Nella stanza ovale.
Ti ho visto scappare, correre, disintegrare i quadri espressionisti del tuo ego, che galleggia nelle tavole ricche di vino e abbondanti di globuli bianchi.
I semibusti bianchi e quelli neri ti muovono sulla loro scacchiera privata.
La pedina avanza nell'incoscienza.
Guidata da dita esterne comunque da dentro.
Nella stanza ovale.
Le lame non fanno male quando intaccano prima la pelle e poi la carne.
Quando il giorno muore nella luce del buio
Scacco matto.
Scacco matto.
E' di nuovo pazzo.
Poi sbatti nel cruscotto dalle luci blu e raschi con i denti la velocità primordiale
Sono clown o demone fuori dal cancello?
Siete clown o demone fuori dal cancello?
Il controllo sgretolato di perversione.
Come esistere nella sirena di un ambulanza.
Il soffitto è rotto. Il fuoco è ovale.
Ho visto il sacrificio nella stanza.
Contemporaneamente. Peccato peccatore e confessore.
E' stato bello scoparti l'ano mentre ci spaccavamo la testa.
ATTENZIONE QUESTO BLOG HA CONTRATTO LA MENINGITE...
SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..
SE SIETE PERSONE SOGGETTE A FACILI TURBAMENTI TUTELATEVI NON LEGGETE..
27 marzo 2008
26 marzo 2008
Primo\Fine Mattino
Primo mattino
Ho membra stanche
occhi spenti
sangue secco che percorre
le mie vene
cado giù come questa
pioggia sottile
che dolce muore sui miei capelli
e sulla mia pelle
che dolce mi sfiora
come se fosse la mia amante
oggi il tempo vive
nell'assenza di vento
ed io non mi trovo
ed io non mi muovo
e la polvere che indosso
mi soffoca nell'argilla
dentro il mio sottosuolo
Fine mattino
Che territori della follia fuma e Simone paga le sigarette.
E Simone paga i danni.
Mentre con gli stessi occhi diversamente uguali guardiamo la fisica della nuova geografia.
Curioso e devastante.
La pianura è verde.
Le salite e le discese hanno lo stesso colore.
Il ghiaccio e la neve hanno lo stesso colore
L'aria e l'acqua hanno lo stesso colore.
Ed io oggi non so più distinguerti.
Mentre nasce un senso morto.
Mentre nasce un aborto.
Il resto adesso è solo sesso.
Ed io scopo le uniche che si fanno scopare
Le parole.
Mentre ne io ne loro proviamo piacere.
Ma forse fecondiamo gli stati d'animo.
Ma forse fecondiamo gli stati d'animo.
24 marzo 2008
''Che non è inchiostro nero ma sangue che grandina gioia''
Paolo Benvegnù, brividi.
Paolo Benvegnù, brividi.
Unon dei migliori concerti che ho visto.
Che il soffitto della flog mi sembrava scomparso.
Che la musica è aria ed ha bisogno d'aria per riprodursi per vivere.
Che i concerti all'aperto sono meglio di quelli al coperto.
Ma il soffitto stasera davvero non c'era.
E la musica era così forte che rapiva tutto che assorbiva tutto, luoghi posti cemento luci bevute e persone.
E avrei avuto voglia di avere la mia chitarra e salire sul palco.
Di suonare e cantare le mie canzoni
Perchè io non so suonare perchè io non so cantare.
Ma scrivo canzoni.
Che fanno schifo a tutti ma non a me
Che fanno schifo a tutti perchè sono troppo non si sa cosa.
Perchè io ho delle fans.
''Perchè io uso l'Oreal perchè io valgo''.
Mentre nella mia auto si è rovesciata un pò di benzina, così dopo essere un centro commerciale alternativo una discarica senza inceneritore è diventata anche un distributore.
Ma la primavera è arrivata lo stesso.
E le rondini si preparano a fare i nidi sotto i tetti.
E io sono come loro, vivo in affitto nel cielo per poi essere sfrattato dal mutare delle stagioni.
Tutto questo perchè ho bisogno dei colori.
Che il mio ''Charlie fa surf'' e qualcuno rimane sulla spiaggia perchè ha la fobia dell'acqua.
Ma dobbiamo osare, se lo sentiamo. Anche se il mare ''ti culla e poi ti vuole ingoiare''.
Come le bombe di ''Apocalipse now''.
E finalmente ho scelto il lavoro da fare da grande.
Farò il giocatore di superenalotto.
E naturalmente perderò.
O magari vinco.
Così compro un figlio a mio padre.
