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9 marzo 2008

''La creatività nello spegnere la luce''

''Il dolore ha una vela così incredibilmente lieve che nemmeno lo senti
comincia con la cadenza dolce della neve ed è li che ti perdi
ha la faccia di bambino e gli occhi di un lupo triste che ti lecca la mano
conosce ogni parola che non esiste e te l'insegna una per una piano piano''


Che il velo reticolato che mi hanno incollato dentro mani sconosciute e delicate, dita che sono figlie di succhi gastrici, filtra tutto e non lascia passar più niente nella sua purezza nella sua forza originale.
Arriva tutto filtrato.
E nel mio centro, nella mia origine si svuotano le piazze e i parchi.
Come le sigarette dai filtri neri, come il tangibile che si consuma e l'etereo che viene sputato fuori e lascia dentro solo cristalli di catrame per ovattare il respiro.
Stiamo fumando ma ''il fumo uccide''.
Di che cosa hai voglia mi chiedi.
Di piangere come non ho mai pianto rispondo io.
Che vorrei piangere per liberarmi dai reni e dai calcoli renali, piangere fino a perdere la vista piangere fino a far brillare le mani.
E poi basta spegnere il motore, spegnere la luce ed accendere la mia peggior chitarra.
Quella che mi hanno regalato a 18 anni.

Che poi è la migliore
Che poi è la speranza
Il mio pubblico è enorme, sei solo tu e ne sono felice.
Come ''la creatività nello spengnere la luce''
E mi parli di spazi liberi, di creatività e la mia macchina con la mia voce stonata i tuoi viaggi senza partire e il suono-rumore della mia chitarra si riempie di vita.
Che la terra gira su se stessa. Sul proprio asse.
Ciò che resta dell'orizzonte sono nebulose di fumo rosse.
Che la terra gira sotto i nostri piedi dentro le nostre case immobili.
Ma purtroppo a volte non la sento girare e resto fermo.
Con le mani sporche di sangue.
Un po' di pregiudizio e oscurità nella vita mi dite.
Che forse un giorno vi racconterò.
Che la solitudine interiore è un brutto male e diventa cancro se non ti vuoi tradire.
Presunzione.
Pensar di conoscere ciò che non si vive
Ma la mia ''è solo febbre''.
Perchè non ammazzo il sabato.
Come i gatti che fanno il pane sulla mia moquette.
Affilarsi le unghie sui nervi.
Che il fiore di loto che nasce dal fango.
Che ho le scarpe sporche e le mani insanguinate di diserbante.
Come quelli sistemici che agiscono per assorbimento fogliare e lentamente entrano nel circuito linfatico della pianta.
Fino a bruciarne le radici.
Come quelli di contatto che invece bruciano e seccano ciò che si vede salvando le radici e provocando una nuova nascita della pianta.
Ma ''non sento quest'ansia di arrivare sul tuo ventre caldo depositare il seme senza amare il campo''.
Ma la mia ''è solo febbre''.
Ma la mia ''è solo febbre''.
L'unico modo che ho, per arrivare alla creatività.

Che non è un modo.
Che non è politica.
Ma troppa fame di troppo.
Creatività che resta tale anche al buio, anche spengnendo la luce o semplicemente invertendo il colore della lampadina ed il colore della stanza.

Poi mischiarli, poi fonderli.
''Perchè non è detto che la luce sia bianca la luce è luce''.
Come quando cercavi la vitalità negli oggetti fino a bruciarti le dita.
Nell'isolamento del tuo inverno
Nell'isolamento del tuo inferno
Hai trovato l'origine?
Mentre affondo gli occhi in un cuscino per vedere se ha rubato qualcosa al mio sonno.
Mentre affondo gli occhi in un cuscino per vedere se ha rubato qualcosa al mio sonno.
La verità rompe le persone e unifica le armi.
Nella porta della spirito.
Mentre dalla serratura scorgo vedo tremo e non provvedo.
Nella porta dello spirito.

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