestamente intendo
onestamente
come andare a fare un giro nel mirino, sbranarsi
conservare occhi inteligentissimi
conservare occhi per non vedere
conservare occhi per la vecchiaia
Resistere e uccidere i radicali liberi
conseguenza mi dici
ciò che ho, scomposto è bellissimo ma non ha armonia
la rivoluzione del metadone
assolti
accorti
assorti
é bellissimo è bellissimo
assaggiare la morale
è bellissimo è bellissimo
vomitare
metre cristo vende i suoi chiodi nei sexy shop della provincia
ferite al costato cicatrici in testa
la sindone come accappatoio per le docce di auschwitz
Potevate perdere le spine sui gambi dei fiori
avete sbagliato fertilizzante
avrete solo petali di gomma
vi piace rubare?
onestamente intendo
onestamente
10 aprile 2008
''Qualche idea da regalare''
Distribuire curriculum. che lavorare in nero non è un lavoro vero.
che ''di teste di cazzo al mondo ce ne sono tante e un'altra non ci vuole’'.
Ed è vero. Cosa?
Che un lavoro regolare me lo devo pur trovare.
Perchè se non cerchi non trovi e il lavoro non ti trova.
Allora distribuire curriculum.
In questo paese arido, in questo paese dove si concima la merda con la merda.
Che la mia dimensione sociale ideale sarebbe stata la quinta superiore. dove non facevo un cazzo. Studiando per diventar pazzo.
E distribuire curriculum anche dentro la tua provincia. E chissà se mi userai o mi assumerai.
E fantasticare di lavorare sotto le tue lenzuola.
Nelle notti di pioggia per poi far colazione la mattina ancora col tuo corpo e con gli yogurt della muller.
E massaggiarti le solitudini.
Fondermi con le inquietudini.
Per poi ridere anche quando non c'è niente da vivere.
Coltivare su ghiaccio e poi giocare a hockey su aria.
Che siamo latitanti in ergastolo nei nostri paesi diversi.
Nei nostri stati uguali.
E la distanza c'ammazzarà?
O ammazzeremo la distanza?
Ma ''con me non devi essere niente''. Solo chi sei.
E poi le canzoni di vecchioni.
Come ''l'ultimo spettacolo'' e ''canzone per alda merini''.
E poi chiudersi in bagno mentre lavori per non pisciare ma per pseudo-piangere dopo aver perso il conto di quante volte sia girata nel lettore mp3 da 19,90€ (adesso infatti funziona una cuffia sola perchè il risparmio si paga) una canzone più che bellissima dei cappello a cilindro.
''24 dicembre''.
Una di quelle canzoni che prima si sentono e poi si ascoltano.
Che ti scaldano un qualcosa dentro e ti mettono nel cuore una malinconia talmente splendida e candida che in quella culla di dolore ti sembra quasi di star bene.
E poi dove cazzo andremo?
Nei viaggi al centro per l'impiego
Nelle scalate nella borsa delle nostre borse interiori.
Nel cercare una professione adatta, noi tutti liberi professionisti di una libertà che non si trova.
Che siamo scarti dei sogni infranti.
Nelle macerie colonizzate dall'impero
''Nei contorni nelle rime'' sognare comunque.
Nei progetti su foglio bianco disegnati con matita bianca così i nostri muratori interiori non murano niente.
Mentre facciamo danzare la mente. Ascoltando musica.
Ma forse basta solo ascoltarlo il cuore per capire che non muore.
Magari con lo stetoscopio che mi hai regalato tu.
Cercando sul calendario il 30 febbraio.
E io sono nato il 28 e chi è con me alzi il profondo.
Che mi sa che parcheggeremo male, come quando ho fretta e parcheggiando a marcia avanti ignoro i muretti e gratto il paraurti.
Come quando ho fretta ed è già tardi.Intanto piove, gocce di curriculum e tu ''portami a bere dalle pozzanghere''
che ''di teste di cazzo al mondo ce ne sono tante e un'altra non ci vuole’'.
Ed è vero. Cosa?
Che un lavoro regolare me lo devo pur trovare.
Perchè se non cerchi non trovi e il lavoro non ti trova.