Così mi compro una barca che non sia di carta e me ne vado a far in culo nel mare
Così vado dove mi pare.
E quel che rimane lo regalo ad un mio amico a patto che si sputtani tutto al poker o alla snai.
Perchè amo chi si rovina. Perchè mi sento meno solo.
Perchè amo le passioni.
Perchè le passioni sono fatte per ardere per bruciare.
Perchè le passioni nascono sul fuoco e vivono nei roghi.
E poi ho scoperto che sono figlio di una scopata e non dell'amore.
ma comunque sono stato portato al mondo da una cicogna morta e non da un trattore.
E non sarò mai un imprenditore agricolo.
Sarò un imprenditore di parole.
Guadagnerò di senso.
E saranno parole ad effetto di un italiano imperfetto.
Di un italiano scorretto.
Di un italiano che sa di follia e di astrologia invasata di filosofia ammaccata di poesia.
E ''porco cristo offenditi'' mentre ti cerco nell'uovo ma non ti trovo.
Comunque mi ritrovo.
Dubbi su certezze e certezze su dubbi.
Domande su risposte e risposte su proposte.
Indecenti come i sogni.
Troppo belli. Troppo vivi.
E un giorno saremo un branco e ci divertiremo e ci sarà un atmosfera magica.
E poi suoneremo.
E saremo felici.
E affonderemo nel dolore.
E saremo fratelli.
E saremo svariati organi che formano un cuore.
Perchè non stiamo solo scappando dalla realtà e il nostro Dio forse è sbagliato ma poi in fondo che ci importa.
E fumeremo sulla benzina.
Senza paura.
Abitando a Woodstock.
Abitando dove più ci piace.
Sulla luna o nel sole.
O su tutte le stelle.
Paolo Benvegnù, brividi.
Unon dei migliori concerti che ho visto.
Che il soffitto della flog mi sembrava scomparso.
Che la musica è aria ed ha bisogno d'aria per riprodursi per vivere.
Che i concerti all'aperto sono meglio di quelli al coperto.
Ma il soffitto stasera davvero non c'era.
E la musica era così forte che rapiva tutto che assorbiva tutto, luoghi posti cemento luci bevute e persone.
E avrei avuto voglia di avere la mia chitarra e salire sul palco.
Di suonare e cantare le mie canzoni
Perchè io non so suonare perchè io non so cantare.
Ma scrivo canzoni.
Che fanno schifo a tutti ma non a me
Che fanno schifo a tutti perchè sono troppo non si sa cosa.
Perchè io ho delle fans.
''Perchè io uso l'Oreal perchè io valgo''.
Mentre nella mia auto si è rovesciata un pò di benzina, così dopo essere un centro commerciale alternativo una discarica senza inceneritore è diventata anche un distributore.
Ma la primavera è arrivata lo stesso.
E le rondini si preparano a fare i nidi sotto i tetti.
E io sono come loro, vivo in affitto nel cielo per poi essere sfrattato dal mutare delle stagioni.
Tutto questo perchè ho bisogno dei colori.
Che il mio ''Charlie fa surf'' e qualcuno rimane sulla spiaggia perchè ha la fobia dell'acqua.
Ma dobbiamo osare, se lo sentiamo. Anche se il mare ''ti culla e poi ti vuole ingoiare''.
Come le bombe di ''Apocalipse now''.
E finalmente ho scelto il lavoro da fare da grande.
Farò il giocatore di superenalotto.
E naturalmente perderò.
O magari vinco.
Così compro un figlio a mio padre.
Così mi compro una barca che non sia di carta e me ne vado a far in culo nel mare
Così vado dove mi pare.
E quel che rimane lo regalo ad un mio amico a patto che si sputtani tutto al poker o alla snai.
Perchè amo chi si rovina. Perchè mi sento meno solo.
Perchè amo le passioni.
Perchè le passioni sono fatte per ardere per bruciare.
Perchè le passioni nascono sul fuoco e vivono nei roghi.
E poi ho scoperto che sono figlio di una scopata e non dell'amore.
ma comunque sono stato portato al mondo da una cicogna morta e non da un trattore.
E non sarò mai un imprenditore agricolo.
Sarò un imprenditore di parole.
Guadagnerò di senso.
E saranno parole ad effetto di un italiano imperfetto.
Di un italiano scorretto.
Di un italiano che sa di follia e di astrologia invasata di filosofia ammaccata di poesia.
E ''porco cristo offenditi'' mentre ti cerco nell'uovo ma non ti trovo.
Comunque mi ritrovo.
Dubbi su certezze e certezze su dubbi.
Domande su risposte e risposte su proposte.
