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19 gennaio 2008

Saggio numero zero (filosofia di un coglione)

Svuotare le parole ribaltarne il senso renderlo materiale genetico, materiale proteico in un deserto, in un mare e in un cielo tutto al contrario, la forma che assumono le stelle è quella di mille lampioni, le nuvole nel mare e il cielo di sabbia del deserto azzurro.
La regola dell'illogicità dei processi, la legge dell'inverso.
Ho sempre provato un'amore immenso per la fantasia, ed è incredibile la sua forza quando impatta con la realtà, quando riesce a vincerla. Credo che anche Nietsche ne dovesse essere attratto, e credo che il suo possederla in quantità enorme sia stata la chiave per aprire le porte del concetto del relativismo e dell'annientamento dei valori costituiti, secoli e secoli di cultura assodata e fossilizzata su certezze rese inviolabili dalla cecità della massa finalmente spazzati via.
il concetto di nietschze è un tesoro meraviglioso, abbattere la convinzione in se, la nascita del superuomo nella sua condizione di sublimità che riesce ad essere padrone di se stesso. Colui che riesce a non essere schiavo dei suoi mali e delle sue virtù, del suo intelletto e della sua razionalità. Colui che riesce a fondere gli estremi dei concetti di anima e ragione, ma che riesce a controllare il tutto secondo una chimica scientifica.
Tutto ciò però sembra impossibile, come fare per fondere due parti della natura umana che sono antitetiche, senza un compromesso?
Il compromesso stesso che è il più grande cancro della verità e della vita.
Nietsche parla anche di isolamento di tali parti in camere cerebrali diverse comunque racchiuse nel solito organismo. Sicuramente un pensiero molto affascinante, che però porta ad un nuovo equilibrio statico poichè posto in condizione di controllo, un equilibrio comunque idilliaco ma cosa conta poi l’equilibrio se per raggiungere quell’universo paradisiaco della felicità assoluta abbiamo bisogno solo del sentimento e della sua dirompente instabilità.
Il razionale in realtà a parer mio serve per relazionarsi con gli altri, per costruire rapporti di carta per nasconderci, la razionalità dunque va usata come un'arma.
Mi sono chiesto cos’è che spinge gli scienziati alla ricerca, sicuramente non la razionalità ma la passione. Usano l’intelligenza per scoprire ciò che è guidato da fili meccanici, ma l'inizio lo zenith del percorso, la spinta che hanno, appartiene alla sfera delle emozioni e delle passioni. Anche la scienza parte da una sorta di processo illogico.
E' il momento dunque di reinventare il superuomo.
Parte della filosofia conosciuta fin qui ha torto marcio.
La ragione è solo un'arma, al di sopra del bene e del male non c'è niente. Non esiste niente. Il bene e il male stessi non hanno un valore intrinseco. La verità nella sua forma senza contorni ha il niente dentro, ha la distruzione dentro. Distruggere niente. Sembra tutto così paradossale ma è tutto estemamente neccessario per attivare il processo vitale dell'esistenza intesa nel suo senso più nobile . Quest' ultima, intrisa di un aurea di divinità e di purezza enorme si scontra con la condizione di miseria umana che impedisce molte volte di afferrare questo infinito luminoso tra le mani e conseguentemente porta ad un inevitabile senso di morte privato della morte stessa.
Mi chiedo ancora chi realmente possa capire tanto strazio.
Chi possa ancor accollarsi il peso dell'assolutismo di una verità ancor più agghiacciante, la morte è eterna, la morte non muore mai.
L'istinto è animale, la ragione è freddezza. La sensibilità è la chiave ed è conservata dall'umanità come un segreto prezioso o come un ospite più o meno ingombrante di cui vergognarsi.
Osservando le persone sembra lampante la differenza enorme che le distingue. Tutte le persone hanno una sensibilità che definirei umana. Una sorta di commiserazione di compassione verso le cose e gli scambi che muovono la coscienza ma anche la passione più o meno sentita per determinati interessi.
Ma c'è un'altra branca della sensibilità, che racchiude al suo interno colori allucinogeni, verbi assoluti, una sensibilità che rende ciechi nella realtà e che spalanca gli occhi e dilata le pupille verso un mondo destabilizzante e inverso, verso un mondo assurdo e sacro, verso quello che non c'è.
Coltivare questo tipo di sensibilità, anche se in realta non credo esista un modo per farlo, è molto pericoloso e affascinante allo stesso tempo. Una sensibilità che definirei artistica intendendo appunto l'arte come lingua universale di tale sensibilità.
Il nuovo superuomo, il prototipo della vittoria del nostro dio interiore, sarà colui che è in grado di liberarsi da tutto ciò che è mediocre, di fondersi e diventare un urlo infinito all'unisono con la sensibilità artistica. Colui che diverrà un onda estrema in tutte le cose che lo appassionano. Colui che riuscirà a vincere il tempo e a nutrirsi del tutto dei propri amori consumandoli nell'amore. Una sorta di cannibale, mostruosamente vivo, che si ciba sempre dell'assoluto delle cose e che riesce a far morire la morte dell'anima e del sentimento.
Il nuovo superuomo dovrà nascere per abbattere le nuove convinzioni, il relativismo e la morte, rendendo le proprie passioni naturali, assolute ed eterne.

5 commenti:

territori della follia ha detto...

sei un coglione, uno stronzo capellone e un presuntuoso....

territori della follia ha detto...

sei un fottutissimo genio...

Anonimo ha detto...

io concordo col primo commento

Anonimo ha detto...

aspè che così non si capisce. concordo con il genio sì sì sì sì

territori della follia ha detto...

Grazie dovutissimo angiolina da me e dal mio msn con la connessione a rate...