Allora distribuire curriculum.
In questo paese arido, in questo paese dove si concima la merda con la merda.
Che la mia dimensione sociale ideale sarebbe stata la quinta superiore. dove non facevo un cazzo. Studiando per diventar pazzo.
E distribuire curriculum anche dentro la tua provincia. E chissà se mi userai o mi assumerai.
E fantasticare di lavorare sotto le tue lenzuola.
Nelle notti di pioggia per poi far colazione la mattina ancora col tuo corpo e con gli yogurt della muller.
E massaggiarti le solitudini.
Fondermi con le inquietudini.
Per poi ridere anche quando non c'è niente da vivere.
Coltivare su ghiaccio e poi giocare a hockey su aria.
Che siamo latitanti in ergastolo nei nostri paesi diversi.
Nei nostri stati uguali.
E la distanza c'ammazzarà?
O ammazzeremo la distanza?
Ma ''con me non devi essere niente''. Solo chi sei.
E poi le canzoni di vecchioni.
Come ''l'ultimo spettacolo'' e ''canzone per alda merini''.
E poi chiudersi in bagno mentre lavori per non pisciare ma per pseudo-piangere dopo aver perso il conto di quante volte sia girata nel lettore mp3 da 19,90€ (adesso infatti funziona una cuffia sola perchè il risparmio si paga) una canzone più che bellissima dei cappello a cilindro.
''24 dicembre''.
Una di quelle canzoni che prima si sentono e poi si ascoltano.
Che ti scaldano un qualcosa dentro e ti mettono nel cuore una malinconia talmente splendida e candida che in quella culla di dolore ti sembra quasi di star bene.
E poi dove cazzo andremo?
Nei viaggi al centro per l'impiego
Nelle scalate nella borsa delle nostre borse interiori.
Nel cercare una professione adatta, noi tutti liberi professionisti di una libertà che non si trova.
Che siamo scarti dei sogni infranti.
Nelle macerie colonizzate dall'impero
''Nei contorni nelle rime'' sognare comunque.
Nei progetti su foglio bianco disegnati con matita bianca così i nostri muratori interiori non murano niente.
Mentre facciamo danzare la mente. Ascoltando musica.
Ma forse basta solo ascoltarlo il cuore per capire che non muore.
Magari con lo stetoscopio che mi hai regalato tu.
Cercando sul calendario il 30 febbraio.
E io sono nato il 28 e chi è con me alzi il profondo.
Che mi sa che parcheggeremo male, come quando ho fretta e parcheggiando a marcia avanti ignoro i muretti e gratto il paraurti.
Come quando ho fretta ed è già tardi.Intanto piove, gocce di curriculum e tu ''portami a bere dalle pozzanghere''
8 aprile 2008
Acqua per i turbati
Che cosa avete dentro? Chi siete? Chi sono? Chi siamo?
Almeno due litri ci dicono, dobbiamo bere.
Bere per saziare la sete.
Bere perchè altrimenti muoriamo.
Eppure per lo più siamo fatti d'acqua.
Ci beviamo?
Quello di cui abbiamo bisogno è uguale a quello che siamo?
Bere ci dicono almeno due litri che fa bene.
Per eliminare la ritenzione idrica, la cellulite, la pelle a buccia d'arancia
Il vuoto.
Ciò che cerchiamo fuori è quello che siamo dentro?
Che siamo fatti d'acqua. Che abbiamo bisogno d'acqua.
e chi siamo?
amore, arte, sesso, pornografia, musica, cibo, viaggi, alcool...
di che cosa abbiamo bisogno?
di bere fuori per berci dentro?
ma se continuiamo a vomitare nel bicchiere come faremo a bere?
ma se continuiamo a vomitare nel bicchiere ci passa la sete?
ci perderemo?
Bere o la paura?
Bere o hai paura?
Che se ci troveremo scopriremo il mare che se si agita e non si sa nuotare non bevi più ma affoghi.
Comunque bere.
Anche la paura.
Ha paura.
Almeno due litri ci dicono, dobbiamo bere.
Bere per saziare la sete.
Bere perchè altrimenti muoriamo.
Eppure per lo più siamo fatti d'acqua.
Ci beviamo?