Indecenti come i sogni.
Troppo belli. Troppo vivi.
E un giorno saremo un branco e ci divertiremo e ci sarà un atmosfera magica.
E poi suoneremo.
E saremo felici.
E affonderemo nel dolore.
E saremo fratelli.
E saremo svariati organi che formano un cuore.
Perchè non stiamo solo scappando dalla realtà e il nostro Dio forse è sbagliato ma poi in fondo che ci importa.
E fumeremo sulla benzina.
Senza paura.
Abitando a Woodstock.
Abitando dove più ci piace.
Sulla luna o nel sole.
O su tutte le stelle.
21 marzo 2008
Zona a traffico limitato
Che se percorri sentieri vietati prima o poi paghi.
Pagare senza comprare.
Pagare caro pagare male.
Col postino che inizia a farmi la morale.
Come caronte e la sua zattera che ti porta nell'ade.
Devastato dalle vostre multe danneggiato e ''meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci''.
Ma nella zona a traffico limitato mi sento illimitato.
E non sono stanco affatto.
Che ognuno ha la sua dimensione di libertà e io ho il senso unico nel divieto d'accesso.
E parcheggiare dove mi pare ignorando i divieti di sosta perchè amo fermarmi male.
Come guardare un quadro sociale ed ipocrita decomporsi ma forse ti accorgi che sono solo gli occhi.
Perchè vedi troppo o forse troppo poco.
Perchè sogni troppo ''e sognai talmente forte che mi usci sangue dal naso''.
Perchè se ti ritrovi nell'aridità del deserto muori molto e vivi poco.
Quando inizieranno a bruciare tutte le stelle e le comete da terra cadranno in cielo.
Ed inizierà a crescere erba sul cemento.
Non possono spegnerci.
Non possono spegnerci.
Che la fede si sente ma non si vede.
Che la fede stimola la sete e da da bere
La fede in quello che siamo.
Al di là di come ci vedono ci vogliono ci incanalano.
Al di là delle scelte di comodo.
Perchè chi si accontenta muore.
Manomettere le etichette.
Succhiare l'inchiostro dai timbri per sputarlo via.
Rivoluzionare le nostre scaffalature.
Poi bruciare le fatture.
Ignorare l'iva che è troppo il 20%. Che è troppo poco il 20%.
Uscire dal loro controllo.
Uscire dal nostro controllo.
Lavorare in nero lavorare forte lavorare per il vero.
E chissà cosa starà facendo de andrè.
Chissà cosa starà cantando.
Mentre io voltandomi noto ''la scimmia del quarto reich balla la polka sopra il muro''.
E mi chiedo chi può vederla.
La potete vedere?
Ho vi fa paura?
Ho avete solo una fottuta paura?
Amen.
Pagare senza comprare.
Pagare caro pagare male.
Col postino che inizia a farmi la morale.
Come caronte e la sua zattera che ti porta nell'ade.
Devastato dalle vostre multe danneggiato e ''meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci''.
Ma nella zona a traffico limitato mi sento illimitato.
E non sono stanco affatto.
Che ognuno ha la sua dimensione di libertà e io ho il senso unico nel divieto d'accesso.
E parcheggiare dove mi pare ignorando i divieti di sosta perchè amo fermarmi male.
Come guardare un quadro sociale ed ipocrita decomporsi ma forse ti accorgi che sono solo gli occhi.
Perchè vedi troppo o forse troppo poco.
Perchè sogni troppo ''e sognai talmente forte che mi usci sangue dal naso''.
Perchè se ti ritrovi nell'aridità del deserto muori molto e vivi poco.
Quando inizieranno a bruciare tutte le stelle e le comete da terra cadranno in cielo.
Ed inizierà a crescere erba sul cemento.
Non possono spegnerci.
Non possono spegnerci.
Che la fede si sente ma non si vede.
Che la fede stimola la sete e da da bere
La fede in quello che siamo.
Al di là di come ci vedono ci vogliono ci incanalano.
Al di là delle scelte di comodo.
Perchè chi si accontenta muore.
Manomettere le etichette.
Succhiare l'inchiostro dai timbri per sputarlo via.
Rivoluzionare le nostre scaffalature.
Poi bruciare le fatture.
Ignorare l'iva che è troppo il 20%. Che è troppo poco il 20%.
Uscire dal loro controllo.
Uscire dal nostro controllo.
Lavorare in nero lavorare forte lavorare per il vero.
E chissà cosa starà facendo de andrè.
Chissà cosa starà cantando.
Mentre io voltandomi noto ''la scimmia del quarto reich balla la polka sopra il muro''.
