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29 settembre 2007

Misia decide di morire

Non capire come puoi non capire ancora
La luce ci sveglia ogni mattina
Per poi lasciarci dopo il tramonto
Quando scende la notte
Scura e meravigliosa
Col suo morbido tappeto di stelle
Con la luna a far da regina
Che si prende gioco di noi
Calpestando tutto ciò che è sano

Misia scende giù in cantina, l’impianto elettrico è guasto, non si vede niente ma non le importa,
Misia non ha paura del buio, non più; apre la porta, cerca nella tasca dei jeans l’accendino per fare un po’ di luce, vuol vedere, vuol vedere bene il luogo dove morirà.
Cercando trova su una mensola una candela, la accende e adesso Misia vede ancora meglio, Misia ora, vede veramente tutto
Si spoglia, resta nuda, inizia a masturbarsi con la mano destra mentre con la sinistra apre la confezione degli psicofarmaci che il medico le aveva consigliato e li scioglie nella bottiglia del suo vino preferito il nobile di Montepulciano, vino rosso, vino scuro, forte, inteso e passionale, vino pieno d’amore.
Misia adesso ha entrambe le mani libere, si tocca ancora, con più forza con più passione, vuole strapparsi il piacere dalla pelle, sta bruciando, inizia a bere il vino che si è preparata con tanta cura e capisce, mentre gode, mentre trema, mentre sta male.
Misia capisce, Misia gode, Misia muore.

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