Quello di cui abbiamo bisogno è uguale a quello che siamo?
Bere ci dicono almeno due litri che fa bene.
Per eliminare la ritenzione idrica, la cellulite, la pelle a buccia d'arancia
Il vuoto.
Ciò che cerchiamo fuori è quello che siamo dentro?
Che siamo fatti d'acqua. Che abbiamo bisogno d'acqua.
e chi siamo?
amore, arte, sesso, pornografia, musica, cibo, viaggi, alcool...
di che cosa abbiamo bisogno?
di bere fuori per berci dentro?
ma se continuiamo a vomitare nel bicchiere come faremo a bere?
ma se continuiamo a vomitare nel bicchiere ci passa la sete?
ci perderemo?
Bere o la paura?
Bere o hai paura?
Che se ci troveremo scopriremo il mare che se si agita e non si sa nuotare non bevi più ma affoghi.
Comunque bere.
Anche la paura.
Ha paura.
6 aprile 2008
Arte\\fatti
E continuiamo pure a sederci alla tavola quadrata alla tavola accoppiata.
Che tanto i telegiornali non leggono i nostri giornali interiori.
Ma se li sentiamo stampiamo.
Stampiamoli.
Poi comunque l'astenersi non è uguale mentire?
Che la via è votare ma votare significa non votare.
E uguale?
E continuiamo pure a strafarci di discorsi di onestà, di scontrini richiesti ma non fatti, di ordine e di calci di rigore nella propria porta.
E continuiamo pure a dividere la pizza in parti uguali che tanto tutti non possono mangiare la stessa quantità.
Capire il meccanismo.
Capire dove nascono le nuove novità.
Mentre ''i Milanesi ammazzano il sabato'' e noi proviamo a viverci.
Mentre Henry Miller uccide l'illusione ma resta vivo.
Quanto?
Che l'arte è l'unica via.
Che l'amore è l'unico pane.
Ma forse sarebbe bello morire per un illusione. Per un ideale.
Mentre forse i terroristi islamici e i martiri ci insegnano qualcosa.
Chi è senza macchia non indossi alcuna maglia.
Perchè a chi muore di fame qualcosa è concesso?
Essere ingordi?
La verità è spietata quando non si fa vedere e quando assurdamente ti chiede tutto.
''Mediocri in salvo di tutto il mondo ovunque siate'' noi (non) vi assolviamo!?
Che tanto i telegiornali non leggono i nostri giornali interiori.
Ma se li sentiamo stampiamo.
Stampiamoli.
Poi comunque l'astenersi non è uguale mentire?
Che la via è votare ma votare significa non votare.
E uguale?
E continuiamo pure a strafarci di discorsi di onestà, di scontrini richiesti ma non fatti, di ordine e di calci di rigore nella propria porta.
E continuiamo pure a dividere la pizza in parti uguali che tanto tutti non possono mangiare la stessa quantità.
Capire il meccanismo.
Capire dove nascono le nuove novità.
Mentre ''i Milanesi ammazzano il sabato'' e noi proviamo a viverci.
Mentre Henry Miller uccide l'illusione ma resta vivo.
Quanto?
Che l'arte è l'unica via.
Che l'amore è l'unico pane.
Ma forse sarebbe bello morire per un illusione. Per un ideale.
Mentre forse i terroristi islamici e i martiri ci insegnano qualcosa.
Chi è senza macchia non indossi alcuna maglia.
Perchè a chi muore di fame qualcosa è concesso?
Essere ingordi?
La verità è spietata quando non si fa vedere e quando assurdamente ti chiede tutto.
''Mediocri in salvo di tutto il mondo ovunque siate'' noi (non) vi assolviamo!?
3 aprile 2008
Che tanto io e te siam da libro
Che non so neanch'io come iniziare questo post così lo inizio così.
Che forse un pò mi hai catturato.
Che forse un pò ti ho catturato.
Che il nostro reale è sognare.
Che per me sei speciale.
Che forse adesso che siamo a svariati kilometri di distanza le mie bestemmie le senti lo stesso.
Che a Bologna dopo averti accompagnato all'hotel tornando alla mia macchina tremavano i muri.
Che forse mi perdo.