E mi chiedo chi può vederla.
La potete vedere?
Ho vi fa paura?
Ho avete solo una fottuta paura?
Amen.
17 marzo 2008
L'odio per le rotonde
Che poi nella regina delle bettole abbiamo mangiato la miglior pizza da diverso tempo.
Pagando poco.
Per poi farsi sconfiggere dalle frittelle.
Come numero 7. Come euro 5.
Che erano invitanti e saporite ma non adatte ai deboli di stomaco.
Come farsi distruggere al biliardo.
Che chi è veramente capace di sentire mette in buca tutte le palle a prescindere.
Ma proviamo odio per le rotonde.
Perchè comunque scansi un qualcosa.
Forse proprio quello che non c'è.
Perchè non sfreccerai mai come col verde.
Perchè non ti fermerai mai come col rosso.
Perchè sono troppo comode e troppo affollate.
E non penso che avrò mai un mondo gentile.
Perchè sono figlio dell'atto di rivolta. Perlopiù inconcludente.
Ma la mia occupazione è la rivoluzione.
Ma l'importante è che suono.
Ma l'importante è che non so suonare.
Ripensando a come stavo ai primi di gennaio.
Ripensando alla guerra nei balcani.
Alle trincee scavate male. Alle trincee piene di lacrime e pezzi di stomaco sparsi qua e la.
Sopravvissuto.
Morire.
Sopravvivere.
Per poi vivere.
A volte mi sembra proprio di star pseudo-bene. A volte.
Che la libertà è rinchiusa in una cesta di vimini.
Che è pur sempre una prigione, che comunque filtra l'ossigeno.
Che a volte nel camminare la mia anima ansima e dalle sue cosce ferite cola giù sangue.
Che sto battezzando col nome tutti i miei demoni.
Nella pioggia e nella cattiva sorte.
Nel timido sole e nella finta morte.
Come scartavetrare le forme rotonde per creare spigoli, inclinazioni declini.
Quando ho trovato da bere nella clinica del male. Perchè è ancora presto per andare a fare il bagno nel miele.
Ma forse sto nuotando. ''Anche se non so nuotare''.
Perchè ''io le bugie non le so contare''.
Perchè io le bugie non le so dire.
Mentre mi accorgo che il semicerchio del magico ponte diventa ovale
Abbassando lo sguardo mi vedo nuovo riflesso nel mare.
Quando il vuoto era ovunque quando crollava il soffitto sul nostro letto a progetto mentre crollano le sigarette dalle mensole direttamente nei miei polmoni.
Che per respirare mi devo intossicare.
Che tu ami il sangue, che tu vuoi il mio sangue, leccarlo assaporarlo, farmi male.
Ne finirai ubriaca.
Pagando poco.
Per poi farsi sconfiggere dalle frittelle.
Come numero 7. Come euro 5.
Che erano invitanti e saporite ma non adatte ai deboli di stomaco.
Come farsi distruggere al biliardo.
Che chi è veramente capace di sentire mette in buca tutte le palle a prescindere.
Ma proviamo odio per le rotonde.
Perchè comunque scansi un qualcosa.
Forse proprio quello che non c'è.
Perchè non sfreccerai mai come col verde.
Perchè non ti fermerai mai come col rosso.
Perchè sono troppo comode e troppo affollate.
E non penso che avrò mai un mondo gentile.
Perchè sono figlio dell'atto di rivolta. Perlopiù inconcludente.
Ma la mia occupazione è la rivoluzione.
Ma l'importante è che suono.
Ma l'importante è che non so suonare.
Ripensando a come stavo ai primi di gennaio.
Ripensando alla guerra nei balcani.
Alle trincee scavate male. Alle trincee piene di lacrime e pezzi di stomaco sparsi qua e la.
Sopravvissuto.
Morire.
Sopravvivere.
Per poi vivere.
A volte mi sembra proprio di star pseudo-bene. A volte.
Che la libertà è rinchiusa in una cesta di vimini.
Che è pur sempre una prigione, che comunque filtra l'ossigeno.
Che a volte nel camminare la mia anima ansima e dalle sue cosce ferite cola giù sangue.
Che sto battezzando col nome tutti i miei demoni.
Nella pioggia e nella cattiva sorte.
Nel timido sole e nella finta morte.
Come scartavetrare le forme rotonde per creare spigoli, inclinazioni declini.
Quando ho trovato da bere nella clinica del male. Perchè è ancora presto per andare a fare il bagno nel miele.
Ma forse sto nuotando. ''Anche se non so nuotare''.
Perchè ''io le bugie non le so contare''.
