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28 aprile 2008

Per far vivere il sangue

Poi deragliano i binari, i sassi sotto i binari, le stazioni e le lacrime dei miei occhi quando si chiudono le porte.
Ricamare e strappare.
E pelle come seta sotto mani delicate e forti.
Sotto mani giovani e ruvide di vita.
Come gli pseudo-concerti di una generazione post 77 improvvisati e scoperti per caso.
Come gli pseudo-concerti fatti dopo un buon vino.
E birre come il caffèlatte.
Ho annusato le tue lacrime, i tuoi capelli e le spine delle rose.
Ferite disinfettate con la saliva.
Ferte ricucite con la saliva.
Le porte murate e quelle sfondate. E occhi orientali, freddi e assassini che ci guardano.
Come il per sempre che se si fa arte diventa di pietra.
Fredda. Immobile. Legata da braccia e distante nelle labbra.
Quanta edera coltiverai sul cuore?
E scavare nei sotteranei, nei parchi e negli anfratti fuori dal centro.
Divorare il centro.
Dipingere i fiori, bere il cielo dall'acqua, fumare sentimenti, sentire sigarette.
Abbracciarti. Abbracciarti.
''Ho visto nina volare sulle corde dell'altalena un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena'' ho visto i tuoi capelli blu, come lividi nel latte.
E rubare le candele dai locali per farti toccare con dita di cera, per farti gemere di vita.
E poi deragliare nel ritornare a casa.

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