Nei tuoi capelli e nei tuoi occhi neri.
Nella tua pelle e nel tuo battito.
Che ti scavavo la schiena e le mie mani si animavano.
Ansiose ti desideravano.
Ed io con loro.
Che forse mi alluvionavi il cuore di baci e di lacrime.
E non credo che il ponte ci possa dimenticare.
Che noi siamo la sua cicatrice.
Che noi siamo il suo tatuaggio.
''E i tuoi capelli sono fili scoperti''.
Che la gioia pura non si compra ma si crea. E noi siamo due artisti fantastici.
Chiusi in un libro che chiamerei ''30''.
Come tra l'altro il giorno che manca a febbraio.
E dormirei tutte le notti un ora e mezzo per vederti.
E prenderei tutti gli insulti peggiori dei genitori per vederti.
Che tanto il cervello non ce l'ho ma il cuore si.
Che a volte sembri proprio una bambina ed io vorrei portarti a vedere il mare.
Che a Bologna si sogna.
E non sarebbe stato male dormire sui cartoni con gli artisti di strada che suonavano per noi.
E poi magari noi suonare e cantare per loro.
E le rose della luna sono sicuramente i tuoi fiori.
E io accarezzo l'aria e non è come sfiorarti.
E tu regali i tuoi sguardi più belli ai petali dei miei fiori.
Che poi il vento ci pettinava i capelli ed io li scarduffavo.
Che non trovo più parole che vorrei averti qui.
Che un pò si soffoca senza il tuo odore.
Che non ho mai abbracciato nessuno un ora e mezzo di fila.
E mentre ci stringevamo tremavamo.
Che io ho le tue chiavi e tu le mie porte.
Che mi manchi.
Ti voglio bene.
Ti sento.
E siamo rimasti impressi a fuoco negli occhi del cielo alto.
E siamo rimasti impressi a fuoco negli occhi del cielo alto.
Che forse un pò mi hai catturato.
Che forse un pò ti ho catturato.
Che il nostro reale è sognare.
Che per me sei speciale.
Che forse adesso che siamo a svariati kilometri di distanza le mie bestemmie le senti lo stesso.
Che a Bologna dopo averti accompagnato all'hotel tornando alla mia macchina tremavano i muri.
Che forse mi perdo.
Nei tuoi capelli e nei tuoi occhi neri.
Nella tua pelle e nel tuo battito.
Che ti scavavo la schiena e le mie mani si animavano.
Ansiose ti desideravano.
Ed io con loro.
Che forse mi alluvionavi il cuore di baci e di lacrime.
E non credo che il ponte ci possa dimenticare.
Che noi siamo la sua cicatrice.
Che noi siamo il suo tatuaggio.
''E i tuoi capelli sono fili scoperti''.
Che la gioia pura non si compra ma si crea. E noi siamo due artisti fantastici.
Chiusi in un libro che chiamerei ''30''.
Come tra l'altro il giorno che manca a febbraio.
E dormirei tutte le notti un ora e mezzo per vederti.
E prenderei tutti gli insulti peggiori dei genitori per vederti.
Che tanto il cervello non ce l'ho ma il cuore si.
Che a volte sembri proprio una bambina ed io vorrei portarti a vedere il mare.
Che a Bologna si sogna.
E non sarebbe stato male dormire sui cartoni con gli artisti di strada che suonavano per noi.
E poi magari noi suonare e cantare per loro.
E le rose della luna sono sicuramente i tuoi fiori.
E io accarezzo l'aria e non è come sfiorarti.
E tu regali i tuoi sguardi più belli ai petali dei miei fiori.
Che poi il vento ci pettinava i capelli ed io li scarduffavo.
Che non trovo più parole che vorrei averti qui.
Che un pò si soffoca senza il tuo odore.
Che non ho mai abbracciato nessuno un ora e mezzo di fila.
E mentre ci stringevamo tremavamo.
Che io ho le tue chiavi e tu le mie porte.
Che mi manchi.
Ti voglio bene.
Ti sento.
E siamo rimasti impressi a fuoco negli occhi del cielo alto.
E siamo rimasti impressi a fuoco negli occhi del cielo alto.
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