Perchè io le bugie non le so dire.
Mentre mi accorgo che il semicerchio del magico ponte diventa ovale
Abbassando lo sguardo mi vedo nuovo riflesso nel mare.
Quando il vuoto era ovunque quando crollava il soffitto sul nostro letto a progetto mentre crollano le sigarette dalle mensole direttamente nei miei polmoni.
Che per respirare mi devo intossicare.
Che tu ami il sangue, che tu vuoi il mio sangue, leccarlo assaporarlo, farmi male.
Ne finirai ubriaca.
12 marzo 2008
11 marzo 2008
Il cantico del figlio preghiera dell'io
io che son figlio del febbraio impazzito
che son nato in un attimo a cavallo tra la fine e il giorno raro
io che son figlio del gelo e del candore della neve
e di un tiepido sole d'inverno che attende la primavera
e che sogna l'esplosione dell'estate
io che son pesce d'aria senza branchie
incapace di nuotare nel mare del reale
con polmoni enormi e intossicati dal mio stesso respiro
io che son nato nel mese corto
sento di non aver vita lunga
incapace di preservarmi dal mio stesso percorso
io che son figlio di un aborto naturale riuscito male
io che sono il secondogenito posticipo di un errore
che son stato germinato e germogliato in un utero incompiuto
io che son figlio dell'incoscienza e della passione
della giovinezza
io che son figlio cercato ma non voluto
nel profondo in tutta sincerità vi giuro
che non ho mai invidiato i vostri sorrisi
ho soltanto bramato di trovar amore per i miei
trovandolo nella gioia pura
perdendolo nel dolore raro
e son certo che se trovassi le chiavi
della sorgente delle lacrime piangerei
mentre mio fratello mi attende in balia della morte
ed io in tutta la mia disperata e ostinata forza
nell'eterna sfida con la sorte
attendo lui per costringerlo ad una nuova nascita
che son nato in un attimo a cavallo tra la fine e il giorno raro
io che son figlio del gelo e del candore della neve
e di un tiepido sole d'inverno che attende la primavera
e che sogna l'esplosione dell'estate
io che son pesce d'aria senza branchie
incapace di nuotare nel mare del reale
con polmoni enormi e intossicati dal mio stesso respiro
io che son nato nel mese corto
sento di non aver vita lunga
incapace di preservarmi dal mio stesso percorso
io che son figlio di un aborto naturale riuscito male
io che sono il secondogenito posticipo di un errore
che son stato germinato e germogliato in un utero incompiuto
io che son figlio dell'incoscienza e della passione
della giovinezza
io che son figlio cercato ma non voluto
nel profondo in tutta sincerità vi giuro
che non ho mai invidiato i vostri sorrisi
ho soltanto bramato di trovar amore per i miei
trovandolo nella gioia pura
perdendolo nel dolore raro
e son certo che se trovassi le chiavi
della sorgente delle lacrime piangerei
mentre mio fratello mi attende in balia della morte
ed io in tutta la mia disperata e ostinata forza
nell'eterna sfida con la sorte
attendo lui per costringerlo ad una nuova nascita
9 marzo 2008
''La creatività nello spegnere la luce''
''Il dolore ha una vela così incredibilmente lieve che nemmeno lo senti
comincia con la cadenza dolce della neve ed è li che ti perdi
ha la faccia di bambino e gli occhi di un lupo triste che ti lecca la mano
conosce ogni parola che non esiste e te l'insegna una per una piano piano''
Che il velo reticolato che mi hanno incollato dentro mani sconosciute e delicate, dita che sono figlie di succhi gastrici, filtra tutto e non lascia passar più niente nella sua purezza nella sua forza originale.
Arriva tutto filtrato.
E nel mio centro, nella mia origine si svuotano le piazze e i parchi.
Come le sigarette dai filtri neri, come il tangibile che si consuma e l'etereo che viene sputato fuori e lascia dentro solo cristalli di catrame per ovattare il respiro.
Stiamo fumando ma ''il fumo uccide''.
Di che cosa hai voglia mi chiedi.
Di piangere come non ho mai pianto rispondo io.
Che vorrei piangere per liberarmi dai reni e dai calcoli renali, piangere fino a perdere la vista piangere fino a far brillare le mani.
E poi basta spegnere il motore, spegnere la luce ed accendere la mia peggior chitarra.
Quella che mi hanno regalato a 18 anni.
Che poi è la migliore
Che poi è la speranza
Il mio pubblico è enorme, sei solo tu e ne sono felice.
Come ''la creatività nello spengnere la luce''
E mi parli di spazi liberi, di creatività e la mia macchina con la mia voce stonata i tuoi viaggi senza partire e il suono-rumore della mia chitarra si riempie di vita.
Che la terra gira su se stessa. Sul proprio asse.
Ciò che resta dell'orizzonte sono nebulose di fumo rosse.
Che la terra gira sotto i nostri piedi dentro le nostre case immobili.
Ma purtroppo a volte non la sento girare e resto fermo.
Con le mani sporche di sangue.
Un po' di pregiudizio e oscurità nella vita mi dite.
Che forse un giorno vi racconterò.
Che la solitudine interiore è un brutto male e diventa cancro se non ti vuoi tradire.
Presunzione.
Pensar di conoscere ciò che non si vive
Ma la mia ''è solo febbre''.
Perchè non ammazzo il sabato.
Come i gatti che fanno il pane sulla mia moquette.
Affilarsi le unghie sui nervi.
Che il fiore di loto che nasce dal fango.
Che ho le scarpe sporche e le mani insanguinate di diserbante.
Come quelli sistemici che agiscono per assorbimento fogliare e lentamente entrano nel circuito linfatico della pianta.
Fino a bruciarne le radici.
Come quelli di contatto che invece bruciano e seccano ciò che si vede salvando le radici e provocando una nuova nascita della pianta.
Ma ''non sento quest'ansia di arrivare sul tuo ventre caldo depositare il seme senza amare il campo''.
Ma la mia ''è solo febbre''.
Ma la mia ''è solo febbre''.
L'unico modo che ho, per arrivare alla creatività.
Che non è un modo.
Che non è politica.
Ma troppa fame di troppo.
Creatività che resta tale anche al buio, anche spengnendo la luce o semplicemente invertendo il colore della lampadina ed il colore della stanza.
Poi mischiarli, poi fonderli.
''Perchè non è detto che la luce sia bianca la luce è luce''.
Come quando cercavi la vitalità negli oggetti fino a bruciarti le dita.
Nell'isolamento del tuo inverno
Nell'isolamento del tuo inferno
Hai trovato l'origine?
Mentre affondo gli occhi in un cuscino per vedere se ha rubato qualcosa al mio sonno.
Mentre affondo gli occhi in un cuscino per vedere se ha rubato qualcosa al mio sonno.
La verità rompe le persone e unifica le armi.
Nella porta della spirito.
Mentre dalla serratura scorgo vedo tremo e non provvedo.
Nella porta dello spirito.
comincia con la cadenza dolce della neve ed è li che ti perdi
ha la faccia di bambino e gli occhi di un lupo triste che ti lecca la mano
conosce ogni parola che non esiste e te l'insegna una per una piano piano''
Che il velo reticolato che mi hanno incollato dentro mani sconosciute e delicate, dita che sono figlie di succhi gastrici, filtra tutto e non lascia passar più niente nella sua purezza nella sua forza originale.
Arriva tutto filtrato.
E nel mio centro, nella mia origine si svuotano le piazze e i parchi.
Come le sigarette dai filtri neri, come il tangibile che si consuma e l'etereo che viene sputato fuori e lascia dentro solo cristalli di catrame per ovattare il respiro.
Stiamo fumando ma ''il fumo uccide''.
Di che cosa hai voglia mi chiedi.
Di piangere come non ho mai pianto rispondo io.
Che vorrei piangere per liberarmi dai reni e dai calcoli renali, piangere fino a perdere la vista piangere fino a far brillare le mani.
E poi basta spegnere il motore, spegnere la luce ed accendere la mia peggior chitarra.
Quella che mi hanno regalato a 18 anni.
Che poi è la migliore
Che poi è la speranza
Il mio pubblico è enorme, sei solo tu e ne sono felice.
Come ''la creatività nello spengnere la luce''
E mi parli di spazi liberi, di creatività e la mia macchina con la mia voce stonata i tuoi viaggi senza partire e il suono-rumore della mia chitarra si riempie di vita.
Che la terra gira su se stessa. Sul proprio asse.
Ciò che resta dell'orizzonte sono nebulose di fumo rosse.
Che la terra gira sotto i nostri piedi dentro le nostre case immobili.
Ma purtroppo a volte non la sento girare e resto fermo.
Con le mani sporche di sangue.
Un po' di pregiudizio e oscurità nella vita mi dite.
Che forse un giorno vi racconterò.
Che la solitudine interiore è un brutto male e diventa cancro se non ti vuoi tradire.
Presunzione.
Pensar di conoscere ciò che non si vive
Ma la mia ''è solo febbre''.
Perchè non ammazzo il sabato.
Come i gatti che fanno il pane sulla mia moquette.
Affilarsi le unghie sui nervi.
Che il fiore di loto che nasce dal fango.
Che ho le scarpe sporche e le mani insanguinate di diserbante.
Come quelli sistemici che agiscono per assorbimento fogliare e lentamente entrano nel circuito linfatico della pianta.
Fino a bruciarne le radici.
Come quelli di contatto che invece bruciano e seccano ciò che si vede salvando le radici e provocando una nuova nascita della pianta.
Ma ''non sento quest'ansia di arrivare sul tuo ventre caldo depositare il seme senza amare il campo''.
Ma la mia ''è solo febbre''.
Ma la mia ''è solo febbre''.
L'unico modo che ho, per arrivare alla creatività.
Che non è un modo.
Che non è politica.
Ma troppa fame di troppo.
Creatività che resta tale anche al buio, anche spengnendo la luce o semplicemente invertendo il colore della lampadina ed il colore della stanza.
Poi mischiarli, poi fonderli.
''Perchè non è detto che la luce sia bianca la luce è luce''.
Come quando cercavi la vitalità negli oggetti fino a bruciarti le dita.
Nell'isolamento del tuo inverno
Nell'isolamento del tuo inferno
Hai trovato l'origine?
Mentre affondo gli occhi in un cuscino per vedere se ha rubato qualcosa al mio sonno.
Mentre affondo gli occhi in un cuscino per vedere se ha rubato qualcosa al mio sonno.
La verità rompe le persone e unifica le armi.
Nella porta della spirito.
Mentre dalla serratura scorgo vedo tremo e non provvedo.
Nella porta dello spirito.
6 marzo 2008
Untitled #3
Chi conosce l'eco del mio passato
Chi conosce il mio passato
Il mio umorismo è afro-americano
Schiavo d'amarezza
Senza stelle nè strisce ma prepotente
Perchè sorridere?
Perchè sorridere?
Nella mia scatola sono un ribelle
perchè le mie battaglie non puoi vederle
Nella mia scatola sono un ribelle
perchè le mie battaglie non possono vedere
se stesse
Come guardare dove gli altri guardano
che è un piacere che non mi appartiene
Nel delirio della prima acqua che sgorga dalla montagna
Nella falda di zolfo
Sono morte molte persone
Vorrei afferrarvi
Invece lentamente state morendo tutti
Vorrei salvarmi
Invece amo sempre di più ciò che non conoscete
Chi conosce il mio passato
Il mio umorismo è afro-americano
Schiavo d'amarezza
Senza stelle nè strisce ma prepotente
Perchè sorridere?
Perchè sorridere?
Nella mia scatola sono un ribelle
perchè le mie battaglie non puoi vederle
Nella mia scatola sono un ribelle
perchè le mie battaglie non possono vedere
se stesse
Come guardare dove gli altri guardano
che è un piacere che non mi appartiene
Nel delirio della prima acqua che sgorga dalla montagna
Nella falda di zolfo
Sono morte molte persone
Vorrei afferrarvi
Invece lentamente state morendo tutti
Vorrei salvarmi
Invece amo sempre di più ciò che non conoscete
la verità è solo mia
la verità è solo mia
Perchè sorridere?
Perchè piangere?
Quando non ha più un odore
Ciò che era già incolore ed insapore
Compresse e capsule
Come psicofarmaci
Come follia
Ma la verità è solo mia
Il resto è mancia
Il resto è mancia
3 marzo 2008
''Con il vino lento fiume nelle vene''
Che ''la sigaretta tira il bicchiere di vino e se smetto di fumare è un casino'' perchè non arrivo più al vino.
Come in un teatro. Moltissime persone dentro una commedia.
Quante persone e quanti personaggi?
Mi chiedo ancora dove recitiamo se in una commedia o in una tragedia?
Quanto e come recitate?
Quanto e come recitate?
Arrivo alla conclusione che commedia e tragedia poi in fondo sono la stessa cosa vista con occhi diversi.
Il tragico estremizzato. L'ironia che copre.
Il potere dell'ironia è strabiliante, con essa si può facilmente svelare e nascondere la verità.
Quando questa dorme e chi la vuole non ha il coraggio di svegliarla.
Arma di pochi, arma preziosa. L'ironia.
Mentre la morte nel suo palchetto si mette un dito in bocca prima di gustarsi lo spettacolo.
La villeggiatura come un viaggio. Nella smania, nella villeggiatura e nel ritorno.
Nell'illusione nella realtà e nella disillusione.
Mentre il vino gonfia le vene e asciuga il sangue. Vedere meglio.
Il mondo di un finestrino di vetro.
La grazia e la giustizia come testimoni. La follia presa per sposa.
Negli edifici mascherati nei territori contaminati e resi edificabili, in un bordello sotto un cielo aperto. Fare la escort. Senza provar piacere.
Guardo il vetro ancora e squarci di infinito e di lividi, il dolore ai ginocchi, alle articolazioni.
Comunque muoversi.
Mi chiedo chi potrebbe chiavare la mia mente. Chi potrebbe capire totalmente quello che sto provando.
E poi bere e bere ancora, fino a raggiungere una possibile aurora. Che ti raggiungo con la voce.
Ma tu puoi?
''Sei soltanto un eco o sei qui o io sono cieco non vedi come un assassino prima o poi chiaro che ti uccido dentro quel che sei''.
Che hai un sapore nuovo.
Come ''il sangue che non vedo e che mi dai''.
Come vodka lemon.
Come iniziare a vedere le cose che non ci sono.
Che le fondamenta sono state costruite nel cielo per arrivare all'universo.
Che si cade nei vortici di cemento se si fermano le ali.
Nelle nuvole bianche ho visto più candore che nella neve.
La trasparenza. Avvitata nel vuoto con un enorme chiave inglese nera.
E i cavi dell'alta tensione che tagliano i fili dei vostri burattini.
Che non so più cosa indossare perciò non indosso niente.
E fuggo dalle industrie manifatturiere.
Dalle persone fabbricate in catena di montaggio.
Che forse un giorno imparerò a vivere meglio e a tollerare meglio.
Ma col vino ''lento fiume nelle vene'' non sono decisamente pronto e non mi dispiace affatto.
Che comunque cavalco l'illusione su sentieri sterrati di disillusione.
Ma ho fiducia.
''Fiducia nel nulla migliore''.
Come in un teatro. Moltissime persone dentro una commedia.
Quante persone e quanti personaggi?
Mi chiedo ancora dove recitiamo se in una commedia o in una tragedia?
Quanto e come recitate?
Quanto e come recitate?
Arrivo alla conclusione che commedia e tragedia poi in fondo sono la stessa cosa vista con occhi diversi.
Il tragico estremizzato. L'ironia che copre.
Il potere dell'ironia è strabiliante, con essa si può facilmente svelare e nascondere la verità.
Quando questa dorme e chi la vuole non ha il coraggio di svegliarla.
Arma di pochi, arma preziosa. L'ironia.
Mentre la morte nel suo palchetto si mette un dito in bocca prima di gustarsi lo spettacolo.
La villeggiatura come un viaggio. Nella smania, nella villeggiatura e nel ritorno.
Nell'illusione nella realtà e nella disillusione.
Mentre il vino gonfia le vene e asciuga il sangue. Vedere meglio.
Il mondo di un finestrino di vetro.
La grazia e la giustizia come testimoni. La follia presa per sposa.
Negli edifici mascherati nei territori contaminati e resi edificabili, in un bordello sotto un cielo aperto. Fare la escort. Senza provar piacere.
Guardo il vetro ancora e squarci di infinito e di lividi, il dolore ai ginocchi, alle articolazioni.
Comunque muoversi.
Mi chiedo chi potrebbe chiavare la mia mente. Chi potrebbe capire totalmente quello che sto provando.
E poi bere e bere ancora, fino a raggiungere una possibile aurora. Che ti raggiungo con la voce.
Ma tu puoi?
''Sei soltanto un eco o sei qui o io sono cieco non vedi come un assassino prima o poi chiaro che ti uccido dentro quel che sei''.
Che hai un sapore nuovo.
Come ''il sangue che non vedo e che mi dai''.
Come vodka lemon.
Come iniziare a vedere le cose che non ci sono.
Che le fondamenta sono state costruite nel cielo per arrivare all'universo.
Che si cade nei vortici di cemento se si fermano le ali.
Nelle nuvole bianche ho visto più candore che nella neve.
La trasparenza. Avvitata nel vuoto con un enorme chiave inglese nera.
E i cavi dell'alta tensione che tagliano i fili dei vostri burattini.
Che non so più cosa indossare perciò non indosso niente.
E fuggo dalle industrie manifatturiere.
Dalle persone fabbricate in catena di montaggio.
Che forse un giorno imparerò a vivere meglio e a tollerare meglio.
Ma col vino ''lento fiume nelle vene'' non sono decisamente pronto e non mi dispiace affatto.
Che comunque cavalco l'illusione su sentieri sterrati di disillusione.
Ma ho fiducia.
''Fiducia nel nulla migliore''.
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